Il “mistero chiamato uomo” è il protagonista dell’ultimo libro del dott. Davide Cinotti, psicoterapeuta, che richiama un mistero ancora più profondo: l’inconscio. Io, Noi e l’Altro il titolo del libro, che l’autore presenta come un’indagine per una nuova prospettiva dell’inconscio, l’entità che ci abita, un fantasma che non ha tempo, non ha spazio, a-dimensionale e quindi di difficile inquadratura e di complicatissima fattura”, come si legge nella Prefazione al testo.
Di seguito una breve intervista all’autore
Quanto influisce l’inconscio sulla quotidianità e come agisce sulla persona?
L’inconscio è un tout-court con la persona, influisce continuamente, senza sosta. Si introduce nel linguaggio verbale ed in quello del corpo, comunica continuamente mentre parliamo perché ha un suo linguaggio, dice ciò che pensa, ha una sua ragione. Difficile è catturarlo mentre si esprime perché lo fa in maniera subdola: nei lapsus, nelle dimenticanze, nella gestualità, nel sogno soprattutto, ma anche nelle battute, nell’ironia. L’inconscio non è qualcosa di separato dalla persona, ma fa parte della persona, anzi, se dovessi dirla tutta, l’inconscio è la persona. Non va certamente confuso con l’Io, che è tutt’altra realtà. Potrei dire che l’Io mente continuamente perché rappresenta l’insieme delle identificazioni che ogni persona realizza nel corso della sua esistenza dacché nasce; l’inconscio è invece corrispondente all’autenticità della persona, non mente mai! L’inconscio rappresenta l’identità, l’essenza, il nucleo della persona; l’Io è un amalgama stratificato di identificazioni, rappresentazioni sociali, leggi, norme, miti, riti e rituali condivisi.
Nel tuo libro hai suggerito diversi termini per indicare l’inconscio, ma se dovessi suggerire quella più adatta per te?
Direi che l’inconscio è la voce vera che abita in ognuno di noi. L’inconscio è l’Altro per eccellenza che ci parla. Non a caso ho scelto per il mio libro il titolo “Io, noi e l’Altro” proprio ad indicare questa trinità presente in noi: la coscienza, l’alterità relazionale e l’inconscio.
Dove finisce l’Io e inizia l’Altro?
L’Io trova il suo termine lì dove si riconosce l’importanza vitale dell’altro, del prossimo, di colui che ci viene incontro e di colui dal quale proveniamo. Tutti proveniamo da un altro (la madre), tutti ereditiamo una strada da seguire (il padre) ed in quanto figli dovremmo riconoscere sempre di essere in “debito” con l’altro. Un debito importante ma non assillante che ci consenta di rispettare e conseguentemente amare i tanti “altri” che ci attorniano: i genitori, gli amici, gli insegnanti, i partner, le istituzioni, la comunità e sicuramente anche l’inconscio che è “l’altro” per eccellenza che ospitiamo dentro di noi. E visto che siamo su una testata giornalistica di ispirazione cattolica è ovvio considerare il punto di vista del credente e cioè che c’è qualcun “Altro”, (Dio o come direbbe Lacan “il Grande Altro”) di molto più rilevante a cui riconoscere il debito della vita.
Infine, qual è, secondo te, la caratteristica più bella del “mistero chiamato uomo”?
L’infinita possibilità di cambiare, di mutare, di rinnovarsi nel pensiero, nelle opinioni, negli atteggiamenti, di aprirsi agli altri dimenticando di essere un Uno, ma riconoscere di essere un individuo solo e soltanto perché si entra in relazione con un altro. In quanto “oggetto misterioso” l’uomo è affascinante perché è ancora tutto da scoprire, soprattutto per ciò che concerne le neuroscienze.
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