Home Arte e Cultura Buona Lettura. Vivi…da Dio, di don Diego Goso

Buona Lettura. Vivi…da Dio, di don Diego Goso

2033
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di Francesca Costantino

Amo molto i libri leggeri, ironici, divertenti e tuttavia mai banali. Quelli che, una volta terminati, ti lasciano il dolce piacere di rileggerli perché, nonostante la loro leggerezza, ti hanno indotto più volte a riflettere.
Vivi… da Dio è uno di questi. Un libro inaspettatamente scritto da un giovane sacerdote torinese, Don Diego Goso. Sottolineo l’avverbio “inaspettatamente”, non perché un prete non possa scrivere libri, oltretutto divertenti, ma perché la scrittura, il linguaggio, la percezione emotiva che ne risulta, sono vicinissimi al sentire comune.

Si avverte immediatamente una certa empatia tra sacerdote e fedeli, una certa rara vicinanza umana, in quanto l’autore racconta vicende personali prima come uomo e poi come ministro di Dio. Propone, infatti cinquanta risposte-soluzioni a cinquanta domande- malesseri del nostro tempo, canzonando spesso le inquietudini, le stanchezze e le insofferenze quotidiane che affliggono tutti, nessuno escluso. Il riferimento principale, la stella da seguire è il Vangelo: l’esempio d’amore di un Dio fatto uomo, semplice.

Nella speranza, dunque, di aver scatenato un’efficace curiosità, lascio la parola all’autore che nell’introduzione così dichiara:

Leggi questo libro se…
Se perdi la pazienza e ti vien voglia di mollare tutto.
Se sei convinto che nulla mai cambierà perché tanto la gente è fatta così.
Se ci sono momenti in cui vedi tutto nero e hai paura.
Se ti senti solo e pensi che nessuno ti ami.
Se sei nauseato dalla maleducazione delle persone, della tv, di internet.
Se pensi che meditazione e quiete interiore siano un’esclusiva delle religioni orientali e non del vecchio, caro, cristianesimo.
Se non ti fidi delle persone e credi che non si potrà mai dare a nessuno totale fiducia.
Se sei intollerante verso qualcuno o qualcosa (la cosa non ti piace, ma non puoi farne a meno).
Se ti danno fastidio le critiche e ti senti ferito, perché ti accorgi che non sei compreso.
Se davanti al male e al dolore non sai davvero che cosa pensare.

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