La Santa Messa, presieduta dal vescovo Valentino Di Cerbo domenica scorsa (30 settembre) presso la Cappella dei Salesiani, ha suggellato le celebrazioni dedicate al centenario del Terz’Ordine Francescano Secolare a Piedimonte Matese.
“Oggi è la vostra festa: i primi cento anni della vostra presenza a Piedimonte”. È così che il Vescovo, nella sua omelia, si rivolge ai devoti presenti, che hanno risposto all’appuntamento in modo accorato e sentito, ringraziando per la loro partecipazione anche fra Gaetano Paolo Amoruso, membro della fraternità francescana di Santa Maria Occorrevole, don Vittorio Marra, parroco di Santa Maria Maggiore e don Salvatore Zappulo. “Cento anni di presenza su questo territorio ha un significato importante, significa che il Signore ha camminato in questi luoghi, disseminando grazie a voi i segni del Vangelo. Non una semplice commemorazione, ma la riflessione sul senso delle opere che Dio ha compiuto attraverso i gesti e la spiritualità francescana”.
Il vescovo Valentino ripercorre in sintesi la storia del movimento francescano dal momento della sua nascita, il 25 agosto 1918, quando fu “la ferma volontà di mons. Del Sordo a far sì che la fraternità francescana attecchisse nella comunità piedimontese”. La decisione dell’allora vescovo Del Sordo, in piena guerra, risponde all’esigenza di contenere il “disorientamento e la violenza dilaganti”, esigenza alla quale decide di “affidarsi ad alcuni laici e giovani che potessero diffondere il Vangelo, andando nelle case e attraverso gesti di carità e di pace, sull’insegnamento del Santo di Assisi”. Oggi come allora, anzi più di allora, “a voi il compito di proseguire su questa strada, aiutando le persone a riscoprire il bello dell’essere cristiano: far nascere sorrisi, aiutare le persone a liberarsi dalla mortificazione della povertà, ascoltare cercando di migliorare gli altri, sapendo di non essere solo”. L’invito del Vescovo alla fraternità francescana è quello di “continuare nella formazione senza mai scoraggiarsi e mostrandosi sempre vicini alla gente”.
Terminata la celebrazione, una parentesi di convivialità ha concluso il piacevole momento comunitario.