Anche quest’anno, macinare chilometri in notturna non è stato un problema per i devoti di San Liberato i quali, a partire dall’alba di ieri hanno raggiunto a piedi il Santuario di Calvisi di Gioia Sannitica, come da tradizione plurisecolare.
Un’umile usanza, vero e proprio preludio di una genuina festa di popolo, che si rinnova attraverso un rituale preciso e spontaneo assieme, fatto di gesti come il bacio della reliquia e dell’urna del santo, oppure la visita alla sala degli ex voto, tutti momenti che seguono all’arrivo ed alla celebrazione eucaristica. Una festa dei semplici, che sa di antico ma che dimostra nel tempo di saper ancora affascinare le nuove generazioni.
Alife, Piedimonte Matese, San Potito Sannitico, da ogni parte della piana alifana ci si è incamminati a piccoli gruppi, talvolta nuclei familiari, sfidando il buio della notte, la temperatura più bassa ed i disagi che sono propri di una trasferta che dura da una a tre ore di viaggio notturno.
Tanto nella prima, quanto nell’ultima delle celebrazioni della giornata, è stato presente il Vescovo Valentino, il quale ha sottolineato l’importanza della Solennità dell’Ascensione, ricordata dalla Chiesa proprio ieri “L’Ascensione è l’evento che conclude la vita terrena del Signore – ha affermato – essa vuole dire a noi delle cose molto serie: il cielo non è un luogo, il cielo è una persona. E’ Dio e ciò significa che Gesù, con tutta la sua umanità, entra completamente nella dimensione di Dio e condivide totalmente con lui l’Amore nutrito per ciascuno di noi.”
Inoltre, il Vescovo ha aggiunto “Tant’è che Dio pone Gesù alla sua destra: quando usiamo l’espressione braccio destro parliamo di una persona operativa, qualcuno al quale delle persone con responsabilità affidano l’operatività delle proprie azioni. Ascendendo al cielo, Gesù diventa quasi il braccio destro di Dio, colui che prolunga nel mondo quell’Amore grande di Dio, che vuole costruire tra noi un’umanità nuova, una Comunità, un popolo di fratelli. Gesù è presso Dio proprio per continuare questa Missione e lo fa anche grazie a coloro che credono in lui.”
Infine, indicandolo come modello, il Vescovo Valentino ha additato San Liberato “quest’uomo che veneriamo come Medico e Martire, che ha preso coscienza di essere una continuazione di Gesù sulla terra e lo ha testimoniato affrontando i suoi persecutori, senza lasciarsi condizionare dalle lusinghe del mondo, diventando carezza di Dio per l’uomo, sanando ferite e dando speranza.”