Napoli non tradisce. Napoli non si smentisce. E spalanca ancora una volta le braccia al mondo, “conquistandolo” nella notte del San Paolo, così come ha commentato qualche importante quotidiano. Mercoledì 3 luglio l’arena calcistica di Fuorigrotta, rinnovata dopo 29 anni dall’ultimo restyling (Campionati Mondiali di Calcio del 1990) ha ospitato la cerimonia di apertura della trentesima edizione della Universiade estiva: 6mila atleti a rappresentare 124 Paesi, dislocati negli oltre 50 impianti sportivi della Campania, molti di questi completamente rinnovati in vista dell’intervento internazionale.
“L’Universiade passa, lo sport resta”, il messaggio del governatore Vincenzo De Luca, in apertura dei giochi è stato un chiaro invito alla continuità, non solo delle attività promosse e vivacizzate intorno al grande evento (sportive, commerciali o turistiche), ma soprattutto dello spirito di collaborazione, rispetto, operosità e sviluppo che si è generato. Intervento fischiato, poi promosso dagli applausi che hanno dato il lasciapassare al messaggio universale del Presidente della Regione, che nella serata di apertura ha consegnato al mondo una Napoli bella da vedere e da vivere; lo ha detto, lo ha dimostrato.
“Nella certezza che questo grande evento sportivo contribuirà a rafforzare i legami di amicizia tra i popoli del Mondo, dichiaro aperta la trentesima edizione dell’Universiade estiva di Napoli 2019.” (Sergio Mattarella, Presidente della Repubblica italiana)
Cerimonia affidata all’ingengno scenografico di Marco Balich, già autore di effetti speciali nei più grandi eventi internazionali (20 ceriminie olimpiche e l’evento di aperura dell’Expo di Milano) alla presenza del presidente della repubblica Sergio Mattatella. Ai posti d’onore Oleg Matytsin, presidente della Fisu (Federazione Internazionale Sport Universitari), il vicepremier Luigi Di Maio, il presidente della Camera Roberto Fico, il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei Ministri Giancarlo Giorgetti e il presidente del CONI, Giovanni Malagò, il cardinale di Napoli Crescenzio Sepe.
Non sono mancati i membri autorevoli del team della Regione che hanno curato la macchina organizzativa dell’Universiade, i consiglieri e gli assessori regionali.
Napoli si è fatta sentire negli applausi e in qualche vena di protesta (notati da tutti, anche nel collegamento televisivo, i fischi oltre che a De Luca, anche al sindaco Luigi De Magistris), perché la città, o meglio il popolo di questa città tiene alta la testa, e con lo stesso onore con cui si è aperta all’accoglienza di questi lunghi 15 giorni, si è fatta carico dei disagi derivati da qualche défaillance nel piano traffico ed efficienza dei servizi, così come quotidianamente si fa carico di ciò che non va, di ciò che la Politica – secondo alcuni – non è in grado di intercettare rispetto ai bisogni. Riflessione superflua, oggi, nel pieno della manifestazione sportiva, ma comunque necessaria.
Il popolo partenopeo, e con esso i tanti campani in festa sugli spalti, hanno applaudito le delegazioni sportive che hanno sfilato nella metà campo riservata alla festa, sulla pista da corsa completamente rifatta per l’occasione. Calore e familiarità, cori e slogan diversi riconoscendo per ciascuna Nazione presente quella dose di premura o sollecitazione specifica, rivelando l’atteggiamento esclusivo di chi sa comprendere l’altro, di chi sa riservare allo straniero sempre la migliore accoglienza, qualunque sia il contesto dell’incontro.
Calore e passione negli applausi dedicati ai Paesi latini (festa speciale alla delegazione dell’Argentina, in nome di Maradona); premura nei confronti dei Paesi dell’Est Europa; incitazione agli atleti di Messico, Palestina, Korea del Sud, segno di un popolo attento che conosce e sa, alla solita maniera di Napoli, come prenderla ogni storia, e per ogni situazione diversa offrire la soluzione e la giusta presenza.
Sportività anche nei fischi riservati alle delegazioni francese e tedesca, in memoria di antiche e mai sopite competizioni, poi ricoperti di applausi crescenti come a dire “è acqua passata…”, perché a Napoli è così. Poi il consenso fraterno alle squadre con un solo sportivo a rappresentare un’intera Nazione.
Grande Napoli. Grazie Napoli.
Grazie per il cuore donato a Bebe Vio, campionessa paralmpica di scherma che ha portato il tricolore issato dai Corazzieri; grazie per la stima al capitano Lorenzo Insigne, che ha calciato il fuoco verso il grande braciere-torcia olimpica; grazie per la riconoscenza agli sportivi e ai ricercatori universitari italiani che hanno fatto sfilare la bandiera dell’Universiade.
Città di diversi e di uniti che si è riconosciuta nella grande “U”, logo di questa gara, iniziale della parola Universiade, ma immagine simbolica del golfo di Napoli che abbraccia tutto. Città dal cuore sano che in questi giorni ha fatto la gioia di turisti, sportivi e soprattutto le centinaia di giovani impegnati nei servizi di accoglienza e nella cura degli eventi: esperienza professionale e lavorativa per i tanti universitari campani coinvolti a vario titolo nella manifestazione, non senza il dovuto compenso, perché tutto, nei dettagli, è stato regolamentato da accurato standard professionali.
Prova di coraggio tutta campana, riuscita a pieno titolo.