Alife. Manca meno di un mese al voto che decreterà la formazione del nuovo Consiglio comunale alla guida della città dopo circa 9 mesi di commissariamento.
Da settembre 2017, il Comune è stato affidato al Commissario prefettizio Anna Manganelli subentrato al sindaco Salvatore Cirioli a seguito dello scioglimento del Consiglio comunale avvenuto dopo mesi di amministrazione burrascosa, per la dichiarazione di dissesto finanziario.
Alla dottoressa Manganelli accompagnata dal suo staff di collaboratori (il sub commissario dr.ssa Stella Murolo, il segretario comunale dr. Mario Ambrosanio e il dr. Salvatore Fattore responsabile area finanziaria), abbiamo rivolto qualche domanda al fine di “leggere” la condizione dell’ente alifano, e degli alifani, in questo tempo di attesa e di difficoltà.
Che situazione ha trovato, che situazione lascia?
Due anni fa sono stata Commissario per meno di due mesi ad Alife costatando i limiti di questo Comune che ne condizionavano fortemente la funzionalità sul territorio ed erano essenzialmente ascrivibili a due fattori: una grande confusione amministrativa, quindi il disordine e l’incompletezza di documenti e fascicoli, e la scarsità del personale in servizio, al quale non era mai stata data una forma di tutoraggio e di formazione per l’aggiornamento professionale. Problema che ho sottoposto all’attenzione dell’Amministrazione che mi ha poi sostituita…
Quale, tra le anomalie di allora può ricordarci e che ha ritrovato? E perché segnalarla?
Avevo segnalato in modo particolare il problema di denunce e sentenze assolutamente fuori controllo: ogni questione legale tra l’Ente e i cittadini o altri enti, giaceva da anni irrisolta e senza seguito , soprattutto senza conferire incarichi ad alcun legale a difesa del Comune, si sono, così decuplicate le spese iniziali relative alle pratiche e alle sentenze che oggi continuano a minarne la risicata economia. Stiamo dando incarichi a diversi legali fissando in maniera perentoria compensi ai minimi del tariffario, senza possibilità che questi aumentino nel corso degli gli anni.
Oggi di nuovo ad Alife, una città che ha riscoperto con nuovi e più gravi problemi “raccolti” nella complicata esperienza del dissesto finanziario…
Mi è stato chiesto di ritornare e volentieri ho accettato: conoscevo la struttura e le persone che vi lavorano con dedizione e buona volontà, ricordando inoltre la cordialità del paese e il suo essere uno spazio non infiltrato dal malaffare.
Questo periodo più lungo mi ha permesso di approfondire le tematiche e i problemi che avevo colto nella precedente occasione, e però con nota diversa, abbiamo trovato anche il dissesto.
Questo cosa ha significato nella gestione dell’Ente?
Molta dell’attività amministrativa è stata volta a ripianare i conti del Comune al fine di ottenere l’autorizzazione ad avere un primo bilancio stabilmente riequilibrato, così come prevede la Legge, e avviare il lungo iter amministrativo con il Ministero dell’Interno che tutt’ora assorbe l’attività degli Uffici comunali.
Rapporti costanti e aggiornati con la Corte dei Conti che segue la vicenda alifana già sfociata nel pronunciamento di due sentenze: il dissesto finanziario che è in via di quantificazione da parte dell’Organismo Straordinario di liquidazione.
Un attento lavoro di riordino della struttura tecnico amministrativo interna, di dare agli Uffici comunali il corretto indirizzo: mancava (e manca tutt’ora all’ente) la normalità della vita nella casa comunale e va sostenuta la formazione di una cultura al “servizio” del cittadino.
Un lento ma forse non sufficiente periodo di rieducazione…
E’ stato dato il corretto indirizzo amministrativo agli uffici, il “come si fa…”, anche grazie all’ausilio e alla partecipazione attiva dei responsabili degli uffici e del personale dell’ente. L’essere un comune di 5 mila o 20 mila abitanti non cambia o sminuisce le responsabilità dell’Ente e di chi vi lavora: gli adempimenti rimangono gli stessi per ognuno e le competenze richieste anche; per questo motivo abbiamo affrontato con sollecitudine ogni necessità, non sottraendoci a nessun impegno facendo i conti con ripetute scadenze e imprevisti. È questo che talvolta fa emergere i limiti di un ente, ma ciò non significa mettere l’ente sotto accusa quanto piuttosto bisogna aiutarlo a crescere.
Cosa è cambiato in concreto nella gestione?
Abbiamo creato procedure interne tra gli uffici, migliorando la comunicazione interna e la trasparenza all’esterno. Perseguendo come obiettivo la massima collaborazione tra gli uffici nell’interesse del cittadino.
Cosa manca ancora?
Bisogna separare la politica dalla gestione amministrativa. Per Legge la Politica deve avere indirizzo e controllo politico-amministrativo. Non può gestire, non può adottare atti di gestione sostituendosi ai responsabili dei settori. Tranne nei casi espressamente previsti dalla Legge.
La politica deve ritornare al suo significato alto, che significa programmare le azioni nell’interesse del bene comune.
Qual è l’augurio che fa al futuro sindaco?
Di consolidare e migliorare il lavoro che è stato fatto fino ad oggi per regolarizzare i conti, riorganizzando la macchina amministrativa. Ciò deve necessariamente passare attraverso il potenziamento delle professionalità all’interno dell’Ente. E poi vanno, se è possibile, distinti sempre i ruoli, anche all’interno dello stesso personale evitando ogni tipo di interferenza ed ingerenza.
Questo rispetto dei ruoli, vale anche per il rapporto con le altre realtà territoriali come Scuola e Chiesa, tutti chiamati ad edificare il “bene comune”…
Ognuno deve avere una specifica competenza e mettersi in rete con buon senso, rispettando competenze e ruoli: alla richiesta di un dirigente scolastico l’Ente comune può rispondere alla luce delle proprie possibilità economiche compiendo delle scelte perché politica è scegliere anche coraggiosamente.
Il Comune torni ad essere la casa comune dei cittadini. Sono i cittadini ad esercitare il diritto di voto e devono mantenere, nel tempo, costante il rapporto con i loro rappresentanti.