Home Arte e Cultura Piedimonte Matese. Al Galilei va in scena “Il Sessantotto. Cinquant’anni dopo”

Piedimonte Matese. Al Galilei va in scena “Il Sessantotto. Cinquant’anni dopo”

Laboratori, studio, pittura e musica: tutto a parlare degli anni della contestazione, della libertà ritrovata, delle ideologie contestate. Il futuro si costruisce sulle esperienze del passato

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La Storia è viva. Non è un fermo immagine del passato, ma ciò che accade oggi ancorato e nutrito dai fatti di ieri.
Il ’68, anno per antonomasia di cambiamenti culturali, sociali, politici spalmato sul tempo successivo di qualche anno ancora, custodisce il fascino, la contraddizione, l’essenza e la spinta che ancora oggi alimenta e crea motivazioni in chi riassume con parole come impegno, presa di coscienza, iniziativa, protagonismo, libertà uno stile eterno, una possibilità imprescindibile su cui innestare ancora il proprio essere cittadini del mondo a pieno titolo.

Il Liceo Galilei ha lavorato su quegli anni e sul fermento che ne è scaturito con il progetto Il Sessantotto. Cinquant’anni dopo: ad occuparsene in prima persona circa 50 studenti delle classi quinte seguiti dai docenti di Storia e Filosofia, coordinati dal prof. Costantino Leuci.

Sono stati approfonditi diversi aspetti di quella stagione che, 50 anni fa, cambiava in maniera radicale tanti modi di vivere e di pensare delle giovani generazioni e non solo, in Italia e in buona parte del mondo.
I ragazzi hanno letto libri e articoli di giornali del tempo, hanno visto e analizzato film, documentari, trasmissioni televisive, fotografie e altre testimonianze dei protagonisti del movimento, e presentato la sintesi del loro lavoro pochi giorni fa nel corso dell’ultima assemblea studentesca.

Alcuni hanno commentato spezzoni di films particolarmente significativi come Fragole e sangue e Woodstock; altri alunni hanno mostrato un video–collage realizzato da loro sulla Guerra in Vietnam e ciò che ha significato per le giovani generazioni tra anni ’60 e ’70; un altro gruppo ha approfondito la figura di Pier Paolo Pasolini, voce scomoda e profetica già in quel 68, soffermandosi particolarmente su un reportage televisivo “Comizi d’amore” realizzato dal grande scrittore e regista sulla mentalità e sui costumi sessuali nell’Italia degli anni Sessanta e mettendoli a confronto con la visione odierna, raccontata attraverso videointerviste a professori, alunni e cittadini che sono state montate in una una interessante sequenza che alternava immagini, parole e volti di 50 anni fa e di oggi.
Alcuni  ancora si sono ”divertiti” a simulare un momento di un’assemblea studentesca del ’68, con infuocate discussioni ideologiche come oggi difficilmente accade e indossando anche indumenti molto in voga allora con trucco e acconciature coerenti; non è mancata, nel contesto dell’assemblea dei liceali l’analisi di opere d’arte e artisti particolarmente significativi come Warhol e Lichtenstein né il momento della musica dal vivo con una emozionante esecuzione dell’intramontabile “Blowin in the wind” di Bob Dylan.

Un modo diverso, stimolante, originale, intelligente, lontano dalla semplice lettura scolastica per approfondire un momento storico che ha cambiato il modo di vivere di puù generazioni e continua ad essere oggetto di opposte retoriche ideologiche tendenti a banalizzarlo e non farlo conoscere per ciò che ha veramente rappresentato.

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