Per Mick doveva essere una trasferta europea in una delle città più belle d’Europa, Napoli, un paradiso sul mare per chi viene da fuori, il cuore dello stivale, della pizza e del “Bella Italia”. Si, perchè è così che ci considerano all’estero e chiunque sarebbe disposto a trascorrere anche solo un weekend ai piedi del Vesuvio, specialmente se il soggiorno comprende una bella partita di calcio allo stadio San Paolo, tra due squadre, come Napoli e Liverpool, che hanno anche alcuni cori sulle stesse note e tra due tifoserie immensamente legate ai propri beniamini.
Mick ha ricevuto in regalo dalla sua famiglia il viaggio e il biglietto per assistere alla partita Napoli – Liverpool, valevole per la fase a gironi della Champions League, insieme al gruppo di tifosi proveniente dalla città di Leicester. Alla partita è presente anche il club ufficiale dei tifosi italiani del Liverpool, scortati e accompagnati dagli steward fino all’ingresso ai tornelli.
La sera precedente alla partita, martedì 2 ottobre, all’uscita da una pizzeria in cui Mick era andato a mangiare, insieme agli altri membri del gruppo con il quale era venuto a Napoli, è stato aggredito da una gang che lo ha ripetutamente colpito senza alcun motivo con cinghie (si possono notare i segni delle fibie in foto), coltelli e catene, ferendolo alla schiena, solo perchè inglese. Mick e i suoi amici se ne sono tornati a casa in anticipo, raggiungendo subito l’aeroporto di Capodichino; non hanno più avuto coraggio di mettere piede in città e probabilmente non lo rifaranno mai più. Tutto questo ci è stato raccontato direttamente dal gruppo di Leicester, di cui alcuni tifosi hanno origini campane.
Ma non è tutto, purtroppo.
I giornalisti inglesi, venuti per l’occasione a seguire la partita dalla tribuna stampa, con le conferenze e gli allenamenti pre partita, hanno espresso il loro dissenso su twitter nei riguardi della struttura fatiscente dello Stadio San Paolo, dell’inospitale sala stampa, del wi-fi inadeguato per il lavoro e dell’ambiente angusto che circonda lo stadio.
I tifosi inglesi, giunti a centinaia da Liverpool, sono stati costretti a non apparire vistosi, evitando di indossare sciarpe o vessilli che avrebbero potuto attirare l’attenzione di qualche balordo, che sicuramente col calcio non ha nulla a che vedere. Gli ospiti sono stati scortati dalla polizia, che era presente sul posto con decine di pattuglie e unità; un segno di disposizione ad un alto grado di sicurezza, ma per cosa?
A cosa serve controllare eventuali scritte non conformi sulle sciarpe rosse, se poi nello stadio entrano fumogeni e botti?
La mentalità che circonda alcune realtà legate al calcio di oggi, come quella di Napoli, rappresenta un forte legame con il calcio di tanti anni fa, che seppur con il sapore amarcord, è superato.
Oggi si fa il tifo tutti insieme e si canta dagli spalti senza aver paura che un fumogeno possa colpire qualcuno, stando insieme dal pomeriggio in centro, tra canti, festa e e perchè no, qualche birra in più. Quello che accade in campo non ha nulla a che fare ciò che accade fuori o sulle gradinate, purtroppo bisognerà trovare un modo per spiegarlo anche ai balordi o a coloro che si fanno chiamare Ultras, troppo spesso elogiati, ma che con il tifo sano hanno poco con cui condividere.