Michele Martuscelli – Che il centro storico di Piedimonte Matese sia un malato grave, da anni, da decenni è sotto gli occhi di tutti. Ad alzare il velo e a puntare i riflettori dell’opinione pubblica è stato l’evento franoso che si è registrato pochi giorni fa nella zona sovrastante di vico Ponte a pochi metri dallo spiazzale della sorgente del Torano, riqualificato dal gruppo “Le più belle foto” e dalla giunta Cappello.
Un movimento franoso a metà del costone, adiacente ad un fabbricato, che ha fatto precipitare terra e pietre, con il crollo del terrazzamento-giardino, e fatto attivare le necessarie misure di sicurezza e di divieto del percorso pedonale. In attesa delle appropriate decisioni finalizzate al ripristino della zona, il caso specifico solleva una questione ben più generale: quella del recupero e, prima ancora, della messa in sicurezza-recupero-riqualificazione di quel patrimonio abitativo esistente, così diffuso, che è racchiuso, in massima parte, nel centro storico. Una problematica che rimanda all’eterna incompiuta nella storia delle vicende istituzionali ed amministrative.
Il riferimento d’obbligo è alla pianificazione urbanistica con quel contenuto di socialità (tale è ogni scelta urbanistica) che porta ogni programmazione di medio e lungo periodo o meglio mancata. Decenni di sforzi, di tratti di procedure, di parziali attività burocratiche dalle giunte di Centro Destra a guida Sarro, che diede l’incarico di consulenza all’Università di Caserta agli atti compiuti sotto il Centro Sinistro targato Cappello, specie per i rilievi di tipo idrogeologico. Ecco il punto è proprio questo: non si tratta di inseguire tanti casi di degrado e di emergenza che scandiscono l’immobilismo di quel “corpo vivente” che è il centro storico antico con segnali ripetuti di cedimento logistico, ma anche di resistenza di residenti.
A che punto è la pratica del Puc, del nuovo Piano Urbanistica Comunale? A che punto è la pratica di “Casa Italia”, il progetto, su scala nazionale, per la sicurezza sismica in cui è inserito anche il comune di Piedimonte Matese, con valenza di laboratorio costruttivo e sociale? In tale direzione, ben vengano collaborazioni come quella messa in circolazione dall’associazione “Amici di Pericle” per la rigenerazione degli immobili pubblici ai fini di una loro fruizione sociale (un’opportunità da affinare). Il punto è di prospettiva: dare organicità a interventi episodici, disorganici appunto, “emergenziali” (programmata la risoluzione della criticità strutturale del sito “Scalelle”) che punteggiano il tessuto urbanistico-paesaggistico del perimetro urbano. Il paradosso è proprio questo: ridare centralità ad un centro spopolato e degradato che è diventato periferia anche decisionale.