Un racconto bello. Sembra il susseguirsi di vecchie pellicole in cui il bianco e nero e poi un colore artefatto si affianca alla Storia e ai ricordi.
Con questo testo, nella rubrica Matese tra moderno e contemporaneo ci apriamo ad uno spaccato che dice la qualità di un servizio “in uso” al territorio, ed inevitabilmente genera il confronto amaro con quello che oggi non è cresciuto, è venuto a mancare, impoverendo il territorio non solo di “mezzi” ma anche di cultura. Perchè quella dei viaggi, qui narrati, era anche cultura.
di Giovanni Giuseppe Caracciolo
I trasporti nell’Alto Casertano in età moderna e contemporanea
Fin dal 1700 i duchi Gaetani di Laurenzana, signori di Piedimonte d’Alife e dintorni, avevano istituito un servizio di diligenze che collegava il capoluogo del Matese con Napoli. Tutte le diligenze erano dotate di un tiro a sei cavalli, o ad otto in caso di strada infangata a causa delle piogge. Sulle diligenze c’erano pure dei valletti vestiti elegantemente, i lacchè. I duchi di Laurenzana, ai carri che non fossero di loro proprietà imponevano, per il superamento del fiume Volturno tramite la scafa, varie gabelle in base alla tipologia delle merci trasportate.
I cavalli ed i passeggeri si ristoravano alle stazioni di posta dove c’erano osti, maniscalchi, stallieri e cavalli riposati, pronti per la sostituzione del tiro. Tra tutte le stazioni era famosa Triflisco, dove i carrettieri portavano i cavalli a bere nella convinzione che quell’acqua sorgiva avesse proprietà rigenerative sul tessuto osseo e combattesse la stanchezza. Nei giorni di mercato il servizio di trasporto era assicurato per via dei cosiddetti «sciaraballi», dal francese «char-à-bancs», sorta di carri con panche, dove i passeggeri, che potevano permettersi il viaggio, si trovavano seduti faccia a faccia. Per un maggiore comfort, d’estate sui carri era steso un velo per proteggersi dal sole.
Per trasportare le merci a Capua ed a Napoli il cotonificio di Piedimonte poteva contare su dei carri chiusi, trainati da robusti cavalli. Anche Dragoni, per l’intraprendenza del cavaliere Andrea Palmieri, nell’ Ottocento ed ai primi del Novecento godeva di un servizio di diligenze e carri.
Il trasporto fu rivoluzionato con l’istituzione della ferrovia Piedimonte d’Alife-Napoli, attiva dal 1914. In un primo tempo i carrettieri ed i titolari delle ditte di trasporto inveivano contro il treno dicendo che era una invenzione demoniaca e che il fumo che spargeva faceva venire gravissime malattie. Ci furono anche lanci di pietre e sabotaggi contro locomotive e carrozze. Poi si giunse ad una convivenza pacifica o, come diremmo ora, ad uno scambio intermodale.
Restava scoperto l’ attuale Alto Casertano. In verità nel 1840 era in progetto la costruzione di un asse ferroviario Amorosi-Piedimonte-Presenzano, che doveva passare per Ailano. Era il progetto, purtroppo non attuato, della «Ferrovia degli Abruzzi», portato avanti dal barone Giuseppe De Riseis. Così agli inizi del Novecento, nell’Alto Casertano si pensò di ovviare alla difficoltà degli spostamenti e trasporti mediante l’istituzione di regolari autolinee, dotate di pullman acquistati dalle varie case automobilistiche di allora, FIAT, Officine Meccaniche, Società Piemontese Automobili, Citroën, Ceirano, Lancia.
La Ditta Manisco-De Benedictis, a Fontegreca
Proprio un piccolo autobus, il Citroën B2, fu uno dei primi in assoluto ad effettuare i collegamenti nell’area dell’Alto Casertano. Infatti, dal 1922 fu il cavallo di battaglia della Ditta Manisco-De Benedictis, di Fontegreca. Una delle prime tratte coperte dalla Ditta Manisco-De Benedictis era Venafro-Piedimonte d’ Alife-Napoli. Nel secondo Dopoguerra furono usati anche dei mezzi acquistati dall’esercito statunitense. La signora Itala Manisco (più volte sindaco di Fontegreca, nella foto a destra, ndr) insieme al marito, il cavalier Giuseppe De Benedictis, proseguirono la loro attività fino agli anni sessanta del Novecento, collegando Ailano, Valle Agricola, Letino a Piedimonte e a Napoli. Altri pullman della Ditta Manisco- De Benedictis erano le Officine Meccaniche Taurus e i FIAT 626.
Mobilità a Piedimonte ed Alife dagli anni Dieci ai giorni nostri
Le altre ditte del Matese, tra Anni Dieci e Trenta, nacquero ad opera di Peppino Ferrazza , Enrico Fortuna e Giosuè Di Franco.
Il Cavalier Enrico Fortuna negli anni trenta del Novecento garantì le linee Piedimonte-Telese-Benevento con autobus dell’Alfa Romeo. Il secondo conflitto mondiale sconvolse i trasporti nel Matese. La Ferrovia Napoli- Piedimonte fu resa inservibile, nell’ottobre 1943, dai genieri dell’esercito tedesco, che minarono i binari ed il ponte Margherita, tra Alife e Dragoni. Nello stesso torno di tempo i tedeschi, prima di minare il cotonificio di Piedimonte, sequestrarono gli autobus della Ditta Fortuna per usarli come mezzi di trasporto verso la Linea Gustav.
Giunta la V Armata dell’ esercito statunitense, comandata dal generale Mark Clark, gli Alleati organizzarono un rudimentale servizio, durato circa dieci anni, con camionette e camion militari, per favorire gli spostamenti della popolazione. Famoso era il camion medio Dodge VK, che veniva adattato per il trasporto di persone ponendo delle panche nel cassone. Anche il servizio sostitutivo della Ferrovia Alifana si avvalse di un Dodge VK dei Fratelli Liscio.
Dopo la Seconda Guerra Mondiale
La rinascita postbellica delle autolinee locali avvenne anche grazie alla possibilità di acquistare dei residuati bellici dell’esercito americano nei campi «ARAR (Azienda Rilievo Alienazione residuati)». Con prezzi vantaggiosissimi, tra il 1945 ed il 1950 si potevano acquistare camion Dodge, Chevrolet, General Motors Company, ambulanze, ma anche veicoli dell’esercito tedesco, come Mercedes e Deutz, abbandonati durante la ritirata.
La Ditta Peppino e Michele Ferrazza
Già nel 1918 Peppino Ferrazza iniziò i collegamenti Caianello-Piedimonte-Telese con un autobus FIAT 18 BL. Con la scomparsa di Peppino, suo figlio Michele nel 1948 riorganizzò la ditta con l’acquisizione della linea Isernia-Capriati al Volturno-Caserta-Napoli. Furono acquistati un pullman Bianchi Mediolanum Civis e un FIAT 626, a nafta.
La Ditta Roberto Ferrazza
Roberto Ferrazza, fratello di Peppino, dopo innumerevoli esperienze nel campo dei trasporti, esordì nel 1934 con la linea Piedimonte-San Gregorio d’Alife, adoperando un Officine Meccaniche C 30, di quindici posti, e un FIAT 509 F, da dieci posti. Nel 1954 Roberto acquistò un Officine Meccaniche Leoncino per il collegamento Piedimonte-San Gregorio. Un altro Officine Meccaniche Leoncino, con la livrea turistica rossa, fu usato per la linea Gran Turismo Napoli-Miralago.
La Ditta Di Franco, in Alife
La Ditta Di Franco, di Alife, fondata da Giosuè e ingrandita dal figlio Vincenzo, dal 1943 fu concessionaria della linea Raviscanina-Napoli. Nel parco macchine annoverava un pullman Officine Meccaniche Taurus, un FIAT 626, un FIAT 680, un FIAT 306, il prestigioso «Officine Meccaniche Super Orione» ed infine alcuni autobus FIAT 370.
La faticosa rinascita della Ferrovia Alifana
Non potendo, a causa del retaggio bellico, utilizzare il treno, la Ferrovia Alifana affidò dal 1950 al 1963 alla Ditta Pannella il collegamento Piedimonte-Napoli. C’era un autobus della Macchi-Bussing, di Varese, con rimorchio equipaggiato. L’autobus aveva un motore Alfa Romeo. Nel 1963, col ritorno del treno a Piedimonte, la rinnovata Ferrovia Alifana volle dotarsi di autobus per integrare i servizi, affidandoli a noleggio alle Ditte Ferrazza e Di Franco. Così furono acquistati, nuovi di fabbrica, gli autobus FIAT 306 e 309.
Le Tranvie Provinciali di Napoli
Nel 1970 le «TPN, Tranvie Provinciali di Napoli» assorbirono tutte le linee regionali, anche ferroviarie, determinando la scomparsa delle ditte storiche. Le TPN divennero un gigante, con 4500 dipendenti! Dovevano gestire una rete di trasporti pari a circa 4000 chilometri. Popolare emblema ne era il celebre autobus FIAT 306/3 con carrozzeria Menarini SDM (Sintesi del meglio). Molti lavoratori delle ditte Ferrazza e Di Franco furono assunti dalle TPN. Infatti, divenendo parte delle TPN anche la Ferrovia Alifana, decadde la convenzione tra quest’ultima e le ditte Ferrazza e Di Franco.
Attualmente
Tutte le ditte storiche, eccetto la Di Franco, riacquisirono le loro linee solamente agli inizi degli anni Novanta del Novecento, dopo venti anni di battaglie legali. La Ditta Di Franco cedette le proprie concessioni all’ATC (Azienda Trasporti Campani), ora inglobata nella società CLP Sviluppo Industriale. Al momento sulle strade della Regione Campania si possono nuovamente ammirare i loghi AF (Angelo Ferrazza) ed Eredi Roberto Ferrazza. Dalle TPN-CTP proveniva l’ACMS (Azienda Casertana Mobilità e Servizi), che nell’aprile 2012 è fallita. Ora le sue linee, con circa 140 dipendenti, sono state affidate alla già menzionata CLP Sviluppo Industriale. Il marchio CLP è un acronimo delle iniziali dei fondatori dell’azienda, Carlo, Luigi e Pasquale Esposito.
La Ditta CLP, i due gruppi Ferrazza e l’ATC servono ogni giorno, e capillarmente, tutti i paesi del Matese.
Davvero un ottimo lavoro . Preliminare ad una ricerca storica finalizzata ad una pubblicazione . Complimenti
Grazie per il notevole contributo culturale alla memoria storica. Lavoro fatto con passione e precisione. Tanti tanti complimenti
Ottimo articolo, che ricostruisce la storia dei trasporti pubblici nel Matese. Complimenti vivissimi Dott. Caracciolo.