Home Arte e Cultura Piedimonte Matese, riflettori ancora puntati sul Festival dell’Erranza

Piedimonte Matese, riflettori ancora puntati sul Festival dell’Erranza

Chiuso il Festival dell'Erranza 2018 si pensa già alla prossima edizione con qualche novità. La parola al Direttore artistico Roberto Perrotti

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Il direttore artistico Roberto Perrotti con Fatima Mahfud rappresentante del Fronte polisario, cioè del “Fronte di liberazione popolare di Saguia el Hamra e del Rio de Oro

Noemi Riccitelli – La Voce e la Risonanza del Festival dell’Erranza sembrano non volersi arrestare.
A conclusione della sesta edizione, Roberto Perrotti, psicanalista, scrittore, nonché direttore artistico del Festival, ci affida il consueto bilancio di un evento ormai diventato appannaggio del nostro territorio.
Un territorio diventato fertile, che si è fortificato e  impreziosito; dalle sue parole il commento all’indomani dell’evento: “Questa sesta edizione ha rappresentato indubbiamente un consolidamento della nostra idea di festival, dove gli incontri possano armonizzare l’aspetto artistico dei luoghi con quello di ricerca, in uno spazio che esprima il senso della storia locale e della bellezza, concesso, con nostra riconoscenza, dall’Amministrazione Comunale di Piedimonte Matese”.
Sul di più che ogni anno il Festival intende offrire, Perrotti continua: “Quest’anno poi abbiamo osato ancor di più, a partire dall’immagine scelta per la nostra comunicazione: un’acquaforte “Figura” dall’artista piedimontese Giovanni Timpani, intrigante e coinvolgente. Siamo onorati, inoltre, per essere stati scelti dalla Fondazione Premio Napoli (ente fra i più prestigiosi nel panorama culturale italiano) come sede per presentare i suoi autori finalisti. Siamo entusiasti poi che La Scuola di Alta Formazione di Arte e Teologia dell’Università Pontifica e L’Organizzazione Maestri di Strada siano interessati a elaborare progetti in comune”.

Unicità e preziosità, dunque, che trovano riscontro anche nel pubblico che di anno in anno prende parte al festival e che diventa punto di forza. Quale sensibilità è maturata rispetto al Festival da parte dell’opinione pubblica in questi anni?
“La sensibilità nei riguardi del festival pare vada affinandosi sempre più. Ho l’impressione che gli ospiti attendano di confermare la loro visione della rassegna: esperienza di ricerca multiculturale all’interno della quale si abbia la possibilità di approfondire uno specifico tema, riguardante l’umana erranza”.
Un tema che nel corso degli anni appassiona e attira sempre di più e che il Direttore artistico si augura possa crescere e rafforzarsi. In una prospettiva di crescita della manifestazione, è giusto chiedersi anche cosa mantenere e cosa cambiare del Festival…
“Desidero che il festival conservi la sua unicità, che si traduce nella dinamicità e varietà degli incontri e nella profondità delle riflessioni. Va promossa, invece, sempre più la comunicazione e rafforzata l’organizzazione: siamo diventati grandicelli, fra pochi mesi compiamo sette anni”.

Dunque, che questa ricerca prosegui copiosa, che la fertilità coltivata fino ad ora continui a dare frutti, rafforzando questa forte e unica “voce”.

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