Anno B – XXX per Annum (Mc 10, 46-52)
A cura di don Andrea De Vico
Gesù gli disse: “Cosa vuoi che io faccia per te?” E il cieco gli rispose: “Rabbunì, che io veda di nuovo” e Gesù gli disse: “Và, la tua fede ti ha salvato“.
La cecità di Bartimeo è la metafora di una ben più grave cecità, quella spirituale. Una persona fisicamente in forma può anche avere l’occhio di un falco, ma se smarrisce la fede in Dio (o la ben più laica fiducia nell’Altro), “perde la vista”, si spende male e finisce nel caos. Dante Alighieri, Sommo Poeta, “nel mezzo del cammin di nostra vita” si ritrovò “in una selva oscura, ché la dritta via era smarrita”. Si trattò di una crisi morale, qualcosa di cui egli per pudore non riferisce i particolari. In quella circostanza egli ha incontrato due guide che lo hanno tirato fuori d’impaccio: Virgilio, che lo accompagna “per luogo etterno, disperate strida, antichi spiriti dolenti”, e Beatrice, incontrata giovanissima, poi morta in giovane età, e che ora lo accompagna “alle beate genti”, diventando la personificazione della filosofia, della fede, della grazia. Senza queste due guide, il recupero personale di Dante non sarebbe stato possibile. Nessuno può riscattarsi da solo.
Se avessimo solo una minima parte del genio poetico di Dante, ciascuno di noi potrebbe scrivere la sua “Commedia” personale. Con la crisi della mezza età, che molto somiglia “al mezzo del cammin di nostra vita”, dobbiamo fare i conti con le mancate promesse e le disillusioni della giovinezza. Alla “iuventus” degli anni di primavera deve subentrare la “gravitas” della persona adulta, ossia la capacità di assumere delle decisioni pensate, pesate, serie, umanamente mature. C’è un prezzo da pagare, per accedere all’età adulta. Se questo non avviene, e le persone insistono a fare i giovanotti e le signorine, per la vita è un autentico disastro: quanti rimpasti e rimpianti di relazioni che non portano mai a niente! La vita diventa un susseguirsi di eventi slegati, per lo più di segno negativo. La persona non vede il nesso, non afferra il gancio, le manca il senso: diventa cieca!
Le incaute e tanto decantate esperienze da “carpe diem”, non riflettute, non interpretate, non spiritualizzate, finiscono per premere e appesantire la coscienza. Infatti, quando sta male, la persona parla di sé come se fosse la trama di una soap opera che non si sa mai dove inizia e dove finisce. La persona sembra bloccata sulla memoria del “male subito”, o che dice di aver subito, per cui la sera si mette a fare l’inventario di tutto quello che “gli altri” hanno fatto a lei, e non si rende conto di quel che in realtà “lei” ha fatto agli altri.
Ecco allora la necessità di realizzare un incontro col Signore “che apra gli occhi”, come a Bartimeo. Questo può avvenire grazie a una guida, un direttore o padre / madre spirituale che sappia ascoltare, accogliere quel che c’è nella persona, aprire il senso della sua presenza nel mondo, indicare una direzione, una meta. Il padre spirituale adotta lo sguardo sul Padre Celeste, e la persona comincia a vedere nella sua vita spezzata quel filo che tiene le cose insieme, quel nesso che con fatica andava cercando: l’immenso amore di un Padre che ama!
Oggi la parola “direttore” non piace tanto per il fatto che viene intesa in modo equivoco, come se “dirigere” significasse “forzare” o “limitare” le coscienze. Allora si preferisce parlare più blandamente di “accompagnamento spirituale”, ma questa sottigliezza è perfettamente inutile, sia perché i termini si equivalgono (come lo spazzino e l’operatore ecologico), sia perché le coscienze si possono plagiare o limitare anche essendo “accompagnatori spirituali”. In ogni modo, avventurarsi da soli – senza una “direzione”, appunto – nelle vie dello spirito, significa sfidare grandi rischi di smarrimento, deviazioni e anomalie.
Ci sono persone che, male interpretando i loro “bisogni spirituali”, vanno peregrinando qua e là alla ricerca di esperienze forti, come adolescenti immaturi non realmente intenzionati a risolvere i loro problemi, e confondono i loro stati d’animo con le manifestazioni dello Spirito. In realtà, i veri spirituali non sanno, e se lo sanno non diranno mai, di esserlo. Chi parla di spiritualità, e lo fa in un modo emozionale, in realtà sia cercando un compromesso con la carne. Per questo motivo, quelli che incautamente aderiscono con entusiasmo a qualsiasi tipo di movimento spirituale o di preghiera, prima o poi si mostrano delusi, amareggiati, possono persino perdere la fede, per le illusioni e gli imbrogli che hanno trovato su questa strada.
Per fortuna ti rimane sempre la possibilità di incontrare il Signore sul serio, grazie a una persona saggia, a un direttore paziente, o una guida che stava li ad aspettarti nel momento in cui si è trattato di valicare il monte e cambiare orizzonte. Quando incontri il Signore alla maniera di Bartimeo, la vita cambia. Gli altri fanno di tutto per impedirlo. Gli altri ti chiamano solo quando hanno bisogno di te, ma se sei tu ad avere bisogno di loro, nessuno ti sente. Bartimeo invoca aiuto, e gli altri lo sgridano per farlo tacere. Vogliono che la sua miseria resti nascosta, per legittimare il loro stato di tranquillità. Ma a Bartimeo non importa nulla di quello che pensa la gente: grida ancora più forte! Per questo Gesù lo dichiara guarito: “la tua fede ti ha salvato”. Vuol dire che la fede e la malattia stavano insieme, e che il principio della guarigione, la fede, stava all’interno della crisi stessa! La risposta ai tuoi problemi sei tu, ma tu questo non lo vedi. Sarà un altro a fartelo scoprire.