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Piedimonte Matese. 80 anni dopo, il ricordo delle Leggi razziali

L'infamia dei provvedimenti che furono varati nel 1938 contro gli ebrei dal regime fascista, al centro dell'evento in programma giovedi 24 gennaio presso l'Auditorium comunale

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Per ricordare la vergogna e l’infamia scaturita dai provvedimenti razziali messi in atto durante il regime fascista e spingere l’opinione pubblica al ricordo, nell’ambito della settimana della memoria l’Amministrazione comunale di Piedimonte Matese, il Forum della gioventù e la sezione piedimontese del Rotary Club daranno vita ad un evento che si svolgerà giovedi 24 gennaio alle 10.00 presso l’Auditorium civico nel Chiostro di San Domenico.

Alla manifestazione parteciperanno gli allievi del Liceo musicale Galileo Galilei che cureranno un’ouverture, alla quale seguirà l’intervento di Ugo Foà, autorevole e diretto testimone delle leggi razziali durante il ventennio.

Cosa sono state le leggi razziali. Era il settembre del 1938 quando il regime fascista, all’apice del consenso popolare dopo la conquista dell’Etiopia, strinse un patto mortale con la Germania nazista ed adottò, su tutto il territorio nazionale, una serie di provvedimenti legislativi con cui vennero sistematicamente vessati e perseguitati i cittadini di religione ebraica, insieme a tutti coloro i quali non rispondevano ai canoni di una non meglio specificata razza italiana.

La legislazione antisemita comprendeva una serie di divieti, tra i quali quello di contrarre matrimonio tra italiani ed ebrei, il divieto agli ebrei di avere dipendenti di razza ariana ed il divieto agli italiani di assumere individui di fede ebraica, ai quali era revocata la stessa cittadinanza italiana con altre forti limitazioni, come il divieto di iscrizione a scuola degli stessi figli, a meno che non si fossero convertiti al cattolicesimo ed arianizzati.

Le leggi razziali ebbero definitiva abrogazione il 20 gennaio 1944 (durante la permanenza del governo nel territorio conquistato dagli angloamericani, poi ribattezzata Regno del Sud), ma la loro attuazione, durata quasi sei anni, resta un marchio di infamia che ancor oggi macchia la nostra Storia nazionale.

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