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“È la nostra comunione la prima consolazione”, il vescovo Orazio Francesco ha celebrato il Corpus Domini ad Alife

La Diocesi di Alife-Caiazzo intorno al proprio Vescovo: fedeli e sacerdoti in Cattedrale a pregare gli uni per gli altri

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“Vorrei che quando dite Gesù Cristo abbiate gioia nel cuore”: un nome che significa speranza, “non solo come aspirazione ad una vita compiuta, ma come questa sera sperimentiamo nella bellezza della consolazione nella presenza del Signore con noi e tra noi”.
Il Corpus Domini della Diocesi di Alife-Caiazzo celebrato ieri sera in Cattedrale è stato invito alla gratitudine, alla comunione, alla gioia, alla fraternità fondate sull’Eucarestia, con riferimento esclusivo al mandato di Gesù Cristo nell’ultima cena “fate questo in memoria di me”.
Le parole del Vescovo Orazio Francesco, sono state sollecitazione crescente ad essere insieme, ad essere gli uni per gli altri, nella vita e nella preghiera: la consolazione del cuore viene da un’esperienza di reciprocità, di sostegno, come in un mosaico in cui non ci sarebbe opera d’arte se ogni tessera non sostenesse l’altra: “Cosa sarebbe anche la tessera più preziosa, la più importante, quella che costituisce l’occhio, che dà la caratteristica al mosaico (nello stile bizantino d’oro o bianca) rispetto a tutto il resto, se non avesse la compattezza di tutte le altre tessere che la sostengono? Cosa sarebbe la nostra vita se non ci fossero accanto le persone che si compattano con noi per sostenerci: nessuna funzione, nessuna presenza, nessuna qualità alta o bassa che sia può essere espressa senza la coesione e la compatezza”.

Un insieme che Mons. Piazza ha subito raccolto nell’immagine del presbiterio e del popolo di Dio uniti intorno al proprio Vescovo riconoscendo il debito di amore degli uni verso gli altri, esperienza di quel rendimento di grazie che la liturgia nella Chiesa invita a compiere. “Dico grazie al Signore per i miei sacerdoti: cosa sarebbe questo presbiterio senza di voi? Scranni vuoti… Dico a voi “grazie comunità”. Cosa sarebbe questa Cattedrale senza il popola santo di Dio? Una casa vuota. Cosa sarebbe quell’altare senza la presenza di Cristo che ci rende coesi e ci chiama a compattarci come corpo unico per vivere innanzitutto la gratitudine? Siamo troppo occupati per i nostri dispiaceri (…)  la nostra intelligenza è troppo occupata a dover rispondere alle tensioni della vita (…) Grazie perché ci siete, grazie perché ci siamo attorno a quest’altare, fratelli cari!”

In Cattedrale i fedeli delle parrocchie della Diocesi con i rispettivi sacerdoti, e i tanti alifani che li hanno accolti nella loro “casa” per la celebrazione comunitaria; ai primi posti i bambini che da poco hanno ricevuto la Prima comunione e i rappresentanti della comunità civile, il sindaco della Maria Luisa Di Tommaso e il Maresciallo Maggiore Andrea Porto.

Unità nel dolore, nella prova, nel momento della solitudine personale: richiamando l’esperienza di fede e di martirio dei discepoli dopo la Resurrezione, il Vescovo è tornato nel cenacolo, dove in quelle ultime ore della sua vita, Cristo affida al Padre i suoi “che non sono solo i sacerdoti ma è tutta la comunità vivente, la Santa Chiesa di Dio, affinché siano una cosa sola come tu sei in me ed io in te (cfr. Gv 17,21). Fratelli carissimi, è la nostra comunione la prima consolazione. Se non c’è comunione tra noi siamo dei disperati perché non possiamo contare su chi ci sta vicino”.

La centralità di Cristo, del suo messaggio, del suo mandato: una consegna che il Vescovo ha donato in modo particolare  ai sacerdoti nel duplice impegno, quello verso il popolo di Dio “non parliamo di noi, parliamo di Gesù Cristo, presentiamolo, facciamolo conoscere, facciamo gustare la bellezza della sua presenza” e poi verso i confratelli chiedendo di pregare “per colui che avete accanto”.

Parole rimbalzate  alla Comunità dei fedeli “fatelo pure voi: impariamo a pregare per gli altri,  perché quando essi trovano serenità nel cuore compattano il mosaico della propria vita”.

E in questa immagine di unità (“Non c’è speranza per chi non ha cuore e non ama”, la premessa ad ogni impegno) costruita dalla responsabilità di ciascuno, il Vescovo Orazio Francesco  ha visto il dopo, la speranza che supera la piccola famiglia dei credenti di Alife-Caiazzo e da qui si estende al il mondo: “Preghiamo il Signore ringraziando che viene tra le nostre strade. Idealmente attraverserà la nostra Chiesa locale essendo qui presenti tutti i parroci della Comunità, nel vescovo e con il Vescovo, con Cristo Signore, in cammino, perché questa coesione compatta diventi speranza per noi e per il mondo”.

Dopo la Comunione, dalla Cattedrale è partita la processione con il Ss. Sacramento che ha attraversato le strade del centro storico di Alife, passando tra le case, immagine visibile di Cristo tra la vita della gente.
Al rientro in chiesa la celebrazione si è conclusa con la benedizione eucaristica.

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