Michele Martuscelli – Quella di “zi Luisina” è una storia vera. Una storia commovente, di dolore, di sacrifici, di gioie, di spigliata lucidità a poche settimane dall’aver compiuto cento primavere (1 marzo). Domenica 6 maggio per lei nella parrocchia di San Marcello e San Michele (Sepicciano), una messa di ringraziamento presieduta dal vescovo Mons. Valentino Di Cerbo (ore 19.00) e a seguire il tributo del Comune di Piedimonte Matese. Con la famiglia festeggerà in forma privata.
Ci accoglie, appoggiata al bastone, in una bella mattinata primaverile, nella casa della figlia Maria Rosaria in piena campagna a Sepicciano. E ci racconta la sua vicenda, in compagnia di Marilena Bellini, amica di famiglia, tra le promotrici della Caritas parrocchiale con cui “Zi Luisina” continua a volte a collaborare. Una storia che vale la pena di raccontare per il valore di testimonianza cristiana ma anche civica, civile.
Maria Luigia Altieri, come all’anagrafe, classe 1918, affettuosamente chiamata “Zi Luisina” secondo il desiderio della madre.
Vissuta in piena guerra (sposata nel 1937 con Gabriele Di Baia arruolato a combattere su più fronti dal regime politico mussoliniano). La sua vita cambiò nel 1944 quando già era madre di Alfonso: in piazza (a Sepicciano abitava in una traversa lungo l’attuale provinciale) fu investita da un carro militare americano, riportando la frattura della gamba maciullata e di un braccio. Fu soccorsa e medicata nel campo allestito a poca distanza. Ma le condizioni erano molto gravi e fu trasportata a Caserta. Qui a causa di una cancrena dovette subire l’amputazione della parte inferiore della gamba sinistra (solo due anni più tardi le fu applicata una protesi).
Ma lasciamo il racconto alle sue parole: “A Caserta sono stata curata con tanto amore dalle suore e dai medici ma le mie condizioni erano molto critiche disperate. Espressi il desiderio di vedere un’immagine di S. Anna (patrona di Caserta e delle partorienti) e di S.Antonio, cosa che avvenne” dice commossa e per la prima volta il volto si riga di lacrime ancora una volta per quello che chiama il miracolo della mia vita.
Zi luisina voleva rimanere lì per restituire le cure che aveva ricevuto ma fu convinta dai medici a ritornare a Sepicciano dove nacque la secondogenita Maria Rosaria con la quale convive (durante alcuni periodi dell’anno si trasferisce a Genova dove lavorano i nipoti).
Così ritornò nella frazione di Sepicciano: qui dopo anni di sofferenza e lontananza fu raggiunta dal marito ritornato dal fronte dopo aver subito anche mesi di internamento. Gabriele prima di incontrare la moglie ritrovata fu informato dai familiari delle condizioni della donna: “lo accolsi quasi con imbarazzo. Quando entrò nell’abitazione mi alzai e appoggiai il corpo al tavolo per sorreggermi quasi nascondendo quello stato. Così una carezza prima ed un abbraccio mi riunirono a mio marito” dice con tenerezza rimasta intatta come quella tenacia di resistere alle avversità della vita (dolori che non sono mancati neanche dopo come la morte del figlio…).
Una vitalità mai fiaccata: come la partecipazione a momenti della vita sociale ad esempio con le iniziative dell’associazione diocesana “Giacome Gaglione” (10 anni fa, durante un’iniziativa dell’Associazione per la prima volta toccò il mare) , pellegrinaggi a santuari mariani in Italia e all’estero o che si esprime – ancora- nel realizzare manufatti tessili per i lebbrosi o i bambini tramite la Caritas.