di Francesca Costantino
Andrea è un papà fortunato perché ha vissuto dieci anni in compagnia del figlio più straordinario del mondo. Jacopo, detto Papo, ora non c’è più, o almeno non è più presente nella sua spensierata e vivace fisicità. È morto a causa di una cardiopatia congenita a soli dieci anni. Il suo babbo, Andrea appunto, decide di scrivergli, di farlo vivere ancora attraverso le sue amorevoli parole e gli indelebili ricordi. Ogni sera, dal 25 agosto, pigia forte i tasti del pc. Gli scrive delle lunghissime lettere ed imprime così il dolore e insieme la gioia di aver perso e di aver tanto amato suo figlio, il bambino più coraggioso della paura.
Sì, perché Papo è un marmocchio davvero singolare: curioso di tutto, divertente, gioioso, bizzarro, dinamico, nonostante conosca con assoluta lucidità la zavorra che si porta dietro. Non può correre e saltare come vorrebbe, non può sfrenarsi fino a grondare sudore come tuti i bambini della sua età, non può superare un certo limite che per lui sono i 99 battiti al minuto del suo debole cuoricino. Eppure sa benissimo di avere una missione importante: far capire che la vita è comunque un dono prezioso, da prendere a morsi, da strappare con le unghie alla noia, alla tristezza, allo sconforto. Dai racconti di suo padre spicca chiaramente un Papo speciale, un supereroe: mai stanco, mai stufo, mai avvilito. La sua è una vera e propria rivoluzione d’amore perché stravolge la normalità: rende felice chi dovrebbe essere angosciato, soddisfatto chi dovrebbe essere arrabbiato, coraggioso chi dovrebbe essere terrificato.