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Vento che spazza radici e storia. Piedimonte Matese, davvero il “luogo del cuore”?

Tra fenomeni meteo imprevedibili e la sicurezza di edifici e alberi ci passa la prevenzione. Alberi sradicati, cornicioni e tegole cadute sotto il vento delle ultime 48 ore che ha sferzato il Matese

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Manutenzione e sicurezza. Il binomio che si impone all’indomani della bufera di vento che ininterrottamente per 48 ore ha sferzato il Matese, come gran parte delle regioni meridionali e che si va affievolendo in queste ore.
Danni e vittime l’altro binomio che parla in risposta al primo, palesando un aspetto di questa triste vicenda che sa di “già visto” e “già detto”.
È così per le alluvioni; è così per gli incendi e per le frane: tutto porta il sapore di un dopo amaro, in cui a pagarne le conseguenze sono vite umane e a rimetterci la faccia è il nostro Belpaese, e nel dettaglio la faccia dei nostri piccoli comuni.
L’attenzione dei giorni scorsi, relativamente al nostro territorio, è stata su Piedimonte Matese, il centro più popoloso, in cui si concentrano numerose scuole e un gran numero di edifici storici, oggetto nelle ore scorse e in questi minuti di verifiche da parte dei tecnici comunali e vigili urbani per una stima definitiva dei danni.
Tra le prime, l’unica struttura che avrebbe riportato le peggiori conseguenze è la scuola media Giacomo Vitale dal cui tetto è volata la guaina protettiva di copertura; quanto invece ai vecchi palazzi più ingenti e inaccettabili i danni: pezzi di cornicioni e di tegole venuti a terra in prossimità degli ingressi di abitazioni e dei garage; portoni spalancati con forza in balia delle raffiche…
Emblema dell’accaduto, la lamiera che funge da tetto su palazzo ex Della Valle (oggi di altra privata proprietà) completamente staccato dalla struttura, in bilico su via Ercole D’Agnese: trattasi di una copertura collocata provvisoriamente per impedire infiltrazioni e deterioramento ad una struttura già di per sé danneggiata come le tante che affacciano su quella strada e nelle altre del centro storico.
Manutenzione ordinaria e straordinaria si implora da più parti, un dovere da tenere tra le mani e non nella vetrina delle possibilità; un impegno da partecipare più e spesso.
Non può venire dalle pagine di un giornale il consiglio migliore, ma l’invito ad una riflessione comune, quello sì!


Tutelare è il verbo che vince e abbraccia più aspetti e fa sintesi delle riflessioni di sopra: tutela dei cittadini (della loro sicurezza, dei mezzi di trasporto, delle strutture mobili come cassonetti e cartellonistica stradale); tutela dell’ambiente naturale (diversi gli alberi sradicati e i rami spezzati); e in particolare tutela delle strutture, memoria di storia e cultura locali; quindi tutela del futuro di questi luoghi belli e diversi da altri, potenziale di una città che al momento può solo ricordare la sua bellezza ma non viverla e goderla.
Vento di grecale che frantuma come qualche vetro, l’ennesima certezza dell’apparente “stiamo tutti bene”.
Il centro storico di Piedimonte Matese è un susseguirsi di puntelli e finestre spalancate internamente verso il buio, metafora di un’anima incupita e affaticata; finestre che stanno a guardare ciò che accade intorno, ma non sono più affacci che comunicano vita.
E la mente torna indietro di qualche anno (2016-2017), quando un comitato di cittadini dava vita ad una raccolta di firme e ad un movimento di interessi comuni sulle sorti di Palazzo Ducale (il comitato era appunto Recuperiamo Palazzo Ducale): recuperare attraverso il FAI, il Fondo Ambiente Italiano, attraverso la campagna I luoghi del cuore, la somma minima per garantire la copertura e quindi ancora qualche anno di tutela ad uno dei più illustri monumenti di arte e cultura di Piedimonte Matese, sintesi di storia millenaria, che soprattutto dal 1400, attraverso i suoi illustri ospiti, ne ha esportato i fasti e la fama tra i salotti del Regno di Napoli.
Risultati significativi nella circostanza ma non sufficienti: quel progetto avrebbe voluto (e previsto) la partecipazione dell’intera città e la mobilitazione dei suoi più alti rappresentanti, perchè il patrimonio comune non conosce confini di proprietà materiale e morale.

Voler bene a ciò che si ha; credere nelle proprie radici e averne cura, rafforzandone la presa, per evitare che il vento di atmosfera e disinteresse, porti via detriti e memorie.
Centri storici da rivitalizzare, non è l’ennesimo spot su Piedimonte Matese, ma una voce come tante che contraddice lo stato delle cose: ciò che appare è brutto, intristisce, e rimane in bilico. I centri storici vanno custoditi, protetti, fatti brillare; le strade vanno tenute pulite, le facciate delle case di grondaie e cornici vanno controllati; le tegole più fragili rimosse. O forse non è chiaro a tutti.
La politica tutto questo lo deve controllare, incentivare, motivare!

“Eredità pesante” lamenta la classe dirigente di turno, alle prese con riparazioni, con idee sanificatrici e la volontà di migliorare; eredità che di fatto appartiene a tutti e va divisa ugualmente, perchè di una comunità si è tutti, parimenti figli con diritti e doveri.

Foto da Facebook

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