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Una Biblioteca con “dedica” speciale. Tutto pronto per l’evento della Diocesi di Alife-Caiazzo

Domani (sabato 29 dicembre) alle 18.30 a Piedimonte Matese. Nell'occasione un ricordo particolare per don Giacomo Vitale

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Una biblioteca con “dedica” speciale a Giacomo Vitale, sacerdote originario di San Gregorio Matese (allora San Gregorio d’Alife…), professore e preside presso il Seminario diocesano, politico, uomo che ha fatto della cultura un servizio al territorio e alla sua gente.
E tale vuole continuare ad essere la mission della Biblioteca diocesana San Tommaso D’Aquino che domani (sabato 29 dicembre) alle 18.30 vedrà l’inaugurazione dei nuovi locali: un laboratorio di carità culturale destinata alla molteplicità, luogo in cui le singole personalità crescono e maturano non solo per se stesse ma per migliorare il contesto socio-culturale.

Dopo 3 anni di lavori, oggi siamo di fronte al recupero degli ambienti al piano terra dell’antico palazzo vescovile, vissuti “in cultura” proprio ai tempi di Vitale e poi lentamente dismessi; stanze che ritornano ad echeggiare letture e confronti, studio e preghiera, ma soprattutto occasioni di nuovo.
Un nuovo che si edifica a partire da pagine antiche e consunte di testi e pergamene, passa per il moderno delle pregiate enciclopedie storiche, filosofiche e letterarie e approda al digitale che tutto rende possibile, fruibile e a portata di tutti.
In questo fluire di storia – attraversata da autori, studiosi, studenti e ricercatori – il lavoro a quattro mani del Vescovo Mons. Valentino Di Cerbo e del direttore della Biblioteca, il  dott. Luigi Arrigo: mentre al primo va il merito del rilancio in chiave moderna e funzionale di questo servizio incarnando il concetto di carità culturale della Chiesa e la ferma volontà di dedicare la grande sala-studio a don Vitale, al secondo il merito di aver costruito negli anni, unendo tasselli del passato e del presente, uno dei più funzionali luoghi di cultura della provincia di Caserta non solo con i suoi 40mila volumi che conserva ma anche con la loro fruizione digitale: “Un lavoro che è frutto di molteplici competenze professionali e dei volontari che oggi gravitano intorno alla nostra Biblioteca con l’unico scopo di renderla piacevole e vicina, e possibilmente sempre un passo avanti”, come spiega lo stesso Arrigo. “La dedica che vogliamo fare a Vitale, ci pone sul solco della sua sua stessa formazione socioculturale: le mani strette a quelle della nostra gente e lo sguardo rivolto oltre i nostri confini…” .

Seppur di Vitale si sia scritto e detto in più occasioni (l’unico riconoscimento ufficiale tributatogli dal territorio è stata l’intitolazione della Scuola media di Via Caso a Piedimonte Matese e un recente libro del professore Armando Pepe che esamina di lui il rapporto epistolare con Giuseppe Toniolo), la Chiesa locale non aveva ancora “riconosciuto” pubblicamente il ruolo sociale, politico e culturale del suo sacerdote che ad una brillante carriera culturale che gli si prospettava in altri e più prestigiosi contesti (come per esempio l’insegnamento a Montecassino) scelse di restare sul posto per occuparsi del territorio.

L’appuntamento di domani prevede un primo momento nella sala multimediale del Seminario per la presentazione dei lavori appena conclusi e le attività della Biblioteca; seguuirà il taglio del nastro e la benedizione dei nuovi ambienti, poi un brindisi e il concerto-spettacolo dei Damadakà “Quanno nascette Ninno – Canti e racconti per il Natale”.

Giacomo Vitale. La vita, ma solo un po’…
Nacque il 26 luglio 1883 a San Gregorio Matese, compì gli studi liceali nel Seminario vescovile di Piedimonte; portò a termine gli studi teologici per essere poi ordinato sacerdote il 14 aprile 1906. Iscrittosi in quello stesso anno presso la facoltà di lettere dell’università degli studi di Napoli, nel 1907 si trasferì nell’ateneo di Pisa, affascinato dal magistero dell’economista e sociologo cattolico Giuseppe Toniolo. La sua indole, di appassionato e curioso per l’uomo e il suo tempo, tornato a San Gregorio si incarna nell’impegno per il territorio facendosi interprete della dottrina sociale della Chiesa, sulla scorta della Rerum Novarum di papa Leone XIII, quando per esempio nella primavera del 1911 cercò di mediare tra le opposte esigenze degli operai e del padronato del cotonificio di Piedimonte. “Tra il 1912 e il 1913 si prodigò in un’instancabile campagna di sensibilizzazione sul territorio diocesano, concretando numerose attività secondo una pastorale della prassi e tenendo riunioni mensili dell’Unione Popolare, organizzazione cattolica che aveva sostituito l’Opera dei Congressi”.

Nel 1912, su incarico dell’allora vescovo Settimio Caracciolo di Torchiarolo istituì in San Gregorio una Cassa Rurale Cattolica. L’interesse per il locale coniugata alla lotta al fascismo fecero di lui un prete in ascolto della gente e portavoce della gente tanto che nelle elezioni amministrative del 9 marzo 1913 fu eletto consigliere comunale a San Gregorio, divenendo assessore, sia pure per breve tempo. Sulla scia dell’impegno politico di don Luigi Sturzo, tra il 1919 e il 1920 fondò tra Piedimonte e San Gregorio sezioni del Partito popolare italiano (Ppi). Nelle elezioni comunali del 26 settembre 1920 il Ppi conquistò il comune di San Gregorio e Don Giacomo divenne consulente dell’amministrazione.
La sua cultura si tradusse in sogno di progresso per le persone più semplici e sole; di lui scrive il professore Armando Pepe in un lavoro che presto vedrà la luce in una pubblicazione della Diocesi di Alife-Caiazzo: “Il 15 giugno 1921, contro le prepotenze del proprietario di armenti foggiano Luigi Pedone e dei fascisti locali,  prese le difese dei pastori di San Gregorio scrivendo al ministro dell’interno che costoro: «Non debbano convincersi che solo con la violenza si possono oggi in Italia convenientemente tutelare i propri diritti». Sotto l’onda montante del fascismo l’amministrazione comunale cadde ma Don Giacomo: «rievocando antichi costumi fece giurare sul Crocefisso ai pastori e ai contadini che si sarebbero mantenuti fedeli al Partito Popolare». Restò soltanto amministratore, e poi liquidatore, della Cassa Rurale fino al 1943, contando sulla sincera amicizia di Alfonso Caso e Don Luigi della Paolera”.
Si spense il 5 aprile 1947 a Piedimonte Matese, nella scuola del Seminario che lui amava.

 

 

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