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“Chi non è contro di noi è per noi”. Gesù contro “l’esclusiva” di alcuni nel Vangelo di domenica 29 settembre

Commenti al Vangelo. Anno B - XXVI  per Annum (Mc9, 38-48)

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Anno B – XXVI  per Annum (Mc9, 38-48)
A cura di don Andrea De Vico

‘Maestro, abbiamo visto uno che scacciava demoni nel tuo nome e volevamo impedirglielo, perché non ci seguiva’. Ma Gesù disse: ‘Non glielo impedite: chi non è contro di noi è per noi’ ” 

Nell’Esodo, quando Mosè “pose” lo Spirito di profezia sul capo di settanta anziani, essi profetizzarono, ma una volta soltanto. Al di fuori dell’accampamento invece, lo stesso Spirito si posò su due anziani che non avevano ricevuto l’investitura ufficiale, ma si misero a profetizzare più volte e con successo. Il giovane Giosuè, in qualità di accolito di Mosè fin dalla fanciullezza, preso da uno sdegno d’ira, vuole un intervento di censura: impediscili!” Al che Mosè rispose: “Sei geloso tu per me? Magari fossero tutti profeti, in questo popolo!” Nel Vangelo accade qualcosa di simile: gli Apostoli avevano proibito a uno di cacciare i demoni nel nome di Gesù, perché “non ci seguiva” “non era dei nostri” “non faceva parte del nostro gruppo”. Essi non ammettono che un estraneo faccia del bene per conto di Gesù. Gelosia, spirito di rivalità?

Questo è l’atteggiamento tipico del campanile, e di ogni movimento integralista: “non sono dei nostri!” Talvolta anche noi creiamo delle barriere artificiali tra “noi” e “gli altri”, mettiamo dei limiti per definire confini e competenze che gli altri non si devono permettere di toccare o usurpare. Poniamo il caso di un gruppo che si forma in parrocchia per uno scopo particolare. Col tempo, i componenti di questo gruppo cominciano a credere di avere l’esclusiva, al punto di non riconoscere più il bene che fanno gli altri, temono la concorrenza di altre associazioni, tendono a svalutare tutto quello che gli altri fanno. Con un atteggiamento simile, nella Chiesa si creano dei cammini singolari che, con la scusa di un carisma particolare da parte dello Spirito, si mettono su di un binario parallelo rispetto alla Diocesi e al Vescovo, che ha il carisma dell’unità. Inutile dire che dopo un inizio strepitoso, questo bel movimento diventa qualcos’altro e degenera in una specie di setta.

Anche a livello delle alte gerarchie accademiche e religiose si ripete questo stesso errore di Giosuè e di Giovanni: chi detiene le chiavi di un ufficio importante finisce per credere che la verità o la santità sia appannaggio di una classe di specialisti o di eletti. In realtà, chi chiude la Spirito in un movimento, in una classe, in un gruppo o in un discorso, illudendosi di conservarne la purezza della fede e della tradizione, prima o poi finisce male. Mai scaldarsi troppo per quel prete, quel frate o quell’iniziatore di opere sacrosante: anche il vino buono, conservato male, se ne va in aceto.

L’Esodo parla di uno spirito di profezia, il Vangelo di demoni ed esorcismi. Che significa? L’uomo moderno, in nome della razionalità e del metodo scientifico, non crede più al mondo degli “spiriti”. Ma questi spiriti, estromessi dalla cultura ufficiale, in un secondo momento rientrano attraverso la moda, il cinema, il romanzo, il fumetto, l’arte, la fantasia, le sedute medianiche … All’anima della modernità: non credono in Dio, e poi sono disposti a credere di tutto!

Per gli antichi Padri della Chiesa, gli “spiriti” sono i nostri stessi pensieri, vizi e virtù, identificati coi peccati (“spirito di superbia”, “spirito di gelosia” o “spirito di rivalitàecc …) o le buone disposizioni (“spirito di servizio”, “spirito di famiglia” e così via …) Gli “spiriti” sono il nostro modo di pensare ed agire. Quando il Vangelo dice che Gesù esorcizza (scaccia) gli spiriti maligni, significa che il male si annida nei pensieri stessi della persona. La linea che divide il bene e il male non passa tra “noi” e “gli altri”, ma già nel mio cuore, attraverso di me, nel mio stesso “spirito”.

Non è che gli uomini si dividano in buoni e cattivi: la bontà e la cattiveria sono dei “programmi” che si installano dentro di me a partire dalle mie azioni, le mie scelte e disposizioni. Nel Vangelo di oggi, Gesù tira dalla sua parte anche quel tizio che “non era dei nostri”. Chi si consacra al bene e alla promozione dell’uomo, a qualsiasi sigla o bandiera appartenga

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