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Piedimonte Matese. Villa comunale, anno zero

Un rapido punto della situazione relativa alla Villa comunale, il cui recupero è ancora fermo al palo, nonostante promesse e programmi messi a punto nel recente passato

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Non è bastato un anno di mandato  amministrativo della giunta  Di Lorenzo per sbloccare la procedura di rifacimento-recupero della villa comunale, sfiatato polmone verde della città.

Reticenti erano state le  tre liste in gara, in merito alla situazione reale dello spazio proprio sul piano procedurale. Uno spazio che solo ogni tanto, ad intermittenza, conosce momenti di vitalità (come associazioni o da ultimi come la magnifica giornata della creatività con la partecipazione delle scuole locali) e di manutenzione sia pure nella misura di tamponarne  il crescente declino.

Reticente non è una parola esagerata o inappropriata: tutte e tre le liste hanno nascosto la effettiva condizione procedurale in cui è coinvolta la villa per  migliorarne la funzionalità, l’estetica, la fruizione. Nei programmi, solo generici cenni – enfatizzati – al recupero tramite assegnazione ad associazioni.

Ma come stanno le cose? Il punto interrogativo  trae spunto dalla procedura avviata dalla  precedente  giunta di centro sinistra, per la concessione dei lavori di riqualificazione della Villa comunale ma anche per la sua gestione funzionale ed economica, tramite il meccanismo del project financing, ovvero una procedura  finanziata solo da soggetti privati, con il vantaggio di una successiva gestione dell’area per ammortizzare l’investimento. Sono stati pubblicati due bandi: il primo è andato deserto mentre al secondo, preceduto dalla modifica della durata della gestione (da 15 a 20 anni) ha avuto solo un’offerta.

La procedura per la verifica-valutazione del contenuto progettuale ed economico dell’offerta, è rimasta ferma nel cassetto per quattro anni. Vi  era anche la possibilità di costituire una società di progetto (“L’amministrazione comunale si riserva la facoltà di imporre all’aggiudicatario, dopo l’aggiudicazione, di costituire una società di progetto, ai sensi e per gli effetti dell’art. 156 del D.Lgs. 163/06, in forma di società per azioni o responsabilità limitata, anche consortile con capitale sociale non inferiore ad €. 50.000,00 (euro cinquantamila/00”).

Tutto questo non è mai stato menzionato nei comizi.

A che punto è la procedura? Il progetto esecutivo è stato presentato? L’impresa è ancora interessata? E’ previsto il recesso  dall’aggiudicazione (salvo il rimborso di spese) e predisporre un altro progetto – di minore impatto finanziario – gestito direttamente dal comune o tramite concessione ad associazioni dopo la chiusura della pratica aperta?

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