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“Natale verrà per rassicurarci che Dio è fedele”. IV domenica di Avvento, commento alla Parola di Dio

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Di Padre Fabrizio Cristarella Orestano,
Comunità Monastica di Ruviano 
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Arcabas, “Visitazione”

IV Domenica di Avvento
Mic 5,1-4a; Sal 79; Eb 10,5-10; Lc 1,39-45

La quarta domenica di Avvento ci conduce al termine di questo tempo che, come dicevamo all’inizio, non ci prepara al Natale ma alla Venuta del Signore!

È allora un tempo teso costantemente al futuro di Dio e alla Parusia misericordiosa e temibile di Gesù, ma è un tempo che, su quell’attesa e quella certa venuta, non canta “Maranathà” solo con la voce, ma lo prepara e canta proponendo con forza nuova ai discepoli una concretissima vita, una vita di uomini e donne che, come si diceva domenica scorsa, sono disposti a lasciarsi bruciare dal fuoco di Cristo che, mentre purifica da ogni scoria, mostra la luce e il calore dell’Evangelo e questo pagandone il prezzo con gioia.

L’Evangelo di questa domenica credo che riguardi proprio e fortemente il frattempo della Chiesa … quel tempo che va dalla pasqua di Gesù fino al suo ritorno. La scena della “Visitazione” non va letta né in modo meramente devozionale (quanti “fervorini” sulla carità di Maria che va a servire l’anziana parente Elisabetta! Cosa questa che svia dall’intento di Luca che scrive questa pagina!), né come preparazione al Natale …

Il testo deve essere letto, in primo luogo, in questa domenica, in maniera ecclesiologica. Certo la grande rivelazione che Luca ci sta dando è che Maria, gravida del Figlio dell’Altissimo (cfr Lc 1,32), è l’Arca Santa che porta in sé la presenza di Dio (cfr 2Sam 6, 1-15); Luca desidera dirci la realtà davvero stupefacente dell’Incarnazione … realtà che deve riverberarsi sulla Chiesa e la sua vita e questo per quel principio che si evince chiaro dal Nuovo Testamento e che i Padri ripeteranno con lucidità per cui tutto ciò che accade a Maria e in Maria è vocazione della Chiesa.

Al termine dell’Avvento, dunque, questa pagina non può che essere letta così, in modo ecclesiale, in chiave ecclesiale.

Il tempo dell’attesa, che è tutto il frattempo della storia, vede sulla scena del mondo la Chiesa “gravida” di Cristo. Dove la Chiesa giunge lì è chiamata a suscitare gioia, danza, presenza dello Spirito!

La scena della Visitazione, che è l’Evangelo di quest’ultima domenica d’Avvento, è scena di incontro tra due donne gravide: Maria, gravida del Figlio dell’Altissimo, Elisabetta, gravida del Profeta precursore … Le due donne sono entrambe un richiamo alla Chiesa e alla sua identità, nonché alla sua missione nella storia. Essa è chiamata a generare la profezia e non spegnerla mai, è chiamata a generare il Messia e tenerne viva l’attesa perché tornerà. Sì, il Messia Gesù tornerà ma la Chiesa già ne è “gravida”! La Parusia sarà un portare a pienezza, alla luce, questa presenza di Cristo che, affidata alla Chiesa dopo la Pasqua, essa è stata chiamata a custodire e a portare. La Chiesa, però, è pure chiamata, come dicevamo, a generare la profezia; in altre parole la Chiesa deve essere, in questo frattempo, “contemplativa”, cioè capace di leggere la storia che essa attraversa, alla luce di quel Cristo che porta in sé e contemporaneamente attende. Ecco il suo ministero profetico! Il battista che “danza” nel grembo della madre nell’ora dell’incontro di Ain Karim, sarà colui che, grazie a quella gioia, saprà dire le esigenze anche compromettenti dell’Evangelo del Veniente.

La Chiesa, “gravida” di Cristo, deve incarnare una profezia che non tema il mondo! La Chiesa “gravida” di Colui che verrà in piena luce nell’ultimo giorno, non può che essere profeta coraggiosa. Ci sono ore in cui la Chiesa dovrà essere voce di profezia che consola e contraddice le disperazioni che tentano l’umanità e ci sono ore in cui la Chiesa dovrà dire parole nette e chiare per difendere i poveri, gli schiacciati, i curvati della storia, dovrà mettersi dalla loro parte come fece il suo Signore che mai si alleò con i carnefici ma scelse di morire vittima tra le vittime per far brillare il mondo nuovo!

Come potremo essere cantori del mondo nuovo, noi suoi discepoli, noi sua Chiesa, se pensiamo ancora di poter rimanere neutrali in questa guerra di disumanizzazione che la mondanità sta combattendo senza esclusione di colpi?

La profezia che la Chiesa deve incarnare in questo frattempo grida speranza ma lottando per la giustizia e la verità!

Il Veniente tornerà e la sua Sposa dice “Vieni!” assieme allo Spirito che la anima: Lo Spirito e la Sposa dicono: Vieni! (cfr Ap 22,17) e il Veniente risponde: Sì, vengo presto! (cfr Ap 22,20) … ma come possiamo dire “Vieni!”? Solo con il coraggio della profezia che è l’incarnare l’Evangelo prendendo seriamente posizione nella storia per quello stesso Evangelo!

Tra qualche giorno il Natale verrà per rassicurarci che Dio è fedele e alla fedeltà si risponde solo con la fedeltà!

 

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