C’è grande tensione intorno alle sorti dell’Istituto Comprensivo II. La denuncia di forti disservizi, lanciata dai genitori degli alunni nel corso degli ultimi mesi, tanto nella sede piedimontese quanto in quella di Castello del Matese, è riesplosa in tutta la sua impetuosità durante l’assemblea pubblica di ieri sera, presso l’Aula consiliare del capoluogo matesino.
Tra rabbia e determinazione. Sono sul piede di guerra i genitori dei ragazzi, reduci da mesi di agitazione. “Gli ostacoli e disservizi sono quotidiani” come afferma un gruppo spontaneo di mamme, appartenenti al plesso piedimontese di piazza Carmine. Gli ostacoli vanno “dall’impossibilità di accedere agli uffici di segreteria, a quella di gestire i permessi di entrata in ritardo o di uscita anticipata” a cui si aggiungono “le presenze o le assenze in classe ‘appuntate’ autonomamente dalle maestre (maestre encomiabili) su proprie agende e quindi senza alcuna valenza ufficiale” oppure “l’inesistenza di un registro di classe su cui annotare i voti (anch’essi annotati autonomamente dalle insegnanti)” e soprattutto l’assenza di copertura assicurativa, tale per cui “i bambini non possono andare in palestra, non possono andare nei laboratori, non possono partecipare a gite e manifestazioni esterne (ad esempio, lo scorso 25 aprile, le maestre hanno speso parole e tempo in racconti ed esempi di valori civili ammirevoli, ma i bambini erano chiusi in classe, pur con finestre ed aule della scuola tappezzate di bandiere italiane).” Accanto alle problematiche pratiche, vanno aggiunte anche quelle burocratiche, espresse da Gianluca Sorrentino, rappresentante dei genitori “I disservizi in questione ci obbligherebbero a riunirci per un consiglio di istituto in cui discuterli, raggruppandoli in almeno 14 punti all’ordine del giorno, da integrare con quelli individuati dalla controparte. Finora, ciò è stato impossibile per l’irrintracciabilità di chi dovrebbe interloquire con noi genitori. Ad oggi, è soprattutto questo confronto mancato a generare disappunto”. A completare questi interventi, c’è lo sfogo di Vittorio D’Allestro, genitore di due bambini di III e V elementare, che evidenzia come le conseguenze dei disservizi si riverberino anche nell’ambiente familiare e sul piano psicologico “Tutto questo crea impotenza – sostiene con fermezza – i nostri figli si sentono discriminati per via dell’impossibilità di fare ciò che altrimenti rende la scuola bella e stimolante. Questa situazione non si ferma solo alla scuola ma si insinua all’interno della famiglia, generando stress: per un bambino, ascoltare un cugino che fa attività extracurriculari e non avere possibilità simili è un dispiacere concreto, che un genitore non riesce ad arginare.“