Un sabato diverso dal solito quello vissuto dalla comunità diocesana che, sabato 27 ottobre, si è riunita nella Basilica di Santa Maria Maggiore in Piedimonte Matese, dove ad allietare la serata ci ha pensato la corale San Nicola di Bari di Pratella che ha supportato le Testimonianze Missionarie con piacevoli canti polifonici. Tanti i racconti che si sono susseguiti nel corso di Ad Gentes hanno voluto proprio nel mese di ottobre durante il quale si celebra per tutto il tempo la missione, un gesto concreto di solidarietà per annunciare alle genti il Vangelo in tutto il mondo. Quest’anno lo slogan voluto per la giornata missionaria del 2018 è stato “Giovani per il Vangelo”; non a caso le prime testimonianze sono state quelle di tre ragazze: Sara, Emilia ed Irene, le quali ci hanno raccontato la loro esperienza fatta al Comigi 2018.
Oggi i giovani sono chiamati a coltivare i propri sogni e, perché no, a realizzarli diventando così i protagonisti e non più semplici spettatori. La loro partecipazione è stata la prima esperienza concreta voluta dalla diocesi di Alife-Caiazzo, grazie all’Ufficio missionario diretto da Annamaria Gregorio. La preghiera è la prima opera missionaria, in cui il principale agente di evangelizzazione è lo Spirito Santo. Per questo, come dice Papa Francesco, bisogna sostenere con la preghiera tutti quei missionari che si impegnano nell’evengelizzazione.
Suor Mercedes Salgado, religiosa appartenente alla Congregazione San Francesco di Sales che ha definito il suo un cammino semplice, ma contraddistinto da quattro importanti momenti ascrivibili alla famiglia, alla parrocchia, alla scuola ed alla società. Punto di forza è stata la profonda devozione verso Dio nella sua vita vocazionale, che le è stata trasmessa ma anche e soprattutto a quella corresponsabilità che invece ha ricevuto in dono dai genitori. Si è sempre lasciata guidare dall’amore di Gesù, un amore libero e sincero.
Altra significativa testimonianza quella di Neela Naha, medico indiano che ha speso la sua vita sempre in missione, ultima figlia in famiglia dopo due fratelli e due sorelle ha lavorato per l’Associazione Sanitaria Internazionale. La dottoressa ha raccontato la sua infanzia e la sua vita prima di diventare medico; una vita ancora più difficile a causa della morte prematura del padre, suo unico amico, scomparso quando lei aveva solo dieci anni. In famiglia erano tutti di religione induista, ma Neela da subito aveva capito il suo volere era seguire Cristo. È così che all’età di 41 anni Neela lascia la religione Indù, scegliendo di essere battezzata nonostante il dispiacere della famiglia.
Ha trascorso 25 anni in Africa al servizio degli altri, la sua forza trasmessa durante il racconto ci ha permesso di riflettere su quanto fosse importante in missione ascoltare, perdonare, essere umani fino in fondo tralasciando quello che era forse l’esercizio dell’essere medico.
Una donna ricca di esperienze che ha fatto della missione la sua vita invitando i presenti a riflettere sul fatto che la missione prima di viverla lontano dai nostri territori va fatta in casa nostra, in aiuto alla nostra famiglia. Tutti abbiamo bisogno di un sorriso, una parola e forse anche di un abbraccio di tanto in tanto. Lei ha testimoniato il progetto che Dio aveva scelto per lei. “Dobbiamo essere tutti missionari su questa terra, dobbiamo avere tutti un cuore dilatato nel mondo”.
La serata si è conclusa con una coinvolgente esibizione da parte dei bambini dell’oratorio salesiano don Bosco, in presenza sindaco di Pratella Romualdo Cacciola, del parroco don Gregorio Urrego, insieme a tanti altri ospiti illustri, che hanno ascoltato anche il risonante intervento conclusivo del vescovo, mons. Valentino Di Cerbo, il quale sottolinea che “la missione, più di ogni altra cosa, ci allarga il cuore e solo se viviamo mettendoci passione facciamo crescere qualcosa. La Chiesa o è missionaria oppure non lo è”.