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Cercatori di umanità, la festa dell’Epifania

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Anno C – Epifania del Signore (Mt 2, 1-12)                                                                      A cura di don Andrea De Vico

 “All’udire questo, Erode restò turbato, e con lui tutta Gerusalemme” 

Strano corteo a Gerusalemme. Arrivano tre personaggi importanti, con tutto un seguito, ognuno è partito per conto suo da terre lontane ma sono arrivati insieme, seguendo la stessa stella. I “Magi” dovevano essere dei ricchi sceicchi, principi o re di popolazioni lontane. Erano informati sulle diverse culture dei popoli, ne conoscevano la lingua e le scritture. Scrutavano il cielo quando l’astronomia non si distingueva ancora dall’astrologia, per cui si occupavano anche di incantesimi, divinazioni e arti magiche. Erano “sapienti”, “studiosi”, “scienziati” e “maghi”allo stesso tempo.

Apparve una stella di particolare splendore, dovette trattarsi dell’esplosione di una supernova osservata anche nella lontana Cina, qualche anno prima della nascita di Cristo. Se ognuno nasce sotto la sua buona stella, un’apparizione straordinaria non poteva che segnalare la venuta di un personaggio straordinario. Quei sapienti realizzarono un “collegamento” tra l’attesa del Messia annunciato dai testi profetici d’Israele e l’attuale evento celeste, e si avviarono in quella direzione.

La venuta dei Magi in Gerusalemme suscita una tremenda apprensione. Erode teme per il trono, e con lui anche la sua corte, per la paura di perdere i privilegi consolidati: sapienti, principi, scribi e sacerdoti. Proprio così: ci sono gerarchie che frequentano il palazzo del potere. Erode convoca una seduta per vedere se i Magi hanno ragione. Trovano in Michea un passo che parla di un“capo” che sarebbe dovuto uscire da Betlemme. Funziona così: c’è un evento in atto che viene collegato a una scrittura, la cui interpretazione dipende dalle aspettative di chi cerca una risposta.

I Magi amano la conoscenza, la cercano con onestà e la trovano con soddisfazione. Invece Erode e quelli come lui sono degli opportunisti, cercano con malafede e commettono delle atrocità. Erode parla ai Magi non per conoscere la verità, ma per ordire un inganno e trasformarli in spie inconsapevoli. Tra la volontà di Dio e la sua, Erode ha fatto la sua scelta. Egli è simbolo dei potenti che resistono alla grazia, e cercano di ucciderla negli altri.

Sant’Agostino dirà che Erode, e i suoi teologi di corte, sanno dov’è il Messia, sanno pure indicarlo agli altri, ma restano fermi sulle loro posizioni, come quelle pietre miliari (cartelli stradali) che indicano la strada, ma non si muovono di un dito (Sermone 199, 1, 2) Sapevano, ma non credevano. Anche certi politici e uomini di Chiesa sono fatti così: sanno, sanno anche dare delle indicazioni, ma non credono alle cose che fanno, non credono ai misteri che celebrano.

Eppure questa è una pagina di fede per i Magi che, seguendo la Scrittura e la stella, si ritrovano di fronte a un bambino, in una misera capanna! Arrivati, vi si sono inginocchiati! Chissà quanta gente di grande ingegno, nel corso del tempo, si è inchinata come loro davanti al Bimbo! Dall’Epifania in poi, essere cercatori di Dio, o cercatori dell’uomo, è la stessa cosa.

Quando c’è l’umiltà del cuore, l’intelligenza umana fa da trampolino alla fede. Chi non ha il coraggio di inginocchiarsi e di adorare, non solo non riconoscerà Dio, ma non troverà neanche l’uomo. I Magi hanno visto gli astri, hanno letto le Scritture, hanno aperto la mente, sono venuti da orizzonti lontani, hanno fatto il periplo della terra, hanno attraversato i deserti, per cui rappresentano l’umanità al di fuori del “popolo eletto”, l’incontro dei popoli e delle religioni.

“Signore, la mia coscienza tranquilla sia degna della tua luce cui vado incontro!”

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