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Alife, lascia il segno la Festa della Comunità. Testimonianze, preghiera, speranza per la Città

Ha sorpreso e commosso la testimonianza di Giampietro Ghidini fondatore dell'associazione Pesciolino rosso in memoria del figlio scomparso tragicamente in un incidente

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Gianluca  De Vizio – Lo scorso weekend (14-16 giugno) la città di Alife è stata attraversata da un’onda di preghiera, di svago e soprattutto di condivisione con la festa della Comunità organizzata dalla Parrocchia Santa Maria Assunta grazie alle idee e al programma messo in piedi da Azione Cattolica, Progetto PIC e Catecumenato crismale con il patrocinio del Comune di Alife.
Una delle scelte che ha caratterizzato fortemente il programma è stata la visita agli ammalati nelle ore del mattino: visitare  coloro che sono particolarmente provati dal dolore ricevendo in cambio dai giovani un sorriso, una parola confortante, un invito a mettersi nelle braccia di Dio è stato un bel dono consegnato soprattutto agli anziani.
Il pomeriggio invece è stata grande festa per grandi e piccoli con il Goal (Grande Oratorio Alifano) dove tra balli, canti e giochi, ai giovani è toccata l’animazione di Piazza Vescovado.
Per gli adulti invece l’appuntamento importante è stata una catechesi, divisa in tre incontri, sui Dieci comandamenti tenuta dal parroco Don Pasquale Rubino.
E poichè non c’è comunità senza condivisione di tutto, la Piazza si è prestata bene per cene e pranzi condivisi.

Domenica pomeriggio tutti si sono ritrovati per un forte momento di testimonianza a cura di Gianpietro Ghidini, fondatore dell’associazione Ema Pesciolino Rosso, in ricordo del figlio Emanuele morto tragicamente nel 2013. Una storia molto toccante quella raccontata da “papà” Gianpietro, che ha lasciato tutti a bocca aperta, facendo riflettere i presenti, e soprattutto i giovani, sul valore della vita, sull’importanza di un amore che serve a scalfire la nostra esistenza. “Senza l’amore non si va da nessuna parte”, una frase risuonata più volte nel microfono che ha totalmente zittito la piazza.
Storia di soldi, di successo, di famiglia “rotte”, di droga e di dolore, di morte, quella di Giampietro, ma soprattutto storia che insegna e incita ad essere diversi nella vita, soprattutto a non rimendare i momenti di carezza e dia dialogo tra genitori e figlio; storia che ha incitato i giovani ad avere coraggio, a dire “no” senza cedere fragilmente alla tentazione del male. Al termine dell’incontro Papà Gianpietro ha salutato tutti con calorosi abbracci e firmato le copie del libro Lasciami volare che contengono la sua testimonianza. I tre giorni della festa sono terminati con una adorazione eucaristica in Cattedrale domenica sera per affidare il presente e il futuro della Comunità allifana al Signore.

Una Festa della Comunità che sicuramente avrà lasciato il segno nelle tante persone che vivono da protaginiste l’esperienza parrocchiale ma soprattutto nelle tante persone che continuamente si interrogano sulla propria fede.
Un invito è venuto perciò dai giovani di questa Parrocchia: sperimentare la vera gioia che, come sempre, nasce dall’amore per il prossimo e per i fratelli.

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