Novantacinque miliardi di euro. È la cifra spesa nel 2016 dagli italiani nel gioco: gratta e vinci, lotterie, lotto, superenalotto, scommesse sportive, totocalcio, totogol, macchinette, ippica, bingo, gioco online. Ben oltre la metà di questi 95 miliardi, più di 49 miliardi, sono stati giocati su Awp e Vlt (acronimi di slot machine e video lottery). Il numero degli apparecchi attivi sul territorio è di oltre 400mila, così divisi: 354.905 slot e 54.262 vlt.
Quanto l’Italia sia invasa dalle slot machine e quale sia la spesa a testa degli italiani è oggetto delle analisi di questo lavoro d’inchiesta dei quotidiani locali Gedi e del Visual Lab in collaborazione con Dataninja. Incrociando i dati di popolazione (Istat), reddito (Mef) e raccolta gioco (Aams) è stato creato un database interrogabile in grado di mostrare dove e quanto si gioca in oltre 7mila comuni italiani.
È questa la sintesi che fa Il Tirreno Toscana (e molti altri giornali in Italia) rendendo pubblici i dati raccolti nell’inchiesta L’italia delle slot.
A guidare la classifica delle Regioni con maggiore spesa alle macchinette è la Lombardia (dove il reddito pro capite è maggiore), seguono però significativi dati e segnali che inevitabilmente coinvolgono l’intero Paese.
E l’Alto Casertano non è al di fuori dall’inchiesta e dal pericolo connesso al gioco. Attraverso un sistema di dati incrociati, Gedi infatti mette a disposizione un semplice misuratore di spesa (clicca qui per scoprire quanto si gioca nel tuo paese) per capire quanto, in ciascun comune d’Italia è stato speso mediamente dai cittadini nel 2016 alle macchinette (a monete o banconote).
Nel 2016 a Piedimonte Matese la spesa procapite calcolata dall’inchiesta è di 426€ contro i 693€ di Caiazzo.
Esponenziale la cifra giocata invece a Dragoni, comune di 2.130 abitanti con un reddito procapite di 14.047€. Nel piccolo paese ai piedi del Monte Maggiore si sono spesi mediamente in un anno 1.704€. In questo caso c’è da chiamare in causa il fenomeno dei pendolari del gioco che proprio a Dragoni fa confluire persone dai vicinissimi comuni di Alvignano e Baia e Latina (singolare il caso di un piccolo paese in provincia di Vercelli , Caresanablot, che ha il dato di giocata pro capite più alto in assoluto in Italia: ben 24.228 euro spesi a testa a fronte di una popolazione che conta 1.133 abitanti e che ha un reddito pro capite annuo di 23.100 euro. Caresanablot dista solo 500 metri dal confine con Vercelli ed è attraversato da una statale che collega ben tre province: Vercelli, Novara e Biella).
Ritorniamo ai dati di casa nostra: fa riflettere come nei centri minori del Matese o dell’Alto Casertano in genere si spenda di più rispetto a quelli maggiori. Sono i luoghi dove esistono meno occasioni, meno contatti e meno relazioni alternative alla solitudine (e alla precaria condizione economica) che facilmente sfocia in patologie come la dipendenza dal gioco. Sì, perchè il caso delle slot machine è ormai associato a sindrome compulsive da gioco d’azzardo.
Cifre, quelle riportate dalla recente inchiesta, a cui si aggiungono le spese ormai comuni per gratta e vinci, scommesse calcistiche e Lotto. Non c’è differenza di età: se i più giovani sono presi da slot e scommesse sportive, il fronte dell’età più adulta è quello maggiormente coinvolto da biglietti della fortuna, le vincite veloci ed immediate di 10eLotto o del Lotto più semplicemente.
Vizi e debolezze che rafforzano le casse dello Stato, ma anche una fetta di mercato nero ampiamente diffuso su scala nazionale.
Vizi e debolezze che rendono ancora più fragile un tessuto sociale immobilizzato da emergenze sociali quali la disoccupazione, la solitudine, l’assenza di servizi e assistenza a tutela di queste povertà, ben peggiori di quelle materiali, acuite ed esasperate per chi piomba irreversibilmente nel tunnel della dipendenza.