Si terrà mercoledì 31 luglio, alle 20.00, presso il chiostro di San Domenico a Piedimonte Matese, la presentazione di L’uomo e la barca con gli occhi, opera del più ampio progetto “Homo Viator”, il poeta visionario, presentato in chiave pittorica e teatrale, e basato sulle opere di Ciro Palumbo (pittore e poeta) e PierGiuseppe Francione (attore e regista), autore del libro che ha ispirato lo spettacolo teatrale.
L’evento s’inserisce nella kermesse “Mezzanotte Bianca”, che regalerà agli ospiti esibizioni di artisti di strada, musica, food, fantasie di luci e enogastronomia per le strade di Piedimonte Matese, e sarà in grado di coinvolgere i presenti in un viaggio suggestivo che si articola attraverso un dialogo tra un cavaliere errante naufragato, immerso in un viaggio interiore complicato da domande che non trovano risposta. Sarà la “barca” a riportare il cavaliere sulla giusta via. Scrittura, pittura e rappresentazione teatrale si fondono, guidando gli ospiti verso interrogativi che diventano attuali, quali “incertezza di un approdo, sulla ragione dell’esodo, sull’eventualità di un naufragio”. L’Homo Viator è il protagonista delle tele create da Ciro Palumbo, in cui si concentrano gli aspetti poetico, visionario e oracolare.
Nel corso della serata si ascolterà la voce degli attori Renato Carpentieri e Antonia Esposito, accompagnate dai motivi musicali di Antonello Aloise, e interverrà Roberto Perrotti, psicoanalista e scrittore, direttore artistico del “Festival dell’Erranza“, che ha redatto la prefazione del libro di Francione. Dopo Milano e Roma, il “viaggio del poeta visionario” raggiunge anche il capoluogo matesino, pronto a sconvolgere e suscitare i perché, tanto dolci quanto angustianti, che abitano l’animo umano.
Dalla Prefazione al libro di Roberto Perrotti – La poetica del naufragio
“Capiremo, in un momento della nostra esistenza, se siamo nomadi o sedentari, mostrando senza riserva il nostro amore per la strada e gli spostamenti o, al contrario, per la tana e le radici. Dichiareremo così il nostro essere al mondo, dando nuova voce al racconto mitologico che genera il pastore e il contadino, il nomade e il sedentario, il cosmopolita e lo stanziale”. È il libro della Genesi a farci incontrare “Caino e Abele, per l’esattezza un contadino e un pastore, un radicato e un viandante: il primo manifesta la mineralizzazione degli elementi e il secondo la loro fluidità”. Segni di questa “ontologia germinativa” si riscontrano nelle opere di Ciro Palumbo, tra le quali colpisce l’immagine di un convoglio ferroviario che erompe dal costato di un uomo”. Il gioco di luci e ombre che appartiene all’esistenza umana è leit motiv anche della poetica di PierGiuseppe Francione, il quale nel suo testo teatrale s’interroga incessantemente sull’incertezza di un approdo, sulla ragione dell’esodo, sull’eventualità di un naufragio”, che hanno come epilogo la certezza che “l’onda in fondo siamo noi stessi”.
Le immagini ritraggono alcune opere di Ciro Palumbo