La preghiera e il raccoglimento continuano ad accompagnare Fra Umile Fidanza. il frate questuante ispira tutto questo e così è stato anche in occasione della cerimonia che si è svolta il 1 maggio a Calvisi, frazione di Gioia Sannitica, in cui le sue spoglie mortali sono state traslate dal cimitero alla chiesa parrocchiale di Santa Maria del Carmine, nel piccolo borgo in cui Giuseppe Fidanza (questo è il suo nome alla nascita) è nato ed è morto (1910-1990).
Quasi mille persone provenienti da tutta la Campania hanno partecipato, alcune seguendo il feretro fino alla piazza di Calvisi dove la bara è stata accolta dalla folla commossa prima della Messa.
Fedeli, autorità civili e militari, sacerdoti e religiosi hanno preso parte alle cerimonia in cui non sono mancati riferimenti alla vita di Fra Umile, alla sua spiritualità, a tutto cià che la sua figura ha generato fino alla nascita dei numerosi Gruppi di Preghiera a lui ispirati.
Ad unire il “pensiero” intorno al frate francescano, il commento della Sacra scrittura affidata alle parole di don Cesare Tescione – guida spirituale dei Gruppi – che ha presieduto la Celebrazione: “Gesù, il comunicatore, lui stesso Parola, non si fa comprendere; o meglio, è la gente a non comprenderlo. È proprio vero che nessun profeta è ben accetto nella sua patria”: il Vangelo del giorno che ha richiamato “il pregiudizio della gente nei confronti del figlio del falegname, vive anche nella vita di Fra Umile”.
Il saluto ai Vescovi Valentino e Orazio Francesco
A presiedere l’Eucarestia, a condividere questo momento con i fedeli, avrebbe dovuto esserci il vescovo Valentino Di Cerbo, assente perchè Papa Francesco, avendo accolto le sue dimissioni per limiti di età – ha nominato il 30 aprile Mons. Orazio Francesco Piazza alla guida della Diocesi di Alife-Caiazzo nelle funzioni di Amministratore pastorale.
È del vescovo Valentino l’impegno per la riorganizzazione e istituzionalizzazione – a partire dal 2014 – dei Gruppi di preghiera “Fra Umile Fidanza” con uno Statuto ad experimentum e pochi mesi fa con la formalizzazione dello stesso, così come la concretezza del progetto di traslazione secondo la richiesta dei familiari del frate e anche un primo tentativo di avviare quel processo che permetta di riconoscere alla Chiesa i tratti della santità del religioso.
“Molti pensavano di trovare il Vescovo – così don Cesare Tescione – ma tutti sapete che ieri il Papa ha accolto le sue dimissioni (…). Volentieri vi porto i suoi saluti ed a lui dobbiamo dire ‘grazie’ se in questo momento siamo qui a celebrare questo evento”.
Lo sentiamo presente nei nostri cuori e oggi tutti insieme gli mandiamo i nosti auguri: sicuramente aveva scelto questi primo maggio perchè oggi è l’anniversario della sua ordinazione episcopale. Il Signore ha disposto diversamente. Auguri Eccellenza!”
Saluti anche al nuovo Pastore: “Ovviamente porto i saluti del nuovo Vescovo Mons. Piazza, già impegnato in questa data, ma l’ufficialità del suo momento la riserviamo all’accoglienza che gli faremo in Cattedrale sabato sera”.
Come in altre circostanze non è mancato il riferimento e la gratitudine al Cardinale Angelo Comastri, vicario del Papa per la Città del Vaticano che ha conosciuto Fra Umile interessandosi sensibilmente alla sua vita tanto da scrivere una “Preghiera di ringraziamento a Gesù per il dono di Fra Umile” (scarica il testo).
L’omelia. Il Vangelo e Fra Umile, esperienza di incontro tra Dio e gli uomini
“La Parola di Dio spesso ci sorprende e si adatta alla realtà spesso in maniera squisita. E mai questa parola poteva capitare in un contesto così particolare: nessun profeta nella sua Patria“.
Il riferimenti ai profeti antichi ma anche a Gesù non accolto dalla sua gente nelle parole di don Cesare Tescione durante l’omelia: l’esperienza che Egli vorrebbe fare a Nazareth tra al sua gente, “ha il sapore di un rifiuto (…), eppure fino ad ora, ha parlato in parabole, con liguaggio accessibile a tutti…”.
Di fronte alla mancata comprensione della parola di Gesù, la risposta del sacerdote: “il problema non sta in Gesù, ma negli altri a causa della barriera del pregiudizio ‘è il figlio di Maria’“. Una considerazione che si ferma all’esterno della vita di Cristo, non vi si immerge, mentre il “suo sforzo era quello di farli entrare nella sua vita…”.
Un passo del Vangelo che riporta a Fra Umile, alla semplicità del suo linguaggio e della sua persona “e non sempre compreso, a volte rifiutato a volte per l’esorbitanza del suo carattere… Se fosse stato un dotto probabilmente avremmo addolcito il nostro giudizio”.
“Fra umile, invece – ha proseguito il sacerdote – è un uomo semplice, un uomo normale” che si scontra con lo stile di questo tempo in cui “abbiamo sempre bisogno di cose che ci stuzzicano un po’ la ricerca e il cervello, di cose strabilianti: siccome in Fra Umile non avviene nulla di questo, allora c’è qualche problema con la sua accettazione”.
Le parole di Don Cesare scuotono un’opinione spesso rigida e severa che ha guardato con poca simpatia, fino ad ora, al fraticello questuante mentre invece silenziosamente un sentimento di riconoscenza e di affezione cresceva in altri, nei tanti che oggi nel suo nome operano la carità verso i più poveri, così come lui stesso faceva.
“La sua, una vita semplice, ma non banale fatta dell’incontro con Dio e con gli altri. Uno che ha sa parlare il linguaggio del popolo e sa intercettare i sentimenti della gente, sa porsi nel cuore della gente, o meglio, sa portare la gente nel suo cuore, ed è lì che avviene ovviamente questo scambio… In questo cammino di questuante lui raccoglieva non solo le cose, la carità di cui si disfaceva lungo la strada donandola e allegerendo il carico prima di arrivare al convento di Portici (Fra Umile è vissuto qui per molti anni), ma raccoglieva ovviamente le ansie, i problemi, le difficoltà, le speranze e si fermava a parlare con tutti. Era diventato effettivamente l’uomo di strada. Raccoglieva le anime più che le cose e le portava a Dio”.
Un’azione sintetizzata da don Cesare richiamando le parole di Gesù che nel vangelo di Luca legge Isaia: “Lo spirito del Signore è sopra di me perchè mi ha mandato per annunciare , per proclamare, per predicare un anno di grazia del Signore…. Il modello seguito non è la cattedra, ma l’itineranza, è il cammino, è stare per la strada…”
La conclusione dell’omelia, richiamando le pagine del libro dedicato a Fra Umile scritto dallo stesso don cesare Tescione (Fra Umile da Calvisi, camminatore di Dio) si carica di auspici e preghiera: “Qui era nato alla terra, e qui doveva nascere al Cielo; qui per la prima votla aveva sentito i richiami della grazia e qui era in viaggio per consegnare la sua vita al Signore…(…) Siamo qui dopo 29 anni a pregare per il bene che ha fatto e perché continui ad intercedere per noi. E se Dio vorrà, vorremmo averlo non soltanto come nostro amico privato; vorremo averlo, come la Chiesa ci indica, come modello per il nostro cammino. Che il Signore benedica il nostro lavoro, benedica le nostre attese, che il Signroe accolga soprattuo Fra Umile nella sua pace”.
Al termine della messa, la traslazione nella chiesa di Clavisi e la collocazione della sua bara nel sarcofago in una navata laterale dove i fedeli potranno visitarlo sempre.