Home Chiesa e Diocesi Piedimonte Matese. Per San Marcellino richiamo all’unità della Città

Piedimonte Matese. Per San Marcellino richiamo all’unità della Città

La parrocchia di Santa Maria Maggiore ha vissuto la festa del Patrono della Città pregando per l'unità e un rinnovato stile di carità tra i piedimontesi

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San Marcellino, patrono della Città, protettore della comunità, modello di servizio, unità e civiltà.
Immagine che sintetizza l’edizione 2018 della festa dedicata al martire Marcellino appena conclusa a Piedimonte Matese.
La partecipazione dei cittadini attraverso la preghiera e l’animazione dei quartieri del centro storico; le parole dei sacerdoti che hanno presieduto le celebrazioni del novenario e della festa; quelle del Vescovo Valentino presente nella festa del 2 giugno; l’appello al Santo da parte del Sindaco Luigi Di Lorenzo; la consegna delle chiavi della Città al Santo Patrono, sono tutte facce di un’unica medaglia che dice “partecipazione”, amore per i luoghi e le persone che li abitano e investe i piedimontesi di una necessità: unità, passione per la casa comune che è questa città.
E così una festa patronale si trasforma in un collettivo di esperienza civica e religiosa dove l’idea comune è stare insieme, essere persone migliori, essere qualcuno per gli altri, soprattutto per chi è nel bisogno.

Lo ha tradotto il Vescovo nell’omelia del Pontificale celebrato sabato mattina, e lo ha ripetuto la sera in Piazza Roma, durante la processione: la vita dei martiri Marcellino e Pietro (che la Chiesa celebra in questa giornata) era di persone poco importanti, gente comune – come ha sottolineato Mons. Di Cerbo durante la Messa – poco inclini alla gloria personale e mirata al servizio. “Avevano un solo sogno: quello di seguire Gesù. Ed ecco che, nonostante l’intenzione del persecutore fosse quella di far scomparire la memoria storica di quelle testimonianze, oggi, dopo 18 secoli siamo riuniti ancora  a venerare le sacre reliquie in una città che ha accettato da molti secoli di avere come patrono San Marcellino”. La gloria dei Santi, quella che oggi gli uomini celebrano e festeggiano scaturisce dalla testimonianza del Vangelo, dalla vicinanza alle povertà. Da qui il monito di Mons. Di Cerbo alla città di Piedimonte Matese, quello di vivere l’uguaglianza, di essere prossimo per i poveri, quello di risanare il divario tra una città di essere A e una di serie B.
Sulla stessa linea, racchiusa nell’invocazione al Santo affinché la Città sia migliore, anche il sindaco Luigi Di Lorenzo nel suo intervento in Piazza Roma, nel momento della consegna delle chiavi della Città al Patrono.
Gesto quest’ultimo anticipato da uno ancor più significativo: il passaggio di queste dalle mani di un giovane della parrocchia al Primo cittadino in segno di una condivisione totale e responsabilità trasversale tra generazioni e ruoli diversi nell’ambito della stessa comunità.

Dall’abbandono ad una nuova speranza, questa l’attesa del sindaco Di Lorenzo nel tracciare un breve bilancio del primo anno di amministrazione, ponendo nel cuore di San Marcellino il sogno di una città più legale e attenta ai bisogni dei poveri.
Unità tanto invocata anche dal Vescovo Valentino nel suo saluto a Piazza Roma, chiamando in causa il gesto del passaggio della chiave ringraziando personalmente Lavinia Onofrio “per averle conservate in modo dignitoso ed esemplare”. Lei giovanissima della parrocchia di Santa Maria Maggiore, che ha trasformato la sua disabilità nella qualità di saper “aggregare e far star bene gli altri e fa capire che ciascuno di noi ha un dono grande e se lo regala agli altri migliora la vita di tutti, la rende meno egoistica e più vicina ai sogni di Dio (…) che ci aiutano a ricominciare daccapo”. (guarda il video)

Una festa quella di San Marcellino che “supera” in altezza luminarie e fuochi d’artificio e diventa preghiera perché ci sia nuova speranza per tutti, per chi non ha voce, per chi abita una seconda fila ma non è secondo a nessuno.

 

 

 

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