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“Ma voi, chi dite che io sia?” La domanda di Gesù che frantuma “l’umano”. Commento al Vangelo di domenica 16 settembre

Anno B - XXIV per Annum (Mc 8, 27-35)

1925
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Gerusalemme. Veduta della Basilica del Santo Sepolcro

Anno B – XXIV per Annum (Mc 8, 27-35)
A cura di don Andrea De Vico

“Gesù interrogava i suoi discepoli dicendo: ‘La gente, chi dice che io sia?’ Ed essi gli risposero: ‘Giovanni il Battista; altri dicono Elia e altri uno dei profeti’. Ed egli domandava loro: ‘Ma voi, chi dite che io sia?’ ” 

Siamo a metà strada della vita pubblica di Gesù.
La sua portentosa predicazione ha raggiunto grandi folle.
È il momento di fare un bilancio, il Maestro vuole sapere da parte dei suoi intimi che cosa si dice di lui in giro. Le opinioni sono tante, la gente è disposta a credere di tutto, persino che sia un profeta redivivo. Anche oggi, a livello di pubblica opinione, le idee che possiamo registrare sul conto di Gesù sono tra le più diverse: un riformatore religioso, un profeta sovversivo? Un maestro di morale, un idealista esagerato? Un grande uomo, un pericoloso trascinatore? Una reincarnazione di Buddha, un precursore di Maometto? C’è chi lo considera un fascista (la Legge applicata fino all’ultimo comma), chi un comunista (quando dice “amatevi fratelli”); chi lo ritiene un pacifista (vi lascio la mia pace …), chi un violento (sono venuto a portare la spada …). C’è stato anche chi ha provato a tirare un discorso sull’orientamento sessuale di Gesù, con quella storia della Maddalena, del “discepolo prediletto” o quel “lasciate che i bambini vengano a me”. Eterosessuali, omosessuali e pedofili che si figurano un Gesù fatto su misura, che avalli le loro passioni religiose, politiche e sessuali. Invece di cambiare sé stessi, vorrebbero cambiare Gesù.

Sulla ribalta della pubblica opinione – anche oggi – c’è una gran confusione di volti, di personaggi, di fatti. Gesù e Giovanni Battista avevano predicato quasi in contemporanea, in luoghi diversi, con dei messaggi diversi, erano cugini di sangue, eppure, nei sondaggi, la gente li confonde. È facile che anche la Chiesa venga confusa con un’associazione o un’organizzazione umanitaria. Se diciamo di impegnarci per la salvaguardia delle foreste pluviali o il riconoscimento degli indigeni che vi abitano, diranno che siamo bravi, ma se cominciamo ad esempio a parlare di un’ “origine divina” della Chiesa, questo discorso non fa “audience”. Non esiste una cristologia condivisa, ma Gesù non sembra voler darsene pensiero, non pare che gli interessi misurare il suo livello di popolarità, la missione che dice di avere non dipende dagli indici di gradimento. Egli punta altrove, e difatti incalza con una seconda inattesa domanda: “Ma voi, chi dite che io sia?” Pietro risponde a nome di tutti: “Tu sei il Cristo!” Se prima, per soddisfare la domanda, bastava semplicemente guardarsi attorno e raccogliere le opinioni degli altri, ora i discepoli sono costretti a guardarsi dentro e a dare una risposta “personale”. La fede non si decide sul palco, ma nell’intimo!

Talvolta ci guardiamo attorno e contiamo i pochi che siamo rimasti. Ci sono preti che quando la domenica vedono i banchi semivuoti se ne vanno in depressione, come se il successo del Regno dipendesse dalla conta delle truppe. Siccome la gente non frequenta come dovrebbe, la pigliano come una faccenda personale, come un mancato indice di gradimento da parte di un pubblico indifferente e scortese.
In realtà la domanda deve essere un’altra: quel po’ di sale rimasto è buono, o è scaduto? Gesù chiede di fare lievito, non di fare numero. Il problema non è sapere quanti siamo (saremo sempre pochi rispetto ai bisogni): si tratta di vedere piuttosto se mettiamo sale, se facciamo lievito, nella pasta umana. La cosa non è facile, lo vediamo nella stessa risposta di Pietro che, se in un primo momento proferisce una bellissima dichiarazione: “Tu sei il Cristo!”, quando Gesù comincia a profetizzare la sorte che avrebbe trovato in Gerusalemme, lui si oppone! Gesù lo rimprovera severamente: “Và dietro a me Satana! Perché tu non pensi secondo Dio, ma secondo gli uomini!”. Una grande professione di fede che cede il posto a uno squallido atto di presunzione, nel giro di due battute!

Pietro pensava che seguendo il Messia sarebbe diventato “ministro” di qualche cosa, nel suo regno. In fondo, lui ha calcolato male, ha fatto un errore politico: questo Gesù-Messia gli prospetta tutt’altro Regno, tutt’altra via. Le sorti del Regno dipendono dalla risposta che diamo in prima persona: chi è il Cristo per me? Sono io che devo assomigliare a lui, o lui ad assomigliare a me?

1 COMMENTO

  1. E’ DA APPREZZARE CHE DON ANDREA CONTINUA A PUBBLICARE LE OMELIE DOMENICALI E FESTIVE ,DANDO A TANTI LA POSSIBILITA’DI APPROFONDIRE I CONTENUTI DEL VANGELO,NONOSTANTE LA PERMANENZA IN SVIZZERA!

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