Ancora una tappa attende il libro del professor Armando Pepe Le origini del fascismo in Terra di Lavoro ( 1920 – 1926). A ospitare la presentazione del complesso e interessante lavoro del prof. Pepe stavolta è l’Associazione Storica del Medio Volturno. Presso la sua sede, che si trova a Piedimonte Matese in via Dante Marroco (ex via Sorgente) 4/6.
L’appuntamento è previsto per martedì 14 maggio alle 19.00, quando, in compagnia dell’autore, il pubblico potrà addentrarsi nelle pagine dell’attenta analisi edita dalla casa editrice Aracne. Al dibattito, moderato dal presidente dell’ASMV, Pasquale Simonelli, interverranno Carmine Pinto, docente ordinario di Storia Contemporanea presso l’Università di Salerno e Costantino Leuci, professore di Storia e Filosofia al Liceo “Galilei” di Piedimonte Matese.
IL LIBRO
“La provincia di Terra di Lavoro, cancellata il 2 gennaio 1927 con un tratto di penna da Benito Mussolini, si estendeva diagonalmente da Sora a Nola e da Fondi a Piedimonte d’Alife su una superficie di 5258 chilometri quadrati e comprendeva 192 comuni”. Si legge così in premessa al libro scritto dal professor Armando Pepe ed edito da Aracne Editrice, Le origini del fascismo in Terra di Lavoro ( 1920 – 1926), una ricostruzione lucida e basata su dati scientifici della realtà economica e sociale di quella fetta di Mezzogiorno compreso dalla Provincia di Terra di Lavoro agli albori del regime fascista. Un’epoca di particolare fermento, che, nel magmatico tessuto sociale, vede confondersi proteste e scioperi a opera di artigiani, braccianti, coloni e operai con l’avida tendenza dei capitalisti a preservare a tutti i costi il patrimonio. Il Popolarismo e il Fascismo prendono vita proprio da questa intricata fenomenologia sociologica oltreché politica: “Da un lato c’era Benito Mussolini, che attraverso la rivoluzione fascista e non poca retorica prevedeva la nascita dell’uomo nuovo, dell’italiano granitico e virile per antonomasia, diretto discendente degli antichi romani; dall’altro don Luigi Sturzo, tenace sacerdote d’origine siciliana, portatore di una visione politica profondamente democratica ed evoluta, tanto da entrare in dissenso finanche con le gerarchie vaticane”.
L’autore riannoda il discorso sui fondamenti ideologici che sono all’origine del fascismo, passando in rassegna il pensiero di diversi studiosi: da Renzo De Felice a Emilio Gentile, da Roberto Vivarelli a Salvatore Lupo, fino a Donald Sassoon. Teorie che vengono incrociate, convergenti sullo stesso punto, ossia il fatto che Mussolini “calamitò l’attenzione mondiale sul fascismo italiano, nato (…) su incerte basi filosofiche, secondo cui azione e pensiero coincidevano in una sorta d’idealismo attuale”. Il testo del prof. Pepe fa luce sulla nascita del fascismo e sulle manifestazioni di aggressività di cui esso è stato capace in Terra di Lavoro, attraverso un’analisi sinottica delle fonti considerate, ma aprendo anche uno stimolante spazio a diversi interrogativi storiografici sul fenomeno.