Enzo Maiello – La quarta edizione del Rockin 1000 ha appena chiuso i battenti, ma sui media nazionali ed internazionali ancora si sente l’eco della poderosa onda d’urto che ha investito la città toscana. La forza d’urto di centinaia e centinaia di musicisti provenienti da oltre 30 nazioni diverse (Brasile, Stati Uniti, Tunisia, Svezia, Iran, Giappone, Messico, Spagna, Austria, Russia, Francia, Turchia, tra gli altri…) che suonano assieme in perfetta sincronia come se si conoscessero da anni, ha avuto l’effetto di un gigantesco elettroshock che ha investito i circa 25.000 spettatori entusiasti assiepati sulle tribune dello stadio “Artemio Franchi” di Firenze.
Il progetto Rockin’ 1000 è partito quasi per caso dalla incredibile intuizione del fondatore Fabio Zaffagnini che, nel 2015, riunì 1.000 musicisti e cantanti provenienti da mezza penisola, per realizzare quello che voleva inizialmente essere nient’altro che una sorta di gigantesco “flash mob”, volto a convincere la band statunitense dei Foo Fighters a pianificare un concerto in Italia. Il video dell’evento, fece il giro del mondo e il web impazzì letteralmente, superando il numero totale di ben 44 milioni di visualizzazioni. Inutile aggiungere che, in seguito, sulla scorta di tale lusinghiero riscontro mediatico, i Foo Fighters alla fine il concerto a Cesena lo fecero dal vero…
Da quel giorno, l’appuntamento annuale con il concertone dei Rockin’ 1000 è diventato un appuntamento irrinunciabile per tutta la grande famiglia di musicisti che ne fa parte. Ma soprattutto per i numerosissimi fans che, sempre di più, accorrono in massa per provare il brivido di un’onda d’urto sonora indescrivibile a parole. Ed impossibile da sentire durante i concerti per così dire “normali”.
D’altra parte, per questa quarta edizione, i numeri parlano chiaro da soli: il “That’s Live 2018” vanta un esercito composto da quasi 1.500 musicisti contemporaneamente in scena, suddivisi tra 300 cantanti solisti e coristi, 400 chitarre elettriche, 300 bassisti, 300 batteristi, 50 tastieristi, 35 sassofoni, 30 trombe e tromboni e 30 percussionisti. Perché, sì: la novità di questa edizione è stata proprio la presenza di una nutrita sezione di fiati e percussioni che sono andati ad affiancarsi alla classica formazione rock di base, al fine di fornire la “spinta” necessaria per interpretare al meglio alcuni classici del funky, del pop e del soul (altra ennesima novità di quest’anno) inseriti a sorpresa in scaletta.
Tra i musicisti pronti a lasciare esplodere la loro micidiale potenza, non ti aspetteresti certamente di incontrare, quasi a confondersi in maniera anonima nella massa, personaggi di pregio del panorama artistico nazionale, come, ad esempio, Livio Magnini (chitarrista dei Bluevertigo), Saturnino Celani (bassista di Jovanotti), Fabrizio Lavoro (meglio noto come “Nikki” di Radio Dee Jay) ed altri ancora. E proprio a Nikki è toccato fare gli straordinari: oltre a suonare dal vivo con gli altri musicisti della megaband (Nikki è notoriamente anche un eccellente chitarrista!), ha presentato dal palco l’evento assieme al collega di Radio Dee Jay, Federico Russo.
Ma non è finita certo qui.
Per gestire questa incredibile mole di musicisti dalla potenza devastante, serviva un direttore d’orchestra speciale. E, grazie all’amicizia diretta del buon Davide “Cesareo” Civaschi (mitico chitarrista di “Elio e le Storie tese”… che, per la cronaca, era anch’egli seduto a suonare tra i mille… pardon… millecinquecento musicisti in scena), ecco spuntare l’idea di affidare la Direzione al Maestro Peppe Vessicchio. Che non si è fatto certo pregare. Ma ha voluto scherzosamente mettere alla prova la bravura dei musicisti della band. Ed ha imposto, a sorpresa, l’esecuzione di un brano di musica classica per aprire il concerto: nientemeno che il “Preludio n.1 in Do Maggiore” di Johann Sebastian Bach. Da eseguire con le chitarre elettriche…
Sembrava, dapprima, una scherzosa provocazione del simpatico Direttore d’orchestra partenopeo. Tanto più, perché arrivata a pochissimi giorni dal concerto. Ma i musicisti della band l’hanno presa dannatamente sul serio ed hanno accettato la sfida.
E quando, la sera del concerto, i 400 chitarristi hanno iniziato a far vibrare le corde dei propri strumenti suonati in distorsione, sparando verso le tribune del “Franchi”, con un volume colossale (eppure, nel contempo, con una delicatezza che non ti aspetti), le prime note del Preludio n.1 di Bach, si è capito sin da subito che no… quella non sarebbe stata affatto una serata qualsiasi. Al contrario sarebbe stata una serata del tutto speciale. Che la fortunata marea di spettatori presenti avrebbero ricordato per tutta la vita.
«Il rock è uno dei linguaggi più tribali e semplici che esistano, entra dentro la gente…», spiega ad inizio serata il Maestro Vessicchio. E in effetti la scaletta non ha lasciato spazio ad interpretazioni di sorta e si è dipanata granitica a partire dal medley iniziale che ha messo assieme “Sympathy for the devil” dei ROLLING STONES e “Hush” dei DEEP PURPLE, per continuare con una versione travolgente di “Shoot to thrill” degli AC-DC, passando poi da “Blitzkrieg Bop” dei RAMONES fino ad una maestosa versione di “Don’t look back in anger” degli OASIS, cantata a squarciagola, all’unisono coi “millini”, praticamente da tutto lo stadio. Il concerto è poi proseguito attraverso altri splendidi capolavori di Otis Redding, degli Who, di Bruce Springsteen, dei Linkin Park, dei Pixies, con una splendida puntatina nel funk di Mark Ronson.
Ma il piatto forte è arrivato a metà concerto: quando Courtney Love, vedova dell’indimenticabile Kurt Cobain, leader e fondatore dei NIRVANA, è salita a piedi nudi sul palco per proporre al pubblico letteralmente impazzito di gioia, tre delle maggiori hits del suo ex gruppo delle HOLE (“Malibu”, “Olympia” e la arcifamosa “Celebrity Skin”).
All’edizione 2018 del “That’s live” dei ROCKIN 1000, nel corso del quale è stata effettuata una raccolta fondi devoluta a favore delle attività di San Patrignano, erano presenti anche due musicisti “nostrani”: il giovane chitarrista alvignanese Christian Mirto ed il chitarrista Enzo Maiello (membro del noto gruppo di pop-rock cristiano “NovA”).
E, per quelle stranissime combinazioni della vita, mentre ambedue si stavano cercando senza essersi conosciuti prima, senza neanche saperlo, si sono casualmente ritrovati uno di fianco all’altro. E, per riconoscersi immediatamente, è bastata una semplice frase buttata lì in dialetto stretto, per far scattare l’intuizione…