“Questo Sinodo certamente ci ha dato un segnale: con i giovani dobbiamo camminare. I giovani hanno bisogno di sentire da noi che prospettiamo qualcosa in cui crediamo insieme. E i giovani ci fanno sentire quelle che sono le loro esigenze, le loro speranze, i loro sogni. E noi siamo chiamati insieme con loro a poterli realizzare, perché questa è la nostra storia”. Così mons. Rino Fisichella, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione, in una videointervista al Sir realizzata mentre questa mattina percorreva con gli altri padri sinodali il pellegrinaggio sulla Via Francigena, da Monte Mario a San Pietro.
Si è trattato di “un pellegrinaggio per dire innanzitutto che il Sinodo è un camminare insieme”, spiega Fisichella. “Il pellegrinaggio, poi, è uno di quei contenuti che affascina di più i giovani. A loro piace camminare, piace stare insieme, piace anche pregare insieme, riflettere e discutere durante il cammino”. “Siamo partiti dalla santità di don Orione che ha dato la sua vita per i poveri, i più bisognosi”, ricorda il vescovo, sottolineando che “arriveremo alla tomba di Pietro per dare testimonianza che la fede si trasmette”. “Le generazioni passano”, nota Fisichella, “ma l’esperienza di fede viene trasmessa da una generazione all’altra”. Per il vescovo, “camminare con i giovani significa fare la nostra storia, significa essere capaci di comprendere che abbiamo una responsabilità ed è quella di vivere intensamente il nostro tempo con tutte le prospettive che ci mette davanti”.
“Non dimentichiamo che per ognuno di noi questo è un tempo particolare, è il tempo delle grandi scoperte, il tempo della medicina, il tempo dell’entusiasmo. È il tempo in cui la comunicazione ci consente di andare da una parte all’altra del mondo in contemporanea”. “Però – osserva – è anche il tempo di grandi limiti, di grandi sfide. È il tempo attraverso il quale dobbiamo comprendere quale sarà il futuro delle generazioni che insieme con noi stanno camminando, soprattutto quelle più giovani”.
“L’invito ai giovani – afferma il vescovo – è quello di vivere intensamente questo momento della loro vita, perché la vita va vissuta intensamente in ogni stadio che abbiamo. La giovinezza non dura tutta la vita, la giovinezza anagrafica ad un certo punto termina. Però quello che rimane è l’averla vissuta intensamente”. Secondo mons. Fisichella, “bisogna convocare i giovani a riflettere sul senso della vita perché forse solo la Chiesa oggi ricorda che la cosa più importante è dare senso a quanto noi realizziamo e al grande dono della vita che è stata posta nelle nostre mani”.
Fonte Agensir