Le nostre chiese, scrigno di tesori d’arte fuori dai cataloghi; contenitori da rara bellezza e di quei semi d’origine (ci piace chiamarli così), da cui parte e cui si ancora la storia locale: sono tele, reliquiari, cartapeste, argenti, affreschi e pregiati presepi.
Di questi vogliamo raccontarvi e soprattutto invitarvi all’incontro con essi perché una fotografia non basta per descrivere, non è sufficiente ad incrociare il volto meravigliato di un pastore, o lo sguardo fiero dei magi.
Sono incontri reali, sono partecipazioni emotive e suggestive quelle che si generano tra chi guarda e chi è pastorello protagonista; sono esperienze di condivisione che dalla scena affollata e rumorosa conducono poi verso l’alto, dove la penombra, ugualmente vivace di presenze, raccoglie in un clima mesto e divino, la Natività.
Il nostro tour comincia da Alife, dal presepe della Cattedrale.
Entrando e percorrendo la navata di destra, si accede alla Cappella dell’Immacolata, al cui interno trova posto il maestoso presepe in stile settecentesco napoletano, ideato e progettato dal prof. Marcellino Angelillo, realizzato con pastori tipici della tradizione napoletana dalla Bottega Giuseppe e Marco Ferrigno di San Gregorio Armeno in Napoli, dono generoso di alcune famiglie alifane nel 2006.
Non un presepe come gli altri
Ciò che caratterizza le opere presepiali di Angelillo (parleremo anche di quello realizzato per la chiesa di Ave Gratia Plena in Piedimonte Matese), è la fusione, nella classica scenografia napoletana, delle tradizioni e della cultura locale matesina, in questo caso della stessa città di Alife, riconoscibile in particolari scorci o personaggi.
Il presepe e le sue parti
La Natività si inserisce nel rudere romano di un tempio: esplicito riferimento cronologico all’epoca dell’imperatore Cesare Augusto, e richiamo simbolico alla fine dell’era pagana (i ruderi) e all’inizio di quella cristiana. Il presepe di Alife vede nascere Gesù tra i resti di un tempio in cui si ravvisano gli elementi architettonici della cripta della Cattedrale realizzata nel XII secolo dal conte Rainulfo III Drengot e dell’anfiteatro romano dell’antica città.
L’annuncio ai pastori porta l’occhio dell’interlocutore umano sulla folla di gente che anima il presepe dove c’è posto per tutti: commercianti, artigiani, mamme con bambini, storpi e poveri, zingari, zampognari; e poi un volto-simbolo, espressione alta e sintesi dell’unico vero atteggiamento che il Natale suscita in ciascuno. È il pastore della meraviglia: occhi e braccia rivolti al cielo per dire stupore e accoglienza rispetto al Verbo di Dio che si incarna.
Sul lato destro dell’opera alifana, in posizione defilata, come in un angolo riservato e lontano dal turbinio degli eventi c’è Benino, pastore dormiente, simbolo di una generazione che sta per svegliarsi e partecipare di questa bellezza ma che nel cuore già la vive…
L’elemento locale ritorna
I magi vestono lussuosi abiti e mantelli decorati con gli stemmi dei Vescovi (a partire da quello più alto) Gennaro Di Giacomo (1849-1873), Settimio Caracciolo (1898-1911) e Petro Farina (1999-2010): essi testimoniano l’annuncio al mondo della nascita di Gesù, così come i vescovi, successori degli apostoli, mandati ad annunciare il Vangelo.
Nel presepe napoletano, e quindi anche nel nostro, c’è spazio per il quarto re magio, colui che secondo la tradizione non arrivò all’appuntamento con gli altri 3 per aver soccorso un moribondo, tuttavia incontrò Cristo solo sul Golgota, dove morì anche lui.
La scena della Cattedrale associa a questo personaggio lo stemma episcopale di Mons. Valentino Di Cerbo dipinto nella bellissima acquasantiera che egli reca in dono a Gesù, espressione della tradizione ceramista sannita, opera della Bottega Giustniani di San Lorenzello (BN).
E pure di Giustiniani sono le numerose maioliche dipinte a mano che si intravedono nella scena: oltre essere un omaggio a questa forma di artigianato, ancora una volta parlano “alifano”. Si tratta delle edicole votive dedicate San Sisto, patrono di Alife, all’Assunta così come raffigurata in affresco in Cattedrale, e a Sant’Antonio di Padova tanto caro ai locali.
VISITARE IL PRESEPE
È possibile visitare il presepe tutti i giorni negli orari di apertura della Cattedrale: dalle 9.30 alle 12.00 e dalle 16.30 alle 19.00 (escluso il lunedì mattina).
Le telecamere dell’emittente francese TF1 puntano sui presepi del Matese