Home I Sentieri della Parola L’amore più grande, commento al Vangelo di domenica 6 maggio

L’amore più grande, commento al Vangelo di domenica 6 maggio

L’amore, quando nasce, reca un “presagio”, una sorta di “vocazione” all’eternità e, qualora esso perda in freschezza, subentra il dovere a proteggerlo

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A cura di don Andrea De Vico
Anno B – VI Domenica di Pasqua (Gv 15, 9-17)

 

“Come il Padre ha amato me, anche io ho amato voi. Questo è il mio comandamento: che vi amiate gli uni gli altri come io ho amato voi. Nessuno ha un amore così grande: dare la vita per i propri amici”.

Ci sono molti equivoci sull’amore, non esiste una parola più abusata di questa. Si fanno tante cose “per amore”, poi ci si accorge di aver preso un grosso abbaglio. C’è chi abbassa l’amore al capriccio dei sentimenti, o lo riduce a un piano naturalistico, o lo degrada nel canale della perversione, quando si arriva a strumentalizzare l’altro fino alla crudeltà e al delitto. D’altro canto, la sessualità umana è una forza magnifica, coinquilina dell’amore: oltre alla generazione dei figli, essa fornisce “benzina” per tutti i rapporti umani, ha il potere di creare relazioni, affinità, simpatie, amicizie … Anche una semplice stretta di mano è “carica” di energia sessuale, positiva e benefica. Anche una carezza data ad un bambino – che resti una carezza – ne viene intrisa. A partire da questo scrigno di potenzialità indifferenziate ci viene anche il genio di fare musica, cultura, politica, religione, educazione … Un’energia che dobbiamo imparare a orientare fin da piccoli, per non chiudere un’azione – o la vita nel suo complesso – in un disastroso nulla di fatto.
Gesù, se da un lato dice di adempiere la Legge di Mosè fino all’ultimo particolare, dall’altro impone un “comandamento nuovo”, quello dell’amore, una cosa che suona alquanto strana: si può “imporre” l’amore? Si può comandare di amare? Si può fare dell’amore un dovere? E che amore è, se viene comandato, quindi non è “libero?” Al cuore si comanda? Prendiamo il matrimonio: è una istituzione, un contratto, un sacramento che lega le persone, le “obbliga” ad amarsi e a restare reciprocamente fedeli per tutta la vita. Quando la freschezza e la spontaneità dei primi tempi viene meno, sembra che le persone comincino a recitare una parte, e il matrimonio diventa tutta una finzione, una gigantesca ipocrisia, la classica “tomba” dell’amore. Una cosa del genere giustamente fa paura, per questo molti giovani scartano a priori l’idea del matrimonio e scelgono di amarsi senza impegno, senza formalità, per lasciare all’amore il profumo della libertà, della spontaneità, della reversibilità, e per darsi un’improbabile possibilità di resettare la vita, non si può mai sapere.
Ma l’amore non è fatto per morire in una tomba. L’amore, quando nasce, reca un “presagio”, una sorta di “vocazione” all’eternità. Due persone che si amano dicono che sarà “per sempre”, “forever”. Poi dipende da loro evitare che questo “per sempre”, calato nel tempo dei “doveri”, cominci a scricchiolare, ad avere il sentore del cibo scaduto, a sfociare nella noia, nella delusione, nella disperazione. Cosa fare per durare, e per dare all’amore un carattere di freschezza sempre nuova? È qui che subentra il “dovere” di amare, riconosciuto e condiviso, che ha la funzione di proteggere l’amore, di sottrarlo alla volubilità, al capriccio, all’arbitrio, alla perversione, ai giocattoli sessuali, rendendolo più forte e realizzato, gettando l’ancora in un orizzonte di eternità. Chi sa darsi il “dovere di amare”, arriva ad amare in un modo più alto rispetto al cosiddetto “libero amore”. Il matrimonio, invece di una “tomba” dell’amore, ne diventa più esattamente la “scuola”. Nella lingua francese, i “devoirs” (doveri) sono i “compiti” che gli scolari fanno a casa.
L’amore ci pone di fronte a un nuovo concetto di Dio: “Chiunque ama è stato generato da Dio e conosce Dio. Chi non ama non ha conosciuto Dio, perché Dio è amore” (1Gv 4,7). Per Gesù, il massimo dell’amore è “dare la vita per i propri amici”. Lo ha detto e lo ha fatto, alla vigilia della sua Passione, lasciandoci il “comandamento” di amare. Del resto, che cos’è l’eternità? Per i discepoli che seguono un simile Maestro, l’eternità è “vita risorta calata nel tempo dei doveri”.         

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