Questo Matese ha un prezzo.
La bellezza che ripetutamente esportiamo e vantiamo (quanto aiuto ci viene dai social) ha un prezzo.
Questo Matese non è un diritto, ma un dovere.
E il prezzo è proprio il dovere di difenderlo, non come e quando ci piace; non “secondo noi…”, ma compiendo lo sforzo di imparare a difenderlo con intelligenza, con sapienza, con prospettiva futura…
Nella stessa misura in cui gridiamo e pretendiamo che da fuori i confini ci guardino e ci apprezzino, cominciamo a partecipare a ciò che accade fuori dai nostri confini e a crescere un po’…
La giornata odiera, e le prime ore di questo 15 marzo 2019, ci stanno insegnando che un pizzico di saggezza e lungimiranza andrebbe applicata al metodo conoscitivo in cui tante volte dibattiamo da questo o da altri giornali, dalle sale di rappresentanza e dai migliori convegni.
Stamattina, migliaia di giovani e adulti in tutto il mondo stanno manifestando per chiedere ai governi dei Paesi di appartenenza politiche più incisive contro il riscaldamento globale, in particolare per ridurre le emissioni di anidride carbonica, tra i principali gas serra.
Si chiama FridaysForFuture l’iniziativa odierna che conta manifestazioni in 106 Paesi diversi, con manifestazioni previste in 1693 città, ma questi numeri vanno crescendo di ora in ora. Una giornata che passerà alla storia insieme alla sua giovane protagonista Greta Thunberg, proposta per il Nobel per la pace, che a soli 16 anni, dalla Svezia ha innescato la più acuta riflessione di questi tempi sulle conseguenze per il Pianeta dei repentini cambiamenti climatici.
FridaysForFuture è anche un sito internet (nel nostro caso in versione “italiana”) dove in tempo reale si stanno aggiornando le partecipazioni e le riflessioni.
Sulla mappa del nostro Paese sono segnalate manifestazioni – quelle ufficiali, dichiarate sul portale – un po’ in tutta Italia, con prevalenza al Nord. A queste, sotto la sigla dei movimenti FridaysForFuture che sono nati in poche settimane a macchia di leopardo, si sommano le iniziative non censite intraprese soprattutto dalle Scuole di ogni ordine e grado.
All’appello manca il Matese, manca Piedimonte Matese e i centri limitrofi.
All’appello mancano quegli studenti che tra i banchi di scuola hanno imparato ad apprezzare e meglio amare quest’aria, questi monti, – merito delle numerose attività che li coinvolgono in tal senso – scoprendone le infinite possibilità di futuro.
Lì dove si brilla per idee e metodi, e progettazioni vivaci, intelligenti ed uniche nel panorama regionale e nazionale, stamattina è mancato il collegamento con dei contenuti forti, con l’anima, con la coscienza…
Siamo nel Matese dove centinaia di ragazzi, martedì scorso, (e così meno di un mese fa) hanno accolto con entusiasmo la chiusura delle scuole imposta per motivi di sicurezza da diversi sindaci a causa del forte vento che si è abbattutto sul territorio provocando non pochi danni. Un vento fuori dal comune, le cui cause sono chiare a tutti.
Vogliamo un altro vento sulle coscienze di questi giovani, tra i banchi, quello che mette disordine nella normalità quotidiana che fa pensare ad una pioggia improvvisa o ad una primavera anticipata semplicemente come un dato scontato a cui assistere, o in quest’ultimo caso, come un felice anticipo di vacanza scolastica.
Ma quali progetti di futuro senza bellezza?
Quale futuro senza salute?
All’appello manca il Matese non solo degli studenti, ma anche quello di professionisti, associazioni, enti, dei tavoli istituzionali chiamati non per forza a muovere cortei con striscioni e megafoni ma a provocare idee (personali e collettive) di bene per il Matese, che non è su Marte, ma proprio su questa Terra surriscaldata e maltrattata. Idee di bene che hanno bisogno di essere promosse al pari (e più) dei banchi espositivi con i nostri prodotti tipici.
Innovazione e sapienza antica: è stata pochi giorni fa la proposta del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, poche ore fa dai luoghi della tragedia del Vajont e degli alberi schiantati dalla tempesta Vaia. “Devono andare di pari passo due atteggiamenti. Anzitutto la costruzione di una attenta regia e di solidarietà internazionali, per affrontare quei comportamenti che contribuiscono a cambiamenti climatici dalle gravi conseguenze. Gli sforzi compiuti nelle diverse conferenze internazionali, che si sono succedute, hanno, sin qui, conseguito risultati significativi ma parziali e ancora insufficienti. In secondo luogo, sul terreno delle concrete pratiche da parte delle istituzioni locali e nazionali, vanno respinte decisamente – ha raccomandato il Capo dello Stato – tentazioni dirette a riproporre soluzioni già ampiamente sperimentate in passato con esito negativo, talvolta premessa per futuri disastri”.
“Il clima è un bene comune, di tutti e per tutti”, Papa Francesco nell’enciclica Laudato Si’ nel 2015 non ha risparmiato riflessioni, calcoli, preoccupazioni sociali e occupazionali e un appello, quello di maturare la sensibilità dell’altruismo che ricorda la parità dei diritti sulle risorse (deturpate e deteriorate) del Pianeta, che, tradotto, altro non è che l’invito a pensarci come opera collettiva…
Forse è il caso di educarci a molto di più di una giornata di raccolta di plastiche dai fossi violentati nelle nostre campagne e nei nostri centri urbani.