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Europee 2019. “Torno a casa per votare. Io ci credo”

Il diritto di voto, esercizio di libertà e partecipazione. Espressione di responsabilità. Il racconto di chi torna a casa, caricandosi di chilometri, per andare a votare per l'Europa

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Mario Fattore, uno di noi, nome e volto noti alle nostre piccole comunità. Prima studente, poi avvocato, ora docente…a Genova. Un nome e un volto che racchiudono un’esperienza comune a molti giovani emigrati per lavoro. Anche a lui è toccata la sorte della “valigia fatta in fretta” senza avere il tempo di capire. Poi la bella esperienza in diverse scuole superiori di Genova ad insegnare Diritto, e in più a coordinare progetti come quello che lui stesso sta per raccontarci.

Educatore di Azione Cattolica ad Alvignano, poi la bella responsabilità diocesana come vicepresidente del Settore giovani di AC e poi la guida dell’intera Associazione prima di essere chiamato altrove per lavoro. Intanto al Nord non e rimasto anonimo perché “abitare” il mondo con creatività, con passione per la vita e per il Vangelo, se ti appartiene, lo manifesti negli occhi, nella serietà degli impegni professionali e non solo.

Nei mesi scorsi, un lavoro con gli studenti del Liceo Colombo di Genova guidato dal dirigente Enrico Bado, dedicato al voto europeo, è valso a lui, alla collega Sonia Pastorino e ad un gruppo di studenti un importante riconoscimento dal Parlamento Europeo (leggi qui l’articolo pubblicato dal quotidiano Il Secolo XIX).

Ecco il racconto e l’appello delle ultime ore: andare a votare conta.

Mario Fattore – Durante gli scorsi mesi ho ripetuto più volte agli alunni del Liceo “C. Colombo” di Genova che la nostra Costituzione qualifica il voto come “diritto e dovere civico”. Vuol dire che chiunque vuole sentirsi cittadino deve esercitarlo. Il diritto di voto è strumento di democrazia: costringe le persone a pensarsi come una comunità. Solo tanti voti consapevoli uniti assumono significato. Siamo cittadini europei, ma dipende da noi sentirci tali. Nella valigia chiusa distrattamente, mi sono assicurato di aver messo la tessera elettorale. Nel viaggio in treno da Genova alla mia Alvignano, mentre mi addormenterò senza accorgermene, ripenserò al percorso scolastico di quest’anno che ha visto protagonisti un gruppo di ragazzi divenuti “ambasciatori del Parlamento Europeo”. Insieme ci siamo formati, comprendendo l’importanza di una partecipazione alla politica (anche) europea. La campagna #stavoltavoto, promossa dal Parlamento Europeo, è stata lanciata soltanto sui social proprio per coinvolgere le nuove generazioni. Così siamo arrivati preparati alla fatidica data: come si vota, cos’è il PE, che funzioni svolge, chi sono i candidati, cosa sono gli eurogruppi e quali partiti li compongono. Un voto cosciente insomma, come dovrebbe essere quello di ognuno.

L’Europa va migliorata. È necessaria un’Unione Europea ancora più forte, a cui delegare poteri sempre più rilevanti, che possa prendere decisioni che la rendano autorevole rispetto alle altre potenze mondiali, che ragioni da Europa sempre. Dimentichiamo troppo spesso le grandi conquiste dell’Europa unita, principalmente un lungo periodo di pace tra le nazioni. Ma quando qualcosa non va, è sempre “colpa dell’Europa”.
C’è una frase di Calamandrei che mi attraversa la mente prima di iniziare la lezione: “trasformare i sudditi in cittadini è miracolo che solo la scuola può compiere”. Ogni ruolo di responsabilità verso altre persone (genitore, educatore, docente, ecc…) impone credibilità. Tocca a noi adulti trasmettere ai ragazzi anche la voglia di credere nella democrazia, senza illuderli. Stavolta, nel momento in cui lascerò cadere la scheda elettorale nell’urna, penserò ai miei alunni che, emozionati, avranno compiuto lo stesso gesto. Che sia un’Europa che guardi al futuro con intelligenza e concretezza.

Il video degli alunni del Liceo Colombo di Genova

 

 

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