Noemi, 25 anni, una laeurea in Filologia moderna e un Master in corso.
Vive a Piedimonte Matese ma risiede spesso a Roma per motivi di studio.
Collaboratrice della nostra testata, penna attenta e immediata anche per dire l’immenso Camilleri.
Di lei, cogliamo questa lettura affettuosa nei confronti del Maestro deceduto ieri, ma anche la provocazione con dedica all’Italia ispirata proprio da Andrea Camilleri, suo “compagno” di studi, nelle settimane scorse, presso la Biblioteca comunale di Piedimonte Matese. Ecco come…
di Noemi Riccitelli
Quando ho iniziato ad andare in biblioteca qualche settimana fa, aggirandomi nella sala per cercare un posto, ho deciso di sedermi vicino allo scaffale dove si trovano i libri di Andrea Camilleri.
Era ancora ricoverato in ospedale e ho pensato che quello fosse un modo tutto mio e particolare per sapere che, come quei suoi libri impilati, anche se un po’ rovinati e sgualciti, continuasse ad essere solido, imperterrito. Insomma, mi dicevo, “ce la farà”. Non è stato così, che tristezza.
Tuttavia, secondo me è triste allo stesso modo che in molti titoli e riflessioni sull’accaduto di oggi, si legga “Maestro avevamo ancora bisogno di lei in questi tempi bui”.
Indubbiamente Camilleri è stato uno dei più brillanti esempi di impegno morale e civile, oltre che abile e moderno narratore, che abbiamo avuto, ma dopo 93 anni di vita da lui avremmo dovuto apprendere il “come” e “perché” riflettere e agire in un certo modo, non aspettare e “pretendere”, in un certo senso, ancora da lui.
Sebbene fino a qualche mese fa fosse ancora attivo nel dibattito politico contemporaneo, non avrebbe potuto sostenere concretamente le cause del nostro presente e futuro.
Mi viene in mente un passaggio del romanzo Sostiene Pereira di Tabucchi:”(…) lo cerchi, dottor Pereira, lui è giovane, è il futuro, lei ha bisogno di frequentare un giovane, (…) la smetta di frequentare il passato, cerchi di frequentare il futuro. Che bella espressione, disse Pereira, frequentare il futuro, che bella espressione, non mi sarebbe mai venuta in mente.”
Insomma, forse sarebbe contento anche Camilleri se pur tenendolo con noi, nelle biblioteche, in testa, cominciassimo ad assumerci le nostre responsabilità e a “frequentare il futuro”.