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Il privilegio di questi studenti: una pietra d’inciampo all’Istituto De Franchis di Piedimonte Matese

Sono 100 le Scuole italiane selezionate per il progetto del Miur "La Giornata della Memoria. Per non dimenticare"

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Sono ragazzi fortunati gli studenti del De Franchis!
Lo ha ribadito a voce ferma la dirigente Isabella Balducci in occasione dell’evento che li ha coinvolti ieri mattina.
Nell’atrio dell’Istituto tecnico commerciale di Via Caso, appena varcata la porta d’ingresso, a terra si fa notare una speciale pietra d’inciampo, un segno forte che da questo momento accomuna la Scuola di Piedimonte Matese ad altre 99 sparse in tutta Italia, selezionate dal Ministero dell’Istruzione dell’Università e della Ricerca per il  progetto La Giornata della Memoria. Per non dimenticare, segno di attenzione e memoria rispetto alle vittime dell’Olocausto di cui ricorre la Giornata di ricordo il 27 gennaio. Un perimetro ideale, quello segnato dalle 100 pietre d’inciampo di altrettanti istituti per “raccogliere” non solo il ricordo ma essere embrione di bene e di pace.

Un auspicio richiamato più volte negli interventi cui hanno assistito i ragazzi del De Franchis: quello di Gianluigi Santillo, Presidente del Consiglio Comunale di Piedimonte Matese; del professore Giuseppe Castrillo, già docente presso questo Istituto; di Mons. Valentino Di Cerbo, vescovo di Alife-Caiazzo; e a sorpresa del poeta Gianni Iasimone.
Presente il Capitano della Compagnia Carabinieri di Piedimonte, Francesca Baldacci;  l’assessore alla cultura del Comune di Piedimonte Matese Lina Masella; il parroco di Santa Maria Maggiore don Vittorio Marra.

Un’esperienza non capitata casualmente tra le mura dell’Istituto cittadino, essendo il De Franchis già da due anni parte di un ampio progetto regionale (poi interregionale) di educazione e sensibilizzazione contro la violenza – in particolare sui bambini – nato con l’istituto capofila Morano di Caivano dopo i tristi fatti avvenuti sul territorio nel 2013 con la morte del piccolo Antonio Giglio e nel 2014 di Fortuna Loffredo, vittime di violenze e abusi.

La ricorrenza dell’Olocausto ha portato gli studenti a guardare violenze distanti cronologicamente, ma non lontane da idee più recenti o contemporanee di odio e discriminazione.

Gli interventi

Vivere la diversità e condividerla, senza temerla”, l’appello di Santillo, oltre che docente e politico, anche ambasciatore della Fondazione Giovanni Paolo II e del Centro Peres per la Pace, con sede a Betlemme. Dalle sue parole l’invito al rispetto del dolore del popolo ebraico, da quello più recente a quello che viene dal suo lontano passato. E l’appello ai ragazzi a leggere le pagine di Storia, e per i più fortunati, ad ascoltare i racconti dei nonni, ancora testimoni delle violenze dell’Olocausto.

“Cultura e coscienza” le parole richiamate da Castrillo, ricordando il valore sacro della pietra richiamandone l’uso e le espressioni nella stessa Bibbia con Abramo, Giacobbe, fino alla tentazione di Gesù nel deserto («Se tu sei Figlio di Dio, dì a questa pietra che diventi pane»)
Studiare, andare alle radici della Storia per capire chi siamo e riscoprirci della stessa razza comune: l’umanità. Opportuni i riferimenti ai cognomi e alle famiglie ebree presenti sul territorio dal 1400 ma anche a partire dagli eventi dell’ultima Guerra mondiale; “condividiamo le discendenze” ha spiegato ai ragazzi riportando la lontana diversità di un popolo ad un fattore di vicina condivisione.
“Da oggi avete l’onore di inciampare in una pietra, nell’atrio della vostra scuola, più volte al giorno…anche nei momenti di svago e riposo: sarete costretti a riflettere sulla disumanità dell’essere umano…e ad impegnarvi perché non accada più”.

“Una pietra d’inciampo in una scuola è un segnale forte; non è solo ricordo di cose avvenute, ma l’invito a tenere alta l’attenzione sui mali che ancora possono avvenire e che di fatto avvengono”. Le parole del Vescovo Valentino Di Cerbo hanno abbracciato una riflessione fuori dai confini storici dell’ultimo olocausto, guardando tanto  al sofferto passato di questo popolo quanto alle numerose altre persecuzioni della Storia citando le antiche e lunghe schiavitù del Centro america, il genocidio degli Armeni agli inizi del 1900, fino a richiamare i fenomeni terribili del bullismo e del feminicidio: “Episodi che si ripetono nella Storia ogni volta che qualcuno fa prevalere l’idea sulla persona, quando qualcuno fa prevale l’io sul noi dimenticando di essere tutti uguali perchè esseri umani…”
Ha chiesto ai ragazzi, il Vescovo, di essere grati ai tanti ebrei e ai loro racconti che oggi ci invitano a tenere alta l’attenzione su quanto avvenuto, e al contempo li ha sollecitati ad essere grati verso la loro scuola che “vi vaccina di fronte a quei mali che come un cancro silenzioso può generare in ciascuno le cellule del male pronte ad esplodere in forme di olocausti sempre nuovi”.
Pietra d’inciampo definita non un ricordo circoscritto ad un tempo definito ma “un memoriale, un’esperienza che supera la semplice memoria, ma parla e invita ad essere sempre vigilanti affinché fuggiamo quell’orrore. Questa pietra da stamattina ci pone una nuova ma semplice domanda: siamo generatori di pace o di violenza? Proviamo ad interrogarci spesso per evitare, un giorno, di avere vergogna di noi stessi; per evitare di essere, nella vita, quei mostri che generano lacrime e sangue nell’umanità”.

Al termine degli interventi, e dopo la lettura di un testo poetico di Iasimone, studenti, professori e gli ospiti intervenuti si sono portati nell’atrio della Scuola per scoprire la pietra d’inciampo. La preghiera del Padre Nostro ha nuovamente ricordato il valore imprescindibile del “noi” a cui si lega il necessario progetto di pace per l’Umanità.

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