Quei profili di monti erano spariti dai radar delle politica locale da tempo.
Il logo di “Piedimonte Democratica” era scomparso ed è ricomparso sui muri della città in una piovosa giornata invernale.
Era prevedibile dopo la scelta “traumatica” del dissesto finanziario disposta dalla maggioranza di “Uniti per Piedimonte” a seguito della relazione del revisore dei conti e della periodizzazione indicata (2004-2017) nel dossier.
Un periodo che abbraccia l’intero percorso guidato “Piedimonte Democratica” (con inizio nel 2007) dopo il commissariamento post-Musto.
Così è stato: ”Povera Piedimonte…tra i dilettanti allo sbaraglio ed i Ponzio Pilato” è il titolo del manifesto della lista-gruppo guidato per quasi dieci anni dall’ex sindaco Vincenzo Cappello.
“Piedimonte Democratica” critica la scelta della maggioranza targata Di Lorenzo (“votata da meno di un quarto degli elettori” si sottolinea, nella competizione a tre liste), una scelta che “condanna tutti i cittadini di oggi e domani al fallimento” ma frecciate anche ai consiglieri di minoranza (“Noi di Piedimonte” assente, mentre “SiAmo Piedimonte” e l’indipendente Monica Ottaviani si sono astenuti) per la loro astensione segno di “indifferenza”.
“Come nella migliore tradizione “italica” la colpa è stata scaricata sulle precedenti amministrazioni e il sindaco – prosegue il manifesto – ha raccontato del dissesto come un’occasione per chiudere con il passato, quasi un colpo di spugna su debiti e la possibilità di una ripartenza senza vincoli né prezzi da pagare. Praticamente un miracolo. Perché non averci pensato prima!” ironizza PD che, poi, rivendica il proprio operato, difendendo alcune scelte come la rinuncia alle indennità e la correttezza dei conti pubblici.
“Le nostre amministrazioni (le giunte Cappello, ndr) hanno trovato una situazione di gran lunga peggiore di quella presente ma si sono assunte la responsabilità di non dichiarare il dissesto”.
Come?
“Tagliando spese superflue, rinunciando a centinaia di migliaia di euro (critiche al mantenimento delle indennità di carica nell’amministrazione Di Lorenzo anche per lo staff), con transazioni per vecchi contenziosi e risparmio di interessi e more, rinegoziando mutui per renderli vantaggiosi, emettendo vecchi ruoli di tributi comunali non riscossi, perseguendo l’evasione fiscale. Questo con grande fatica e uso di professionalità presenti nel gruppo per assicurare i servizi dovuti ai cittadini, opere pubbliche”. In particolare sottolineando l’accensione del mutuo per acquisire il complesso degli ex salesiani togliendolo ad una speculazione edilizia già pronta e restituire finalità educative sociali che fanno parte della storia della città”
Così il manifesto entra nel cuore del messaggio: ”Tutto questo mantenendo i bilanci in ordine come certificato dalla Corte dei conti” a seguito di verifica della sezione di controllo verifica – secondo PD chiusa “senza alcuna sanzione” richiamando “l’approvazione del consuntivo da parte del commissario senza ravvisare gli estremi del dissesto. Allo stesso modo l’amministrazione Di Lorenzo ha approvato regolarmente il bilancio 2018 non ritenendo che vi fossero- un anno fa- condizioni disastrose..”
Il Manifesto indugia su altri aspetti in tema di gestione finanziaria: “Non emettere ruoli del servizio idrico degli ultimi tre anni e anzi di revocare l’incarico a chi doveva perseguire gli evasori, senza affidare ad altri questo servizio è nella legittima discrezionalità degli amministratori ma è difficilmente comprensibile se bisogna alleggerire pesanti passività”.
Un giudizio molto negativo quello legato al dissesto anche per le conseguenze negative ipotizzate dall’ex lista di maggioranza: “Da domani le finanze del comune saranno gestite sostanzialmente da tecnici del Mef, le imposte ed i tributi al massimo, nessun mutuo potrà essere contratto per migliorare la città, nessuna compartecipazione a finanziamenti regionali o europei, i beni della collettività potranno essere messi in vendita per pagare i debiti non cancellati dal dissesto”.
Il finale del manifesto ritorna sulla vicenda ex salesiani, scelta che portò allo sforamento del patto del stabilità per l’onere del mutuo di investimento: “Chissà, forse, proprio quel complesso dei salesiani, una volta messo in vendita, sarà acquistato in condizioni vantaggiose da quegli stessi imprenditori che 10 anni fa lo avevano adocchiato per speculazioni edilizie ed erano stati fermati – allora – da un’amministrazione responsabile che voleva bene a Piedimonte, Chissà chi vivrà vedrà”.