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Piedimonte Matese. Stabilità delle fede e cuore purificato, il messaggio del Vescovo Piazza nella festa di San Marcellino

Giornata di festa nel capoluogo matesina per la festa del Patrono. La comunità parrocchiale di Santa Maria Maggiore ha accolto per la prima volta l'Amministratore Apostolico Mons. Orazio Francesco Piazza

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Invito alla speranza quello del Vescovo Orazio Francesco Piazza nel giorno della festa di San Marcellino, patrono di Piedimonte Matese.

La celebrazione che quest’anno è ricaduta nella solennità dell’Ascensione è stata l’occasione per il Pastore di richiamare la Comunità cittadina presente all’evento ad una spinta verso l’alto, “nella Gloria” di Dio insieme al Figlio non senza i segni della nostra umanità fatta di “pressioni, amarezze, contraddizioni, delusioni”.
Ma perché questo peso non freni la possibilità di una vita di speranza, Mons. Piazza ha indicato due strade, due possibilità che aprono i cristiani ad atteggiamenti positivi: la stabilità della fede e un cuore purificato dalla cattiva coscienza.

La mattina della Festa si è aperta con il consueto appuntamento delle autorità religiose, civili e militari presso la Casa comunale; da qui il corteo accompagnato dal Concerto bandistico Schipa-D’Ascoli città di Lecce e dai cittadini, si è portato nella Basilica di Santa Maria Maggiore per la celebrazione della Messa.

Fare concreta la speranza, oltre le piaghe della vita. Condividere il Cielo, senza tradire l’umanità che ci appartiene. Il messaggio di Mons. Piazza ha chiamato in causa la responsabilità personale di ciascun credente: fede e coscienza senza mezze misure ma provocate dalla costante riflessione su se stessi attraverso le domande “in cosa credo veramente? Perché la nostra coscienza è diventata cattiva?”.
Riflessione che ha aperto i presenti sul mondo delle relazioni fraterne, dei legami familiari e delle amicizie, dentro e fuori la Chiesa ma anche nei contesti civili: “non si è buoni cittadini prima di essere buoni cristiani”.

“La Parola ci ha donato due condizioni perché il nostro cuore possa tornare umanizzante: ritrovare la squisitezza dell’umano e farsi abitare da sentimenti positivi e costruttivi”.
La prima strada suggerita è stata “quella della della stabilitas, della stabilità della fede“.

“In cosa crediamo?” ha chiesto il Pastore.
“Diciamo di credere in Dio ma in realtà crediamo in noi stessi”, mentre invece “la stabilità della nostra fede dipende dal senso dell’abbandono in Lui… Credere che è veramente Lui (Cristo, ndr) che mi consegna alla vita malgrado tutto quello che accade”.
Affetto, amore, comprensione sono le consegne, rappresentano la risposta di Gesù all’umanità troppe volte ancorata al basso, al suolo, da cui con difficoltà riesce a risollevarsi verso il Cielo sperato.
E l’esercizio di questa speranza è in “un cuore purificato dalla cattiva coscienza”, questa la seconda pista di riflessione proposta dal Vescovo.
“Perché al coscienza è diventata cattiva? Da che cosa è abitata la nostra coscienza? Abbiamo ancora ancora una coscienza ossia la consapevolezza di andare a leggere in modo critico la nostra vita? Di ritrovare il senso delle nostre scelte? Perché molto spesso tante situazioni difficili, sono il frutto della nostra coscienza che ha perso il senso della fede e la sua fondatezza” degenerando in “criteri disorientati e condizioni di vita laceranti”.

Invito da parte del Pastore ai sacerdoti e ai fedeli laici ad un esame di coscienza: “Questo significa che abbiamo il dovere morale di fronte a Dio di esaminarci perché dal lavoro che ognuno fa su se stesso correggendosi, limandosi…si è generatori si speranza: la preziosità di una pietra è legata alle tante sfaccettature che la distinguono”.

L’ultima immagine consegnata dal Vescovo alla comunità si è riassunta nell’espressione “non c’è qualità della vita senza equilibrio interiore” e richiamando San Giovanni della Croce ha ricordato la necessaria solidità della fede che scorrendo ripetutamente nel cuore dell’uomo, lo purifica  e può renderlo nuovamente trasparenza di Dio: un cuore dunque che non si abbatte, ma si rialza e con speranza guarda avanti nella vita, così come è stato per il martire San Marcellino, che ha saputo superare e guardare oltre il male dell’esperienza terrena.

Al termine della celebrazione, Don Domenico La Cerra, amministratore parrocchiale, a nome dell’’intera comunità cittadina ha espresso sentimenti di gratitudine per il Vescovo e la preghiera a Dio per il suo ministero nella Diocesi di Alife-Caiazzo; poi manifestazione di riconoscenza per le Autorità presenti e al Comitato festeggiamenti in onore di San Marcellino.

Nel pomeriggio la processione del Patrono per le strade di Piedimonte Matese e in Piazza Roma il consueto messaggio del Sindaco Luigi Di Lorenzo e la consegna delle chiavi della Città al Santo. Occasione per fare il punto sulla vita cittadina, segnata nel Matese, come altrove, dalla crisi economica e sociale ma non frenata totalmente grazie ai numerosi buoni esempi di corresponsabilità civica e religiosa.

Da qui, la processione è proseguita in Basilica, dove Mons. Orazio Francesco Piazza ha benedetto i fedeli.

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