E’ stata una celebrazione dal sapore familiare, quella svoltasi presso il Santuario di Ave Gratia Plena a Piedimonte Matese.
Nella Parrocchia di Vallata, in fermento per la Festa tradizionale dell’Immacolata, domenica pomeriggio è giunto il vescovo Orazio Francesco, Amministratore apostolico di Alife-Caiazzo, per la solenne Celebrazione eucaristica che ha preceduto la processione cittadina: una situazione non nuova per lui, che in passato è stato ospite più volte presso la Comunità parrocchiale, l’ultima delle quali proprio nel maggio 2014, all’indomani del terremoto ed a pochi mesi dall’inizio del suo ministero episcopale nella Diocesi di Sessa Aurunca.
Entrato in Ave Gratia Plena, dopo un saluto informale alla Schola cantorum ed ai fedeli, il vescovo ha dato inizio alla Santa Messa, estremamente sentita, quasi un intimo dialogo tra il Pastore ed i fedeli, ispirato alle letture della V domenica di Pasqua.
“Gesù Cristo è il Signore, nostra unica speranza e la speranza oggi è espressa concretamente in questa meravigliosa immagine della nostra Madre celeste: ho avuto esperienza e ne sono convinto che non c’è periodo della vita in cui non siamo seguiti da questo amore materno.
Questa sera la Speranza, di cui questa Mamma dolcissima è portatrice e di cui ci fa dono, Cristo Signore, ha delle caratteristiche che traggo dalla Parola di Dio e che consegno come sentiero di vita a me, a voi, ai confratelli sacerdoti: partiamo da un principio semplice, com’è bella quell’espressione di chiusura del Libro dell’Apocalisse ‘Ecco io faccio nuove tutte le cose’.
Dio fa vedere in modo nuovo le cose che viviamo e questo ci pone una domanda molto semplice, fratelli miei: con che cuore stiamo vivendo la nostra vita? Un cuore carico di fiducia, oppure un cuore chiuso in sè stesso?
Ecco io faccio nuove tutte le cose, vuol dire ecco io vi renderò capaci di vedere le cose che voi state vivendo, di vedere nella vita ciò che di buono c’è: siamo troppo abituati quello che non va, quello che ci è sottratto e non quello che ci viene dato ma badate bene, se impariamo ad avere lo sguardo dell’Apocalisse che è lo sguardo di colui che dà alle cose pienezza e compimento, noi sapremo trovare sempre qualcosa di buono ed è su quello che si fonda la nostra fiducia e la nostra speranza. Da li partiamo per dare senso e fiducia alla nostra esistenza.
Noi facciamo una serie di ‘Rosari di negatività‘ ma ogni tanto anche nel Rosario c’è qualche ‘Padre nostro’ e allora diciamo il Padre nostro e chiediamo a Maria la grazia che il nostro cuore si disponga all’intimità; fratelli miei, il segreto della vita di oggi per la comunione ecclesiale e la coesione sociale dipende da questo, dalla disponibilità alla reciprocità, al dialogo, all’accoglienza alla possibilità di guardarsi in faccia, un cuore positivo, aperto sugli altri con disponibilità, quello sguardo dell’Apocalisse che rende nuove le cose.
Madre dolce – ha concluso il vescovo Orazio Francesco – facci abitare il cuore da sentimenti buoni, facci scegliere le cose positive, fa che non ci fermiamo solo a vedere quello che non va!”
Le tre consegne alla Città. Terminata la celebrazione eucaristica, si è incamminata la consueta processione che ha portato l’immagine dell’Immacolata lungo le strade di Piedimonte, scortata dalle confraternite, dalle associazioni e dai fedeli: una volta giunto il corteo a piazza Roma, sede del Municipio, dinanzi al quale il sindaco Luigi di Lorenzo ha imposto il Cuore d’oro della Città alla Vergine, il Vescovo Orazio Francesco ha fatto tre consegne agli abitanti del capoluogo matesino: “Quel cuore è la sintesi dei figli, il cuore della Mamma sono i figli, siamo noi, quel cuore posto in alto: quante volte diciamo durante la celebrazione in alto i nostri cuori; ma credo che dovremmo assumere alcune caratteristiche di questa Mamma per portare in alto il cuore.
Fratelli cari, la prima cosa è la semplicità, ritorniamo ad essere persone semplici, alla mano, facili nei contatti, nei rapporti, nelle amicizie; accanto alla semplicità una parola difficile ma che oggi è fondamentale, umiltà! Ritroviamo un pò di umiltà, perchè la sovraesposizione, il chiacchiericcio che molto spesso ci fa perdere la misura; infine, l’ultimo dei tre fiori che diamo alla Mamma nostra, la generosità, torniamo ad essere persone generose aperte, benevole, perchè fanno a gara a metterci nel cuore sentimenti aggressivi, mentre la generosità lo fa respirare, lo apre a nuovi orizzonti.
In quel cuore, sentiamoci figli di questa Mamma e sentiamoci un poco più fratelli, più uniti!”