Home Buone Letture Buona lettura. Il giorno in cui ho imparato a volermi bene, di...

Buona lettura. Il giorno in cui ho imparato a volermi bene, di Serge Marquis

Questo non è un libro. È uno specchio nel quale si riflettono i diversi Io che indossiamo ogni giorno: ciò che siamo e ciò che dovremmo essere

1572
0

di Francesca Costantino

Maryse du Bonheur è una stimatissima neuropediatra, impegnata nella lotta contro il cancro infantile. È anche bella, perspicace, brillante. Ha un unico, grande difetto: è morbosamente narcisista e tormentata dall’esigenza di essere sempre considerata la migliore, in ogni campo.

È mamma di un bambino speciale, Charles, che lei stessa inizia a chiamare Charlot per via di una buffa somiglianza con Chaplin. La specialità di suo figlio consiste nell’essere esageratamente riflessivo per la sua età, completamente disarmante quando le chiede spiegazioni su aspetti della vita come la felicità, l’amore, l’esistenza dell’ego, a cui non sa rispondere, presa com’è ad edificare le sue inutili certezze, a gonfiarsi di fama ed ammirazione.

Charlot scopre ben presto di essere portatore di una disabilità: è destinato gradualmente a diventare cieco. Ma la sua forza d’animo, il suo risoluto coraggio, la sua indubbia sensibilità verso le meraviglie della vita, lo conducono a superare i propri limiti ed anzi a far sì che gli altri, compresa sua madre, non lo considerino solo per la sua malattia ma soprattutto per la persona che è.

La cecità di Charlot permette di vedere, permette di sentire che l’essenziale nella vita sta nel gustare ogni attimo, nel riscoprire i valori umani come la tenerezza, l’empatia, l’amore incondizionato. Queste doti, da coltivare ogni giorno, ci consentono di sintonizzarci con gli altri, di compatire le sofferenze e le gioie altrui, perché ormai svestiti dalle maschere superficiali che ci nascondono.

LASCIA UN COMMENTO

Please enter your comment!
Please enter your name here

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.