Home Attualità Il Matese e i suoi borghi spopolati. La speranza parte “da dentro”

Il Matese e i suoi borghi spopolati. La speranza parte “da dentro”

Studenti e scrittori "riprendono in mano" il patrimonio delle aree interne oggi segnate dal fenomeno dello spopolamento per farne oggetto di nuova valorizzazione: il caso di Gallo Matese e Valle Agricola

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Gli alunni della VL del Liceo Linguistico “Galilei” sul lago di Gallo Matese

La patria, probabilmente, è come la famiglia, se ne sente il suo valore solo quando la si perde“. C’è un velo di nostalgia, neppure tanto nascosto, in queste parole dello scrittore francese dell”800 Gustave Flaubert, una temperie letteraria cui le menti più giovani forse fanno fatica ad avvicinarsi. Per i sentimenti, però, non esiste tempo, soprattutto quando si tratta di quello che scaturisce dal venir meno del legame con la terra che ci ha visto nascere, crescere e sperare, e ancora di più se quella terra è inscritta nei solitari mattoni di una borgata. Per un giovane in cerca di futuro e gratificazioni personali l’idea di approdare in un Paese che può dargli di più è foriera di entusiasmo e curiosità, in special modo all’inizio della sua nuova avventura.

Il fenomeno dello spopolamento dei piccoli centri della nostra bella Italia sembra non arrestarsi e, aggiungiamo, “purtroppo” è così! Accade, anzi, sta accadendo: sono in aumento le persone, principalmente giovani, che decidono di trasferirsi in città o nazioni estere. A fronte di un modo di pensare “utilitaristico”, improntato sul calcolo delle opportunità che un luogo può garantire al singolo o alla famiglia e che spinge, oggi forse molto più di ieri, a scegliere altre mete, vi è un tessuto culturale solido, fatto di tradizioni autentiche, opere architettoniche e artistiche il più delle volte sconosciute, stilemi dialettali che incarnano le disparate anime della Lingua nazionale. Come evitare che tutto questo diventi anonimo? Ri-educandoci alla scoperta.

Chi lo dice che viaggiare vuol dire solo mirare a sponde altre?
Si può viaggiare anche rimanendo nei confini del proprio paese, un viaggio centripeto, volto a soffermarsi su quegli scorci prima ignorati, magari per semplice superficialità. In questo senso, vanno lette, per esempio, le iniziative promosse da associazioni o enti che fanno del recupero dei piccoli centri altocasertani e matesini il leit motiv della propria mission. Penso agli esperti educatori e guide dell’associazione Love Matese, i quali, tra le innumerevoli attività, hanno avviato un progetto con gli studenti, coinvolgendo scuole di ogni ordine e grado in base al programma di Scuola Viva, articolato in percorsi teorici ed esperienziali, finalizzati a gettare luce sulle “Gost Towns del Matese”. Di recente, l’Associazione matesina ha coinvolto gli alunni della VL del Liceo Linguistico “Galilei” di Piedimonte Matese, guidato da Bernarda De Girolamo, nella “esplorazione” di Gallo Matese e Valle Agricola, scelti come esempi di paesi spopolati, abbandonati sempre più da giovani e famiglie, progetto realizzato grazie al supporto del prof. Massimo Ciaramello che ha fatto da tutor ai ragazzi.

Nello stesso contesto va inserito il concorso “Un paese ci vuole”, una manifestazione quest’anno alla seconda stagione, organizzata grazie alla sinergia tra Amministrazione, Pro Loco e l’associazione RiscopriaAmo ValleParco del Matese, che vede protagonista il comune di Valle Agricola, presentata la scorsa estate in una nuova veste. Il tutto in una kermesse scandita da approfondimenti e dialoghi, spettacoli folkloristici, musicali e d’intrattenimento per ogni età, allo scopo di mettere in risalto le bellezze valligiane.

I borghi d’Italia sono crogioli di valori, storie di popoli, abitudini alimentari, modi di vivere, attraverso cui è possibile ricostruire l’antropologia e la filosofia delle genti che ci hanno preceduto, di un passato che risuona forte nel nostro presente. Una singolare lettura della potenza espressiva dei cosiddetti “borghi fantasma” è rappresentata dal libro di Mauro Daltin La teoria dei paesi vuoti. Viaggio tra i borghi abbandonati (Ediciclo Editore). Quella di Daltin, editor e curatore di corsi di scrittura creativa inerenti al tema del viaggio, è un’analisi originale della vacuità che riecheggia soprattutto nell’Italia centro-meridionale, ma anche in alcune zone della Spagna, del Giappone, e non solo. Il viaggio di Daltin muove, a sua volta, dall’opera di Pierre Loti, L’isola di Pasqua. Diario di un allievo ufficiale della Flore, descrizione della desolata isola di Rapa Nui scoperta nel 1722 e riscoperta dal valoroso James Cook cinquant’anni dopo. Quali le sensazioni che si provano dinanzi a queste “terre di nessuno”? Di certo lo sconforto, nell’essere spettatori di “presenze” di vita assenti; ma tuttavia non manca la meraviglia che cattura la mente e lo sguardo al cospetto delle innumerevoli tracce della Bellezza che ogni angolo di Terra, anche il più piccolo, può raccontare.

 

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