Michele Martuscelli – Riprende il cammino del piano urbanistico comunale dopo un ventennio di “infinita” preparazione e di annunci. L’iter riprende e ha una tempistica molto stringente: deve essere adottato entro fine anno in corso e approvato entro il 2019. In questo spazio temporale occorre fare, o meglio rifare, una serie di atti per ridisegnare e riordinare sul piano urbanistico la città “capoluogo” del Matese ed il suo intero territorio comunale, in base alla classificazione del piano regionale e di quello provinciale, le due pianificazioni che sovrastano e condizionano la programmazione su base locale. E’ di pochi giorni fa la delibera della giunta Di Lorenzo che ha approvato le linee programmatiche del preliminare del Puc, ovvero i criteri-base per dotare la città di uno strumento appropriato ed adeguato lasciando alle spalle il logorato e superato. nonché inattuato pdf, risalente al 1978.
“C’è la necessità di rivedere gli elaborati del preliminare” – è scritto nella delibera che ha autorizzato i tecnici esterni( dipartimento di architettura e disegno industriale dell’ università di Caserta) a proseguire l’attività di definizione del piano e dei suoi specifici adempimenti (specie valutazioni di impatto), sulla base delle “priorità, degli scopi e delle strategie da mettere in atto in campo urbanistico”. Rimangono invariati gli elaborati di analisi, cioè il quadro conoscitivo acquisito ma sono/saranno attivati “adeguamenti ed integrazioni della proposta progettuale preliminare che avrà come guida ed indirizzo la visione urbanistica e territoriale dell’attuale amministrazione espressa nel documento”. In sostanza – è spiegato – un Preliminare che sarà rimodulato e riprenderà “obiettivi già espressi nel programma elettorale ed in recenti atti deliberativi”. Sul piano procedurale sarà importante il nuovo passaggio in giunta ma soprattutto la sottoposizione alla consultazione pubblica (associazioni, enti di categoria, privati) per le osservazioni e valutazioni che verranno fuori dagli incontri pubblici.
Quali i criteri-base? Riprendiamo integralmente la parte del documento :
“La strategia tale tipologia di territorio che il PTCP mutua dal PTR, fa riferimento ad alcuni obiettivi generali che costituiscono un decalogo di riferimento per la pianificazione comunale e che confluiscono integralmente nelle presenti linee di indirizzo per il PUC:
arrestare il consumo di suolo, favorendo il riuso di aree già urbanizzate, dismesse, sottoutilizzate, degradate; frenare la dispersione insediativa e la frammentazione del territorio rurale privilegiando la localizzazione di nuove opere e infrastrutture in continuità con le aree edificate esistenti, in posizione marginale rispetto agli spazi rurali e aperti; condizionare l’edificabilità nel territorio rurale alle sole necessità abitative e produttive dipendenti dalle attività agricole, così come documentate da un piano di sviluppo aziendale; tutelare le aree rurali a elevata pericolosità idrogeologica e vulcanica, come misura chiave di prevenzione e mitigazione del rischio ambientale; proteggere e rafforzare la biodiversità, con particolare riferimento alle aree fluviali, costiere, montane ed alle aree agricole di elevato valore naturalistico; tutelare i valori storico culturali ed estetico percettivi del territorio rurale, anche disciplinando l’inserimento ambientale di nuove opere ed infrastrutture; promuovere l’agricoltura urbana, tutelare gli spazi agricoli nella frangia periurbana; favorire il recupero ecologico, agronomico, paesaggistico delle aree degradate; valutare preventivamente gli impatti delle politiche regionali e dei piani di settore (residenze, infrastrutture, rifiuti, energia, grande distribuzione, logistica, ecc.) sull’integrità fisica, ecologica ed estetico percettiva del territorio rurale.
Le aree montane, secondo la strategia provinciale, rappresentano una risorsa strategica per la promozione economica, la creazione di nuova occupazione, la rivitalizzazione dei piccoli centri. Analogamente si ritiene che perché questi obiettivi siano conseguiti è necessario riequilibrare le dinamiche evolutive in atto incentivando nella pianificazione territoriale comunale:
la diversificazione ed integrazione delle attività tradizionali legate alle silvicultura, alla zootecnia, alle produzione tipiche di qualità; la difesa suolo; la manutenzione dell’ambiente rurale e del paesaggio; la promozione delle attività sostenibili nel settore turistico, escursionistico, ricreativo; il rafforzamento delle filieri verticali di collegamento tra le aree alto-montane e montane, fasce pedemontane e i fondovalle, anche basate su attività innovative quali la filiera agro-energetica da biomasse forestali; il recupero e la rivitalizzazione del centro storico”. In autunno si entrerà nel vivo e nel dettaglio della nuova visione di città prospettata. Non è certo materia ferragostana.