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Estate 2018. Su un Matese di luci e ombre s’impone un nuovo colore, un ritrovato senso civico

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Matese a due marce, Matese double-face, Matese di gioie e dolori… Quello contemporaneamente sporcato dall’inciviltà e quello celebrato dal pennello di un’artista ispirata, così come avvenuto qualche giorno fa sul letto del fiume Lete (Letino) a distanza di pochissimi metri.
Matese “doppio”… finchè sul massiccio appennino non sarà tornata la normalità che tutti si attendono, che molti sperano.
È la montagna delle passeggiate, dei sentieri per escursionisti; è anche la montagna delle arrampicate selvagge di motocross e fuoristrada; è la montagna di cavalli, pecore e vacche, di lupi nascosti, caprioli, due aquile e tanti altri “selvatici”, ma è anche la montagna dei “selvaggi umani” con le auto parcheggiate  sulle sponde del lago carsico più alto d’Italia.
Matese doppio. Matese su due diversi piatti di bilancia dove a pesare spesso è quello dei “così non va”.
Riusciamo a farlo tornare tornare bello, pulito, vivibile?
È possibile, così come hanno dimostrato nei giorni di festa e di maggior affluenza turistica i volontari della Consulta Matese che dispiegati come guardiani e custodi della montagna, su incroci stradali strategici, hanno accolto e salutato i turisti in transito fornendo preziosi indicazioni di comportamento (Leggi qui per approfondire sull’iniziativa).

Tornare all’ABC, come a dover inseminare le prime regole di rispetto per la natura e il territorio, è stato un passo urgente – in accordo con il Parco regionale del Matese – per garantire a questa montagna meno ferite possibili soprattutto nei giorni di calca.
I risultati? All’indomani di questo Ferragosto (seppur piovoso e quindi meno affollato del previsto) i dati e le sensazioni fornite dai volontari della Consulta rivelano che l’operazione di difesa di questo luogo cosi caro è ben riuscita: “La stragrande maggioranza delle persone intercettate nei punti di snodo che abbiamo presidiato ha risposto con un sorriso, una stretta di mano, un caloroso ringraziamento ed incoraggiamento a continuare”, le parole di Vincenzo D’Andrea, presidente della Consulta.

Il Matese vero, quello dalla faccia pulita e limpida come l’aria che vi si respira c’è, ed è sotto gli occhi di tutti. È quello che vogliamo far tornare in luce; ed è quello al quale in tanti stanno dando fiato e gambe: sono associazioni – da quelle più “datate” a quelle più giovani – che non smettono di controllare la montagna e garantirle visibilità attraverso servizi e attività tese a mostrarne tutta la bellezza e le potenzialità, e perchè no, a farne una risorsa economica per il territorio.
Rispetto dei ruoli, passione condivisa, interesse solo per il bene comune stanno demolendo, con buon successo iniziale, il concetto di “proprietà politica” troppe volte applicato al rilancio del Matese.
Le spinte dal basso, sono quelle che aprono alle più belle e coraggiose risalite.
E la gente comune lo sta dimostrando.
Ben venga tuttavia un piano politico “più grande”, un disegno che tuteli regole, progetti e li sostenga favorendone visibilità e durata; un piano in cui le regole non siano solo quelle del buon vivere d’occorrenza propagandistica, ma offrano la pianificazione di lavori, azioni di promozione, idee e doveri che nobilitano i matesini e il Matese e chiunque altro lo voglia vivere.

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