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Acquedotto campano. Storia dell’acqua buona del Matese diretta a Napoli

Per la nostra rubrica di storia, "Matese, tra moderno e contemporaneo", questa volta vi proponiamo il percorso delle nostre acque verso la città di Napoli e un corredo di foto storiche

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Matese. Tra moderno e contemporaneo

L’Acquedotto Campano e le sorgenti del Matese

di Giovanni Giuseppe Caracciolo

Il progetto
Il  progetto dell’Acquedotto Campano fu stilato dal Genio Civile di Napoli nel 1949 allo scopo di creare delle strutture acquedottistiche che potessero soddisfare il fabbisogno idrico della Città di Napoli e la sua area metropolitana. Il primo acquedotto della Città era quello della Bolla, seguito da quello del Serino che vide l’inaugurazione nel 1895 con il primo zampillo dalla celebre fontana sita al centro di Piazza Plebiscito alla presenza del Re Umberto I e della Regina Margherita (non a caso il pizzaiolo della Brandi in via Chiaia in questa occasione creò la squisitezza più famosa del mondo, la pizza Margherita, che omaggia i colori della Bandiera Italiana col basilico, il verde, la mozzarella, il bianco, il pomodoro, il rosso). Questa fontana per esigenze urbanistiche fu poi eliminata e spostata a Teano ove è ora montata ma in stato di abbandono. La struttura è ancora sostanzialmente quella stabilita 70 anni fa.

La realizzazione
La captazione inizia a Bojano in Molise con le sorgenti del Biferno del gruppo Santa Maria di Rivoli e Pietrecadute nel Monte Crocella con un tunnel ove le acque sono convogliate in un canale centrale. Poi si aggiungono le famose Sorgenti di Rio Freddo a San Polo Matese (menzionate per la loro purezza anche sui formati speciali di un noto Pastificio che adopera le sue acque nel ciclo di lavorazione). La portata di queste sorgenti è di circa 5000 litri al minuto secondo e delle condotte servono l’Acquedotto di Bojano ed altri 110 Comuni grazie ad un grande impianto di Santa Maria delle Macchie sito a Vinchiaturo. Da San Polo Matese inizia una galleria di trasporto che conduce 3100 litri al minuto secondo a Santa Maria di Guardiaregia dove inizia il vero e proprio Valico del Matese, che dopo circa 16 Km termina nella sala di manovra a Curti di Gioia Sannitica. Il tunnel attraversa il Monte Mutria ed il Monte Crosco. L’esecuzione dei lavori fu affidata alla Cassa per il Mezzogiorno. I tunnel di captazione delle sorgenti Santa Maria di Rivoli, Pietrecadute e Rio Freddo, insieme ad un tratto iniziale del tunnel di Valico Matese furono realizzati dall’Impresa dell’Ingegner Di Penta di Roma. Il rimanente fu eseguito dalla titanica Impresa per le Condotte d’Acqua (o semplicemente “Condotte”). Dalla sala di manovra di Curti si dirama una condotta che serve Benevento e la condotta forzata lunga 2200 metri che alimenta la Centrale Idroelettrica di Gioia Sannitica Auduni, realizzata da Ansaldo ed entrata in funzione nel 1973 con l’intento di fornire energia elettrica alle elettropompe degli impianti di sollevamento dell’Acquedotto Campano,  in modo da usufruire di una certa indipendenza energetica.
Dopo aver dato vita alle quattro potenti turbine che azionano due alternatori l’acqua di scarico dopo 905 metri si riunisce a quella proveniente dalle Sorgenti Torano e Maretto di Piedimonte Matese alla frazione Carattano. Da qui due condotte appaiate con tubi bicchierati del diametro di 1700 mm veicolano i circa 6000 metri cubici al secondo di acque per le esigenze idriche della Provincia di Caserta, dell’Area Metropolitana di Napoli e servono, in caso di necessità, le isole di Procida ed Ischia impegnando le condotte sottomarine.

Da Carattano per giungere alla collina di San Clemente dove inizia il lancio in discenderia verso gli impianti di Napoli le acque della triade Biferno-Maretto-Torano impegnano un ponte-canale a Colle Petrito di Gioia Sannitica e subito dopo attraversano per la prima volta il Fiume Volturno col ponte-canale di Torre Duca, ancora a Gioia Sannitica, che conduce a Ruviano. Il secondo ponte-canale lo troviamo a Limatola che attraversa nuovamente il Fiume Volturno. Questi canali furono ultimati dalla Cassa per il Mezzogiorno nel 1959.
La Sorgente Maretto (così chiamata perché prima che fosse acquisita dall’Acquedotto Campano era considerata un “piccolo mare” in cui i cittadini facevano il bagno per rinfrescarsi durante la calura estiva) la troviamo alle falde del Monte Cila adiacente la Centrale Idroelettrica di Piedimonte Matese. A causa di un dislivello di quota di 25 metri, un edificio con tre elettropompe spinge le acque del Maretto con una condotta in lunga 800 metri sotto al centro storico alla Sorgente Torano. Qui le acque delle due note sorgenti di Piedimonte Matese si uniscono e con una galleria lunga circa 7 Km vanno ad unirsi a Carattano a quelle del Biferno. Il Maretto serve con una condotta momentaneamente alloggiata nel tratto iniziale nel letto dei fiumi Maretto e Torano i Comuni di Alife, Dragoni con Maiorano di Monte, Alvignano, Baia Latina e Liberi.

Negli Anni Cinquanta del Novecento vi furono opposizioni a questo “prelievo” sia per le acque del Biferno che per quelle di Piedimonte Matese destinate all’Acquedotto Sussidiario di Napoli, ritenendo che si potessero utilizzare quelle del Monte Maggiore a Triflisco e di Castel Morrone che comunque avevano una valida portata stimabile in 4500 litri al minuto secondo, evitando di fare un costoso tunnel di Valico dei Monti del Matese e sconvolgere Piedimonte Matese con pesanti interventi urbanistici dovuti alla creazione della Centrale Maretto ed alla privazione delle acque necessarie alle industrie allora fiorenti, tra cui il nuovo Cotonificio Radice. Gli agricoltori della Piana Alifana, privati di ben 4000 litri al minuto secondo che fluivano nei bracci destro e sinistro del Torano, indispensabili per le colture, protestarono vivacemente formando anche dei Comitati Civici.
A Piedimonte Matese sarebbero rimasti su una portata totale delle Sorgenti di 5500 litri al minuto secondo solo 600 litri al minuto secondo, chiaramente insufficienti per le esigenze della Città. Il Comune di Piedimonte Matese incaricò un noto cattedratico il professor ingegner Marco Visentini, il quale riuscì ad ottenere che la portata d’acqua fosse aumentata a 700 litri al minuto secondo, dopo un opportuno studio demografico. Ma evidentemente a Napoli avevano capito che le acque del Biferno e delle due sorgenti di Piedimonte Matese avevano delle caratteristiche di potabilità migliori di quelle di Triflisco e così nel 1955 iniziarono gli espropri ed i lavori. Per compensare la perdita di quota idrica degli agricoltori della Piana Alifana il Consorzio di Bonifica del Sannio Alifano realizzò nel 1959, sempre grazie all’ausilio della Cassa per il Mezzogiorno, la Diga di Martinelle ad Ailano, che,  grazie ad una traversa di derivazione sul Fiume Volturno, immette tuttora circa 3000 litri al minuto secondo. Essendo stata l’acqua del Torano impiegata per l’Acquedotto Sussidiario di Napoli, il suo letto divenne praticamente vuoto dall’origine fino all’unione con quello del Maretto, per cui si ritenne di coprirlo con le attuali strade. Le acque che vediamo scorrere sono quelle di scarico del Lago Matese della Centrale Idroelettrica di Piedimonte Matese. Solo occasionalmente si aggiungono quelle delle Sorgenti Maretto o Torano in caso di superamento della portata o per necessità di scarico in caso di problemi alle condotte dell’asse principale. Molti Comuni hanno integrato la portata con la costruzione di propri pozzi o con l’uso di proprie sorgenti.

Bibliografia
Giovanni Giuseppe Caracciolo, L’Oro Blu del Matese, Gli Acquedotti Campano e Molisano Destro, Piedimonte Matese, ASMV 2018.

Luigi Scoppola Iacopini, La Cassa per il Mezzogiorno e la politica (1950- 1986), Bari- Roma, Laterza 2019.

 

 

 

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