Da ieri sera, la nuova icona della Madonna troneggia nel ritrovato cortile interno del Palazzo vescovile di Piedimonte Matese. Tutt’oggi presente nella memoria collettiva come il Seminario, questo spazio permane nel tempo tra i ricordi più piacevoli di quei concittadini che qui affluivano numerosi ai tempi del Ginnasio: e molti di quei ragazzi di un tempo, tornati ieri sera al suo interno, hanno potuto ammirare il recentissimo restauro, ora completato dalla maiolica a tema mariano.
Un’icona preziosa. Lo splendido lavoro, raffigurante l’Immacolata Concezione venerata nell’attiguo Santuario di Ave Gratia Plena, è una monumentale opera, realizzata secondo i canoni della ceramica cerretese del XVIII secolo e si deve alla mano del Maestro Elvio Sagnella, coadiuvato dalle maestranze della Bottega Giustiniani di San Lorenzello. Essa, donata dal Vescovo Valentino – suo infatti è lo stemma ai piedi dell’immagine – vuole essere punto di riferimento spirituale ed invito alla preghiera per quanti entrano nel cortile del Palazzo vescovile. E già da ieri sera l’auspicio si è concretizzato, perché all’inaugurazione dell’icona ha fatto seguito un intenso Rosario meditato, animato dal Coro e dai fedeli della Comunità di Vallata, guidati dal Parroco don Emilio Salvatore. Prima che il momento di preghiera avesse inizio, Mons. Alfonso Caso, Vicario generale e coordinatore del restauro del Palazzo, ha intrattenuto i presenti con un breve excursus storico, accompagnandolo con una descrizione dei lavori effettuati.
Da Seminario a sede della Curia. Da Mons. Caso, apprendiamo che quando l’originario Seminario dell’antica Diocesi di Alife venne spostato da Castello a Piedimonte, il Capitolo dei canonici di Ave Gratia Plena donò due case al Vescovo del tempo, Mons. Angelo Maria Porfirio: dunque, il primo corpo di fabbrica corrisponderebbe proprio a quello su cui è stata affissa l’immagine maiolicata dell’Immacolata, esattamente alle spalle della navata sinistra del Santuario di Ave Gratia Plena. A questo primo corpo di fabbrica seguì tutto il primo piano con l’ingresso principale e la prima cappella (sec. XVII), poi l’ala sud e l’attuale cappella con vano sottostante (sec. XIX) ed infine il secondo piano, edificato a più riprese tra gli anni ’50 e ’60 del XX sec.
I lavori effettuati. La struttura, nata quindi come Seminario (camerate, refettorio, aule) e successivamente divenuta sede degli uffici della Curia (comprendendovi la stessa Residenza vescovile ed ambienti destinati all’animazione pastorale), necessitava di interventi ormai improrogabili. Protrattisi in circa 12 anni di lavori, essi sono stati portati a termine per la parte tecnica dagli Architetti Maria Cristina Volpe, Giacomo Ambra e Salvatore Orlando e per la parte pratica dalla ditta Cogeme di Marco Zoccolillo. Oltre ad un adeguamento dei locali rispettoso delle mutate esigenze, tali lavori hanno comportato un adeguamento sismico dell’intero stabile (anche a margine del terremoto del 2013), reso ancora più urgente quando, abbassando il piano di calpestio del cortile, si è riscontrata una carenza di sottofondazioni. Terminata questa fase e dovendo intraprendere la sistemazione definitiva del cortile – non ricompresa nei finanziamenti erogati dalla Conferenza episcopale italiana (Fondi 8xMille) – è stato possibile concludere l’opera attraverso l’eredità lasciata da Mons. Giuseppe Leone, vissuto per buona parte della sua vita all’interno dell’ex Seminario. Anche grazie alla sua generosità, la Diocesi di Alife-Caiazzo ha potuto recuperare il Palazzo vescovile all’integrale funzionalità, restituendolo così a quelli che ne sono i veri destinatari: i propri fedeli.