“Essere fermento ed anima del mondo; essere una Chiesa che non si dà pace per recuperare la dignità dell’uomo”: le proposte del Vescovo Valentino.
Chiesa diocesana in festa nel giorno della Dedicazione della Cattedrale, consueto appuntamento in cui il Vescovo dà inizio all’anno pastorale indicando il cammino e il lavoro dei prossimi mesi. È il Sinodo diocesano, concluso esattamente un anno fa, il punto di ripartenza della Diocesi di Alife-Caiazzo: “è lì che sono raccolti i sogni della nostra Chiesa, in esso sono racchiuse le possibilità per cui la nostra chiesa diventi fermento e anima del territorio”.
La spinta del Vescovo Mons. Valentino Di Cerbo a non fare dell’evento da poco celebrato e condiviso, un libro che resta ad impolverarsi nelle sacrestie o nelle case canoniche, ma un motore capace di generare il movimento e l’azione verso fuori, verso le periferie, verso le povertà dell’uomo su cui il Vangelo di Gesù, di questa domenica (XXVIII del Termpo ordinario, anno B) ha richiamato fortemente l’attenzione: “Va’, vendi quello che hai e dallo ai poveri (…), poi vieni, seguimi”.
La Dedicazione della Cattedrale, coincisa ieri con la proclamazione di 7 nuovi Santi da parte di Papa Francesco ha conferito alla preghiera il valore dell’universalità della Chiesa, suscitando la consapevolezza, come indicato dal Vescovo, che “questa Chiesa è una cosa grande, che la Chiesa è lì dove l’umanità fiorisce e acquista la sua pienezza e la sua bellezza”.
Come essere una chiesa bella?
Cosa fare per avere in eredità la vita eterna?
Cosa fare per essere pienamente Chiesa, sposa di Cristo?
Sono alcune delle domane che Mons. Di Cerbo ha posto durante l’omelia, leggendo la provocazione di Cristo al giovane ricco, come proposta di oggi alla Chiesa locale.
Nella risposta del vangelo “Va, vendi…poi vieni e seguimi” c’è tutta la smentita di Gesù rispetto all’illusione degli uomini che accumulare beni, ricchezze, trattenere doni e qualità sia sufficiente a garantire una vita piena, bella e pienamente vissuta.
“Essere fermento ed anima del mondo; essere una Chiesa che non si dà pace per recuperare la dignità dell’uomo…” le proposte del Vescovo e su tutte una che a partire dalla parola di Dio, amplifica il messaggio di Papa Francesco: “Una Chiesa bella è una Chiesa in movimento che significa uscire dalle nostre pigrizie, non accontentarsi di ciò che si è sempre fatto o è stato già fatto (…) ma attivare quel cambiamento interiore che Gesù chiede al giovane del Vangelo: vendere, svincolarsi e liberarsi dall’individualismo personale e fare dei poveri la prima frontiera “in quanto la chiesa misura la sua bellezza in riferimento ai poveri, alle povertà. La chiesa è bella quando dona umanità a chi non ce l’ha, quando promuove la dignità delle persone, promuove l’uguaglianza, promuove la fratellanza. La Chiesa è bella quando è a servizio di coloro che sono stati devastati dal peccato, per restituire loro umanità vera e consentirgli di camminare a testa alta ed essere felici… Gesù dice al personaggio del Vangelo e a noi: la tua bellezza si costruisce sulla capacità di dare bellezza agli altri; la tua felicità si costruisce sulla capacità di dare felicità agli altri. Vuoi essere felice? Rendi felice. È la logica del vangelo”.
Scaricarsi di ogni zavorra personale, smontare l’apparato delle abitudini ed essere una Chiesa che nella corsa del mondo, pur non restando indietro, sappia dettare ritmi di cammino ma anche di pause necessarie, sappia parlare ed entrare in contatto non solo da un’ambone o nello spazio di un’aula di catechismo; una Chiesa che sappia “osare” il cambiamento così come ha indicato il Vescovo, secondo “una logica nuova, quella che ci propone il Sinodo”; la logica che si cela tra le righe, tra le pagine di un Libro frutto dalla riflessione e dalla condivisione, non improvvisata, di sacerdoti e laici.
Nelle parole del Pastore, riferimento a contesti di vita che lo stesso Sinodo, per scelta di tutti, ha deciso di prendere per mano, di farne oggetto di attenzioni e di premura da parte dei preti e delle figure educative o degli operatori pastorali chiamati a più servizi in questa chiesa: sono i giovani e le famiglie. I primi, come le seconde, in attesa – di tanto tempo – di veder sanate le proprie ferite e colmate le tante povertà, soprattutto spirituali; da entrambi i contesti sociali la richiesta è la medesima, quella di sostegno; per la Chiesa di Alife-Caiazzo che si interroga cosa fare di se stessa la risposta è vai, liberati da te stessa, e mettiti a disposizione dei tuoi figli.