Francesca Costantino – Il Bussolo è il quartiere di una città. Potrebbe esserlo di una qualunque città dei nostri giorni. Oggi ci vivono una madre e un figlio. Lei si chiama Katia. È una donna di trentasei anni, separata dal marito, sommersa dal lavoro, con pochi soldi, ancor meno tempo, perennemente di corsa. Lui si chiama Leone. È un bambino di sei anni, riservato e poco socievole, esile e fragile. Un bel giorno, in mezzo alla folla confusa, al trambusto delle auto in coda, sotto le lucine scintillanti degli alberi natalizi, si apparta e prega. E la madre s’accorge, stupita e anche un po’ imbarazzata, che lo fa spessissimo.
Improvvisamente si isola, s’inginocchia, e prega. A scuola, al cinema, a casa. Prega quando si sente tormentato ed ansioso, quando avverte forte l’assenza della sua nonna preferita e il gioco del comò che facevano sempre insieme. O quando ha qualche desiderio: un bacio, un aiuto per un compagno di scuola in difficoltà. Ben presto, con il circolar delle voci, Leone è per tutti “il bambino che prega”. È scandalo a scuola e presso il quartiere intero. I più lo beffeggiano, ma molti altri iniziano, in processione, a svelargli i propri sogni e desideri, quasi fosse un piccolo profeta.
Tuttavia, così come accade nella vita, le richieste possono essere esaudite o deluse, concesse o rimandate. Paola Mastrocola scrive un moderno racconto sia realistico che prodigioso, nel quale i personaggi cambiano, si evolvono, crescono e riflettono, senza accorgersene e senza sapere realmente il perché. Fino all’esito, quando il pregare diventa collettivo e con esso si scopre la vera umanità.